Giuseppe Pignatone |
Il procuratore alla stampa: "Dare atto di
sforzi che si compiono"
Roma, 26 lug. (askanews) - "Quando, dopo un sequestro, una azienda sequestrata ricomincia a lavorare non è uno scandalo perché tutto non continua come prima quando dietro la cassa c'è un mafioso. E' bensì un esempio virtuoso di una società e di uno stato che funziona e che rimette in moto delle realtà produttive evitando licenziamenti e perdite di ricchezza complessiva". Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, presentando un protocollo d'intesa con istituzioni ed associazioni per la gestione dei beni sottratti al malaffare. L'accordo coinvolge molti attori.
Accanto al magistrato siedono il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ed il sindaco di Roma Virginia Raggi, ma anche i rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di categoria. Ai giornalisti presenti Pignatone spiega: "Cerchiamo di dare atto allo sforzo di tante realtà che provano in ogni maniera a far funzionare queste cose, quando una settimana dopo un'azienda sequestrata ricomincia a lavorare è un simbolo di stato che funziona, perché non è più in mano a chi delinque, bensì a persone oneste, ed in più così facendo si riesce a mantenere i posti di lavoro".
Il documento, già sottoscritto 2 anni fa da un numero ristretto di soggetti, è stato oggi allargato alle 18 organizzazioni che collaborano insieme. Oltre alla Regione Lazio ed a Roma Capitale tra i firmatari figurano anche il Tribunale, la Procura, e la Corte D'Appello di Roma; la Camera di Commercio di Roma; Unindustria; Confcommercio di Roma; Associazione Bancaria Italiana; CGIL, CISL, UIL; Federlazio; CNA; Coldiretti Lazio; Associazione Libera; e Legacoop.
E poi "la necessità di questa cogestione con tanti soggetti deriva dal fatto che il tribunale di Roma, in questo momento, gestisce un patrimonio enorme. Siamo sui 1100 immobili in sequestro e 300 aziende attive sul mercato. Un patrimonio di un miliardo e mezzo circa - ha affermato il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni - La nostra prima preoccupazione è quella di mantenere tutte le aziende che sequestriamo attive, mantenendo i posti di lavoro e le attività commerciali. L'altro scopo è quello di assegnare gli immobili, se liberi, e destinarli ai comuni in cui si trovano per uso pubblico".
Roma, 26 lug. (askanews) - "Quando, dopo un sequestro, una azienda sequestrata ricomincia a lavorare non è uno scandalo perché tutto non continua come prima quando dietro la cassa c'è un mafioso. E' bensì un esempio virtuoso di una società e di uno stato che funziona e che rimette in moto delle realtà produttive evitando licenziamenti e perdite di ricchezza complessiva". Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, presentando un protocollo d'intesa con istituzioni ed associazioni per la gestione dei beni sottratti al malaffare. L'accordo coinvolge molti attori.
Accanto al magistrato siedono il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ed il sindaco di Roma Virginia Raggi, ma anche i rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di categoria. Ai giornalisti presenti Pignatone spiega: "Cerchiamo di dare atto allo sforzo di tante realtà che provano in ogni maniera a far funzionare queste cose, quando una settimana dopo un'azienda sequestrata ricomincia a lavorare è un simbolo di stato che funziona, perché non è più in mano a chi delinque, bensì a persone oneste, ed in più così facendo si riesce a mantenere i posti di lavoro".
Il documento, già sottoscritto 2 anni fa da un numero ristretto di soggetti, è stato oggi allargato alle 18 organizzazioni che collaborano insieme. Oltre alla Regione Lazio ed a Roma Capitale tra i firmatari figurano anche il Tribunale, la Procura, e la Corte D'Appello di Roma; la Camera di Commercio di Roma; Unindustria; Confcommercio di Roma; Associazione Bancaria Italiana; CGIL, CISL, UIL; Federlazio; CNA; Coldiretti Lazio; Associazione Libera; e Legacoop.
E poi "la necessità di questa cogestione con tanti soggetti deriva dal fatto che il tribunale di Roma, in questo momento, gestisce un patrimonio enorme. Siamo sui 1100 immobili in sequestro e 300 aziende attive sul mercato. Un patrimonio di un miliardo e mezzo circa - ha affermato il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni - La nostra prima preoccupazione è quella di mantenere tutte le aziende che sequestriamo attive, mantenendo i posti di lavoro e le attività commerciali. L'altro scopo è quello di assegnare gli immobili, se liberi, e destinarli ai comuni in cui si trovano per uso pubblico".
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