Corrado Lorefice (a sx), Michele Pennisi (a dx) |
CRONACA – La salma del boss è stata consegnata
alla famiglia, sarà cremata a Milano. L'autopsia avrebbe confermato che la
morte è stata causata dalla malattia che da tempo aveva colpito il capo mafia,
che sarebbe entrato in coma lo scorso venerdì. Il vescovo di Monreale: «La
cittadina si sentirà più libera adesso». L'arcivescovo di Palermo: «La scelta di impedire i funerali pubblici per Provenzano va rispettata»
«Il
cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e
ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si
può negare a nessuno e non può essere proibita dal
questore». Sull'ultimo saluto al boss Bernardo Provenzano intervengono l'arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, e l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice.
La
salma oggi è tornata a disposizione della famiglia dopo essere stata sottoposta
ad autopsia, eseguita stamani all'Istituto
di medicina legale di Milano. L'esame avrebbe confermato che il boss
di Cosa Nostra è morto per cause naturali, a seguito del
decorso della malattia che lo aveva colpito ormai da tempo.
Nei prossimi giorni
il medico legale depositerà al pubblico ministero Alessandro Gobbis la
relazione conclusiva sugli esami autoptici, a cui non ha partecipato nessun
consulente della famiglia. Provenzano sarebbe entrato in coma
irreversibile venerdì, a causa di infezione polmonare. I familiari hanno
chiesto e ottenuto l'autorizzazione alla cremazione che avverrà a Milano.
Adesso
quindi il corpo tornerà a Corleone, dove si terrà una cerimonia in forma
privata.
«Il divieto dei funerali pubblici è un modo per evitare l'esaltazione del
defunto - sottolinea l'arcivescovo Pennisi - perché in questi casi le
esequie spesso si trasformano in una messinscena finalizzata o a celebrare o a,
al contrario, a demonizzare. In entrambi i casi non c'è nessuna valenza
religiosa, casomai solo sociale. La città di Corleone si sentirà più
libera - aggiunge - la morte di Provenzano sarà un ostacolo in meno. A Corleone ci sono
mafiosi ma anche tanti cittadini onesti che non meritano di essere marchiati
come mafiosi e si sentiranno più liberi. Il vento sta cambiando, a Corleone
grazie a Dio e in Sicilia». A proposito della possibilità del perdono
cristiano, secondo Pennisi «Provenzano ha subito la giustizia umana. Non so -
continua - se in punto di morte o se prima, durante la detenzione, si sia
confessato o si sia pentito davanti a Dio. In punto di morte tutti i peccati
possono essere perdonati dal confessore. Nell'anno della misericordia
tutti i sacerdoti possono assolvere dalla scomunica che non è una condanna
all'inferno, ma una censura ecclesiastica: un modo per dire "stai
attento"».
Simili
le parole dell'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. «È chiaro: non
possiamo che esprimere assolutamente una condanna, ma il giudizio spetta a
Dio.
La scelta di impedire i funerali pubblici per Provenzano va rispettata. Non posso
che dire questo, per la mia sensibilità e per il mio compito di pastore, ma
l'ultima parola spetta a Dio. Gli uomini fanno delle scelte e delle scelte
sono state fatte, ma il giudizio spetta a Dio - continua - ed è un giudizio che
resta avvolto da un mistero che non possiamo che rispettare». L'arcivescovo
quindi aggiunge: «Oggi arriva un messaggio chiaro: costruire il bene della
città significa partire dalla legalità e da un cuore integro. A noi uomini deve
essere chiara la condanna di tutto quello che non permette l'espressione della
dignità e della verità e che ogni potere subdolo, qualunque esso sia, in questo
caso la mafia, che è sempre un attentato alla libertà degli uomini, è un
attentato alla convivenza degli uomini nella libertà e nel bene».
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