Bernardo Provenzano, insieme a Totó Riina e Luciano Liggio, ha
rappresentato la mafia più feroce di Corleone e della Sicilia. La mafia che
prima ha represso nel sangue il movimento contadino, macchiandosi
dell'assassinio di capi lega come Placido Rizzotto, Epifanio Li Puma e Calogero
Cangelosi, e che poi ha conquistato la città di Palermo con le stragi. Oggi,
per fortuna, i cittadini hanno nel cuore e considerano eroi della Sicilia Rizzotto,
Falcone e Borsellino, mentre definiscono feroci criminali personaggi come
Provenzano.
È un fatto significativo, perché significa che la Sicilia e
l'Italia la battaglia culturale contro la mafia l'hanno vinta.
È giusto sottolineare che criminali come Provenzano sono stati
arrestati, processati e condannati al carcere a vita col regime del 41 bis,
grazie alla legge La Torre. Pio la Torre è un siciliano di cui la Sicilia va
orgogliosa, espressione di quel movimento sindacale dei lavoratori della terra,
dai quali ha imparato a combattere efficacemente la mafia.
Oggi giustamente il questore di Palermo ha vietato i funerali di
Provenzano, mentre ancora ricordiamo la solennità dei funerali di stato per
Placido Rizzotto.
Con la morte di Provenzano, purtroppo, non è morta la mafia. Anzi
essa è ancora forte e va combattuta con decisione in particolare modo nei suoi
rapporti con la politica sia a livello statale che degli enti locali, diversi
dei quali sembrano permeabili alle infiltrazioni mafiose.
Dino Paternostro
Resp. Dip. Legalità Cgil Palermo
Resp. Dip. Legalità Cgil Palermo
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