venerdì, luglio 29, 2016
First CISL, Fabi, Fisac CGIL, UGL Credito e Uilca UIL: "Tutelare l'occupazione e la professionalità dei lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia"
Si è
svolto ieri 27 Luglio 2016 l’incontro tra le rappresentanze sindacali aziendali
e le segreterie territoriali di First CISL, Fabi, Fisac CGIL, UGL Credito e
Uilca UIL e il liquidatore di Sviluppo Italia Sicilia Avv. Vincenti. Questi
nel corso dell’incontro ha comunicato ai sindacati l’immediato avvio della
procedura di licenziamento collettivo
per i 75 lavoratori che operano nelle due sedi di Palermo e Catania.
Oggi
i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia che negli anni tanto hanno fatto per lo
sviluppo in questa nostra terra, che non percepiscono lo stipendio da 14 mensilità
e che responsabilmente nel corso dell’ultimo anno si erano impegnati a gestire
le commesse in atto credendo, a ragione, nella possibilità di rilancio di una
società definita “strategica” da parte del socio unico Regione Siciliana, si
ritrovano disoccupati.
PONTI & ESPERIENZE. Il fiorentino Talem ha imparato a fare pane e biscotti a Corleone...
Il fiorentino Talem |
Talem ha concluso il suo progetto di Alternanza Scuola Lavoro del
MIUR. Nel suo bellissimo racconto si è dimenticato di dire che ha
imparato a fare pane e biscotti con farina di grano Corleonese. Un ringraziamento a lui e
al suo maestro. Luigi ha scelto di dedicare impegno e
passione nell'insegnamento ad un fiorentino di colore di cosa significa fare il
panettiere. Ha scelto di non privilegiare il profitto
alla formazione professionale. Quella vera non quella
delle lobby dei docenti. Luigi ha scelto anche di far
abituare i suoi clienti a mangiare pane e biscotti fatti con mani di un colore
diverso da quelle dei Corleonesi ma uguali a gran parte.del mondo. Lui, giovane siciliano, con pochi studi alle spalle ha fatto molto di
più di illuminati studiosi dell'intercultura. Talem e Luigi in questi 30 giorni
hanno costruito 'ponti" che permetteranno a tanti di noi di conoscere,
sapere e capire. FIORDICORLEONE è anche questo!
di TALEM
È finita, la più bella e coinvolgente avventura della mia ancora
giovane vita, sono passati più di 30 giorni e ancora non riesco a realizzare
questa fine. In un mese è come se fossi diventato siciliano, ho capito e
osservato le abitudini siciliane, ma soprattutto corleonesi. Per un mese mi è
sembrato di essere in un altro stato: dalla lingua, al significato della
famiglia, al mangiare fino anche al costo della vita . Ho visto cosa ha creato
la mafia qui a Corleone e come abbia impedito il progresso a questo paese: dalle strade impercorribili, a i minimi servizi che lo stato
dovrebbe garantire.
Nino Rocca: "Governare la Palermo della povertà assoluta"
di NINO ROCCA
Un
inquietante vento di destra, alimentato dal terrorismo, soffia dall’America
all’Europa, e colpisce al cuore le democrazia occidentali e le stesse religioni
islamiche e cristiane!
A ciò si aggiunge
una crisi economica che colpisce soprattutto i paesi più deboli e le Regioni
più povere dell’Europa. La Sicilia e Palermo, al centro del mediterraneo, culla del
Cristianesimo e dell’Islamismo, luogo di incontro delle due culture è smarrita
e indebolita, essa tra le Regione d’Italia più colpite dalla crisi, ha bisogno
di reagire con forza e determinazione! Di fronte a tutto
ciò non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo rispondere con determinazione
con il pensiero forte di una democrazia che parta dal basso esprimendo
giustizia sociale e di un pensiero religioso che manifesti pietà, amore e solidarietà.
Mafia, Salvo Palazzolo: “Poche segnalazioni per operazioni sospette. La denuncia della Finanza all’Antimafia è un atto di accusa”
Salvo Palazzolo |
di Katya Maugeri
Cosa nostra continua ad avere una grande capacità di riorganizzarsi, nonostante arresti e processi: la trasferta della commissione parlamentare antimafia ha sancito questa certezza. «Non è più la Cosa nostra delle stragi – ha detto il presidente Rosy Bindi – ma la Cosa nostra degli affari».
Affari realizzati grazie a insospettabili complicità. Il giornalista del quotidiano la Repubblica Salvo Palazzolo ha raccontato la cronaca e i retroscena dell’evoluzione della realtà mafiosa in vari libri, l’ultimo con il pm palermitano Nino Di Matteo, “Collusi”. Gli abbiamo chiesto quanto pesano le parole pronunciate da magistrati e investigatori davanti all’Antimafia.
Il comandante della Guardia di Finanza di Palermo, il generale Giancarlo Trotta, ha denunciato che i professionisti siciliani fanno ancora troppo poche segnalazioni per operazioni sospette. Il segnale di una nuova omertà intellettuale?
«Persino le banche, negli anni scorsi nel mirino di feroci critiche da parte dei magistrati, si sono messe in regola con le segnalazioni di operazioni sospette. Per i professionisti palermitani, invece, la mafia sembra non esistere. Questo dice l’analisi della Finanza, uno spunto di riflessione allarmante, che però non ha aperto un adeguato dibattito. Per legge, dottori commercialisti, ragionieri, avvocati, notai e consulenti del lavoro, sono tutti ormai obbligati per legge a segnalare i clienti in odor di riciclaggio. Proprio come le banche. E, invece, nel 2015, solo 17 professionisti palermitani si sono mossi». LEGGI TUTTO
Sicilia Journal 29/07/16
Cosa nostra continua ad avere una grande capacità di riorganizzarsi, nonostante arresti e processi: la trasferta della commissione parlamentare antimafia ha sancito questa certezza. «Non è più la Cosa nostra delle stragi – ha detto il presidente Rosy Bindi – ma la Cosa nostra degli affari».
Affari realizzati grazie a insospettabili complicità. Il giornalista del quotidiano la Repubblica Salvo Palazzolo ha raccontato la cronaca e i retroscena dell’evoluzione della realtà mafiosa in vari libri, l’ultimo con il pm palermitano Nino Di Matteo, “Collusi”. Gli abbiamo chiesto quanto pesano le parole pronunciate da magistrati e investigatori davanti all’Antimafia.
Il comandante della Guardia di Finanza di Palermo, il generale Giancarlo Trotta, ha denunciato che i professionisti siciliani fanno ancora troppo poche segnalazioni per operazioni sospette. Il segnale di una nuova omertà intellettuale?
«Persino le banche, negli anni scorsi nel mirino di feroci critiche da parte dei magistrati, si sono messe in regola con le segnalazioni di operazioni sospette. Per i professionisti palermitani, invece, la mafia sembra non esistere. Questo dice l’analisi della Finanza, uno spunto di riflessione allarmante, che però non ha aperto un adeguato dibattito. Per legge, dottori commercialisti, ragionieri, avvocati, notai e consulenti del lavoro, sono tutti ormai obbligati per legge a segnalare i clienti in odor di riciclaggio. Proprio come le banche. E, invece, nel 2015, solo 17 professionisti palermitani si sono mossi». LEGGI TUTTO
Sicilia Journal 29/07/16
Beppe Montana, vittima eccellente della guerra Stato-mafia
Beppe Montana |
di KATYA MAUGERI
PALERMO – Una piccola località balneare, Porticello, che si affaccia su uno dei golfi più belli della Sicilia, borgo di pescatori alle porte di Palermo. Era il 28 luglio 1985 e Cosa nostra – che non lascia conti in sospeso – decide di eliminare il commissario Beppe Montana: due killer gli sparano in faccia uccidendolo all’istante davanti alla fidanzata.
Collaborava con il giudice Rocco Chinnici su varie indagini antimafia e durante la sua attività investigativa arrestò numerosi latitanti, scoprendo raffinerie di droga e depositi di armi, intralciando così molti traffici dell’organizzazione criminale. Un modo di operare sicuramente fuori da ogni canone, quello del “Serpico”, stretto collaboratore del vicequestore Ninni Cassarà, dal giugno 1984 era andato a dirigere la sezione “catturandi”, innovando i sistemi di ricerca, puntando senza troppi riguardi all’individuazione dei rifugi degli uomini d’onore da lungo tempo latitanti sul territorio di Palermo. Questo atteggiamento cominciò lontano dalla consuetudine burocratica degli uffici di Polizia cominciarono a infastidire l’organizzazione criminale, azioni – quelle di Montana – ritenute con il tempo pericolose perché lui osava approfondire ciò che altri avevano lasciato in sospeso. LEGGI TUTTO
PALERMO – Una piccola località balneare, Porticello, che si affaccia su uno dei golfi più belli della Sicilia, borgo di pescatori alle porte di Palermo. Era il 28 luglio 1985 e Cosa nostra – che non lascia conti in sospeso – decide di eliminare il commissario Beppe Montana: due killer gli sparano in faccia uccidendolo all’istante davanti alla fidanzata.
Collaborava con il giudice Rocco Chinnici su varie indagini antimafia e durante la sua attività investigativa arrestò numerosi latitanti, scoprendo raffinerie di droga e depositi di armi, intralciando così molti traffici dell’organizzazione criminale. Un modo di operare sicuramente fuori da ogni canone, quello del “Serpico”, stretto collaboratore del vicequestore Ninni Cassarà, dal giugno 1984 era andato a dirigere la sezione “catturandi”, innovando i sistemi di ricerca, puntando senza troppi riguardi all’individuazione dei rifugi degli uomini d’onore da lungo tempo latitanti sul territorio di Palermo. Questo atteggiamento cominciò lontano dalla consuetudine burocratica degli uffici di Polizia cominciarono a infastidire l’organizzazione criminale, azioni – quelle di Montana – ritenute con il tempo pericolose perché lui osava approfondire ciò che altri avevano lasciato in sospeso. LEGGI TUTTO
Sicilia Journal 28/07/16
giovedì, luglio 28, 2016
Roccalumera. Il Parco letterario Quasimodo presenta la Storia del viaggio in Sicilia di Carlo Ruta
Sabato 30 luglio 2016, alle ore 19,00 il
Parco letterario Salvatore Quasimodo e il Comune di Roccalumera presentano il
libro di Carlo Ruta, Storia del viaggio in Sicilia dalla tarda
antichità all’età moderna, pubblicato da Edizioni di storia e studi
sociali. Saluti del sindaco della città, Gaetano Argiroffi. Conversa con
l’autore Pina D’Alatri. L’evento si tiene presso la sede del Parco Quasimodo,
Piazzale Stazione FS, Roccalumera.
Il libro. Una articolata ricostruzione storica
degli itinerari e delle motivazioni che lungo i secoli hanno condotto alla
frequentazione della più grande isola del Mediterraneo. Adottando una
prospettiva di lungo periodo, l’autore si trova a fare i conti con notevoli
scarti epocali, quindi con dinamiche complesse, nelle quali il viaggio, vissuto
e raccontato, assume una molteplicità di forme e declinazioni.
Nello scandagliare i viaggi in Sicilia
lungo i secoli, l’autore mette a fuoco differenti punti di vista e diverse
“logiche” rappresentative, che in una certa misura persistono e si
aggrovigliano nella modernità, mentre il viaggio lungo il Mare Nostrum e
nell’isola va aprendosi a significativi risvolti artistici e letterari,
sull’onda degli interessi umanistico-rinascimentali, neoclassici e romantici.
Ustica, si presenta “Different Visions”, un viaggio emozionale che si snoda tra la terra e il mare
Ustica, si presenta “Different Visions”, un viaggio emozionale che
si snoda tra la terra e il mare,
nell’ambito delle
attività per il trentennale dell’istituzione
della Riserva
Marina
All’interno
delle attività per il trentennale della Riserva Marina dell’isola di Ustica, si
terrà sabato 30 luglio 2016 alle ore 18,30, presso il Centro accoglienza
dell’Area Marina protetta, la presentazione del volume “Different Visions”
dedicato all’isola di Ustica, atto finale del progetto NewCiMed, ricerche e
studi finalizzati a una cooperazione sostenibile e armoniosa tra le città di
nuova fondazione del bacino del Mediterraneo, concluso nel dicembre
del 2015. Interverranno
all’incontro Attilio Licciardi, Sindaco di Ustica, Salvatore Livreri Console,
Direttore AMP Isola di Ustica, Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare,
Alessandra De Caro, Soprintendenza del Mare, Project manager progetto NewCiMed,
Domenico Costantino, esperto esterno Soprintendenza del Mare. Prevista inoltre
la partecipazione dell’artista Sara Favarò. I Bambini dell’Istituto Comprensivo
di secondo grado Saveria Profeta per l’occasione distribuiranno ai presenti gli
itinerari turistici e i segnalibri realizzati da loro durante il progetto. Sarà
proiettato infine il video “Memorie di Mare” di Pippo Cappellano e Marina
Cappabianca.
mercoledì, luglio 27, 2016
Acquapark Monreale, l’oasi del divertimento
A Monreale, sospesa tra il blu del cielo siciliano e il verde rigoglioso
della colline monrealesi, c’è una vera e propria oasi del relax e del
divertimento: l’Acquapark Monreale. Un luogo gioioso, dove il benessere e il
sano svago sono i protagonisti assoluti, a disposizione di tutti: famiglie,
giovani coppie, grandi e piccini. Da ormai 25 anni Acquapark Monreale è il
parco acquatico dei siciliani, e per festeggiare questo importante traguardo quest’anno
si presenta rinnovato e ampliato, con
nuove attrazioni, più spazi verdi, nuove zone relax, nuove aree dedicate
all’accoglienza e una zona ristorazione aggiornata. Grande attenzione è stata
posta alla sicurezza dei visitatori, con impianti a norma e rigorosi controlli
di sicurezza per assicurare a tutti un piacevole soggiorno nel massimo della
tranquillità. Nei grandi spazi del parco troviamo in tutto 9 piscine
(3 per bambini, un paio per i ragazzi e quelle per gli adulti), ma anche tanti
altri angoli pensati per soddisfare chiunque. Tantissime e per tutti i gusti le
attrazioni: il Pallone Acquatico e i Multiscivoli, i Tobogans
per adulti e piccini, il Kamikaze, il Black Hole e la Vela.
martedì, luglio 26, 2016
Beni confiscati alle mafie, il procuratore Pignatone: "Dopo il sequestro le aziende rinascono"
Giuseppe Pignatone |
Il procuratore alla stampa: "Dare atto di
sforzi che si compiono"
Roma, 26 lug. (askanews) - "Quando, dopo un sequestro, una azienda sequestrata ricomincia a lavorare non è uno scandalo perché tutto non continua come prima quando dietro la cassa c'è un mafioso. E' bensì un esempio virtuoso di una società e di uno stato che funziona e che rimette in moto delle realtà produttive evitando licenziamenti e perdite di ricchezza complessiva". Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, presentando un protocollo d'intesa con istituzioni ed associazioni per la gestione dei beni sottratti al malaffare. L'accordo coinvolge molti attori.
Roma, 26 lug. (askanews) - "Quando, dopo un sequestro, una azienda sequestrata ricomincia a lavorare non è uno scandalo perché tutto non continua come prima quando dietro la cassa c'è un mafioso. E' bensì un esempio virtuoso di una società e di uno stato che funziona e che rimette in moto delle realtà produttive evitando licenziamenti e perdite di ricchezza complessiva". Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, presentando un protocollo d'intesa con istituzioni ed associazioni per la gestione dei beni sottratti al malaffare. L'accordo coinvolge molti attori.
"Il vuoto del potere"
Bologna 1974 - Foto di Nico Naldi - Pasolini e Moravia |
di PIER PAOLO PASOLINI
La distinzione tra
fascismo aggettivo e fascismo sostantivo risale niente meno che al giornale
"Il Politecnico", cioè all'immediato
dopoguerra..." Così comincia un intervento di Franco Fortini sul fascismo
("L'Europeo, 26-12-1974): intervento che, come si dice, io sottoscrivo
tutto, e pienamente. Non posso però sottoscrivere il tendenzioso esordio.
Infatti la distinzione tra "fascismi" fatta sul
"Politecnico" non è né pertinente né attuale. Essa poteva valere
ancora fino a circa una decina di anni fa: quando il regime democristiano era
ancora la pura e semplice continuazione del regime fascista. Ma una decina di
anni fa, è successo "qualcosa". "Qualcosa" che non c'era e
non era prevedibile non solo ai tempi del "Politecnico", ma nemmeno
un anno prima che accadesse (o addirittura, come vedremo, mentre accadeva).
“Non si può morire di lavoro nero a 66 anni”. La Cgil chiede alla prefettura la convocazione della conferenza permanente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
Palermo 26 luglio 2016 - “Non si può morire di lavoro nero a 66
anni. E' l'ennesima sciagura del mondo del lavoro che colpisce una categoria
tra le più deboli, i lavoratori del settore delle costruzioni, dove l'assenza
dei controlli è la regola – dichiara Mario Ridulfo, responsabile Salute e
sicurezza presso la segreteria Cgil Palermo, a proposito della morte di
Giuseppe Marchiano, l'operaio di Carini caduto ieri pomeriggio da un ponteggio
a fine lavoro e morto sul colpo - A 60 anni un lavoratore edile dovrebbe essere
già in pensione. Ed è una richiesta che da anni fa la Cgil, quella di
considerare il lavoro edile pesante e usurante. Un operaio che per 40 anni
lavora nei ponteggi, o in galleria, a zero gradi all'ombra o a 40 gradi al
sole, a seconda delle stagioni, fa un lavoro che logora”.
giovedì, luglio 21, 2016
Sicilia. Rifiuti, la giunta regionale approva il disegno di legge di riforma
Palermo, 20 lug. Il presidente della Regione
siciliana, Rosario Crocetta e l'assessore
all'Energia, Vania Contrafatto, comunicano che in data odierna è stato approvato il ddl di
riforma sui rifiuti. Il ddl, che varrà illustrato la prossima settimana alle forze
politiche della coalizione, innova in modo radicale
il sistema dei rifiuti e disciplina la transizione, per il passaggio al nuovo sistema. La legge
conferisce più poteri agli enti locali e ai sindaci sulla base di 9 ambiti
territoriali corrispondenti alle città metropolitane e ai liberi consorzi. Gli ambiti,
definiti enti di governo territoriali, organizzeranno
il sistema integrato del ciclo dei rifiuti, con particolare attenzione alla raccolta
differenziata e stabiliscono la tariffa unica di ambito.
CINQUECENTOTRENTUNO PRESTAZIONI A CASTELLANA PER IL PRIMO “SCREENING DAY”
Un momento dello screening day di Castellana Sicula |
IL 4 AGOSTO SI REPLICA A PETRALIA SOTTANA
CASTELLANA SICULA - Cinquecentotrentuno prestazioni per il primo
“Screening Day” organizzato dall’Asp di Palermo. Un fiume di persone si è
riversato in Piazza San Francesco di Paola a Castellana Sicula per la prima
di quattro iniziative estive itineranti sulla prevenzione organizzate dall’Asp
di Palermo nelle Madonie. Dalle 9.30 alle 16.30 un flusso continuo di utenti è
salito a bordo del camper mammografico ed ha fatto ingresso nei gazebo montati
nel centro storico della cittadina. “E’ l’ulteriore conferma della richiesta di
prevenzione che arriva dalla gente – ha sottolineato il direttore generale
dell’Azienda sanitaria di Palermo, Antonio Candela – abbiamo organizzato un
modello più snello rispetto alla tradizionale ‘Asp in Piazza’ per recarci in
più realtà del territorio madonita. La prima risposta della comunità di
Castellana è stata talmente numerosa da sorprendere i nostri stessi
operatori”.
mercoledì, luglio 20, 2016
Dino Paternostro a SiciliaJournal: “La falsa antimafia parolaia è peggio della mafia. Preoccupa il silenzio degli intellettuali”
di KATYA MAUGERI
PALERMO – Auto incendiata, attentato intimidatorio, attacchi a seguito di articoli, pensieri condivisi, segnali inequivocabili a Corleone, nel paese del capo dei capi che in passato ha conosciuto vittime di sindacalisti coraggiosi come Placido Rizzotto, ma c’è chi dinanzi a certi crudeli avvertimenti decide di proseguire per la propria strada, scegliendo la via della legalità, dell’informazione, della lotta alla mafia.
È il caso di Dino Paternostro: giornalista, direttore del giornale online Città nuove, responsabile del dipartimento Legalità della Cgil di Palermo e autore dei testi A pugni nudi. Placido Rizzotto e le lotte popolari a Corleone nel secondo dopoguerra, L’antimafia sconosciuta. Corleone 1893-1993, Il sogno spezzato, La spada e la croce. Fra’ Bernardo da Corleone, Disobbedienti a Corleone. A lui abbiamo rivolto alcune domande relative alla metamorfosi della realtà mafiosa e al silenzio – assordante – di coloro che preferiscono tacere, rivolgendo lo sguardo lontano, ignari che la mafia è anche “cosa loro”. (LEGGI TUTTO) SiciliaJournal, 20/07/16
PALERMO – Auto incendiata, attentato intimidatorio, attacchi a seguito di articoli, pensieri condivisi, segnali inequivocabili a Corleone, nel paese del capo dei capi che in passato ha conosciuto vittime di sindacalisti coraggiosi come Placido Rizzotto, ma c’è chi dinanzi a certi crudeli avvertimenti decide di proseguire per la propria strada, scegliendo la via della legalità, dell’informazione, della lotta alla mafia.
È il caso di Dino Paternostro: giornalista, direttore del giornale online Città nuove, responsabile del dipartimento Legalità della Cgil di Palermo e autore dei testi A pugni nudi. Placido Rizzotto e le lotte popolari a Corleone nel secondo dopoguerra, L’antimafia sconosciuta. Corleone 1893-1993, Il sogno spezzato, La spada e la croce. Fra’ Bernardo da Corleone, Disobbedienti a Corleone. A lui abbiamo rivolto alcune domande relative alla metamorfosi della realtà mafiosa e al silenzio – assordante – di coloro che preferiscono tacere, rivolgendo lo sguardo lontano, ignari che la mafia è anche “cosa loro”. (LEGGI TUTTO) SiciliaJournal, 20/07/16
Giuseppe Crapisi (ORA Corleone): con la nuova pianta organica aumenta il personale per l’Ospedale di Corleone
L'ospedale di Corleone |
Nei giorni scorsi sono state
pubblicate in Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana la dotazione organica
dell’Asp di Palermo e la rimodulazione della rete ospedaliera dell’Assessorato
alla Salute, così finalmente abbiamo potuto leggere nero su bianco quale
destino per il Presidio Ospedaliero di Corleone.
Sono calati i posti letto
che da 93 passano a 75, ma c’è l’aumento del personale medico e paramedico,
infatti, nella nuova pianta organica abbiamo un totale di 229 figure rispetto
ai 226 della precedente. Inoltre, è confermata la funzione di cardiologia,
molto importante per il territorio, la riconferma dell’Unità operativa
complessa di chirurgia, ed è stato messo a disposizione del reparto un numero
sufficiente d’infermieri. Questi si possono definire risultati frutto del
confronto con l’Asp di Palermo e con l’Assessorato alla Salute.
martedì, luglio 19, 2016
Borsellino, gli anni passano ma le ferite sono ancora aperte
GIUSEPPE LUMIA
Gli anni passano, ma le ferite rimangono aperte. Il 19 luglio di 24 anni fa la storia del nostro Paese fu sconvolta dall’ennesima strage di mafia, la strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina. A molti fu chiaro, anche in quelle drammatiche ore, che si trattava della cronaca di una strage annunciata. Ed era anche chiaro che l’accertamento della verità sarebbe stato un percorso tutto in salita, una sorta di “mission impossible”.
Gli anni passano, ma le ferite rimangono aperte. Il 19 luglio di 24 anni fa la storia del nostro Paese fu sconvolta dall’ennesima strage di mafia, la strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina. A molti fu chiaro, anche in quelle drammatiche ore, che si trattava della cronaca di una strage annunciata. Ed era anche chiaro che l’accertamento della verità sarebbe stato un percorso tutto in salita, una sorta di “mission impossible”.
Il ritorno di Bernardo Provenzano a Corleone
Bernardo Provenzano |
Mafia. Tumulate
ieri poco dopo l'alba le ceneri del boss. In un'atmosfera surreale, col
cimitero assediato da polizia, carabinieri e guardia di finanza
Corleone sembra un paese sospeso. Fermo. Come un pugile
all’angolo del ring, colpito al ventre sano dalle parole di Salvo Riina, figlio
del capomafia, nell’intervista a Porta
a porta, dalle polemiche per un ‘inchino’ della vara che c’è stato
e non c’è stato ma che certamente non può essere metafora di una comunità
intera, per la morte di Bernardo Provenzano, le cui ceneri, racchiuse
nell’urna, sono state tumulate ieri poco dopo l’alba, in un’atmosfera surreale,
col cimitero assediato da polizia, carabinieri e guardia di finanza. Episodi che segnano una specie di ritorno al passato, che per
chi vive a Corleone non fanno altro che nascondere la realtà di una città
sempre più in difficoltà. Dove manca il lavoro, dove da 16 mesi è emergenza
rifiuti, dove i contadini abbandonano i campi, i giovani emigrano, dove le
strade si aprono come il burro, dove i rubinetti nelle case a volte rimangono a
secco d’acqua e dove gli scarcerati fanno ritorno. Dove quel che di positivo si
fa sembra infrangersi nelle balbuzie omertose di qualche vecchio corleonese che
a monosillabi risponde ai cacciatori di scoop, mentre chi lavora nelle terre
confiscate alla mafia cerca di resistere. (Il Manifesto, 19.7.2016)
lunedì, luglio 18, 2016
Corleone, al cimitero le ceneri di Provenzano. Messa per il boss condannato per le stragi
La tomba della famiglia Provenzano |
dall'inviato di Repubblica/Palermo SALVO PALAZZOLOCampo santo blindato per due ore. Il sacerdote: “Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini”CORLEONE (PALERMO) - Anche da morto Bernardo
Provenzano è sotto tutela di polizia, carabinieri e guardia di finanza. L’urna
con le ceneri del boss, che i figli Angelo e Francesco Paolo hanno portato
sabato da Milano, viene scortata di buon mattino fino al cimitero di Corleone.
Con i due giovani e la madre, Saveria Benedetta Palazzolo, c’è un gruppo di
parenti, una trentina di persone. Ma non è permesso alcun corteo, è stato
vietato dal questore Guido Longo.
IL DRAMMA DI CORLEONE: SENZA CLASSE DIRIGENTE!
#TUTTIACASA #ARIANUOVAAPALAZZODICITTÀ
Giulio, da posizioni politiche diverse dalle tue, ho fatto insieme ad altri consiglieri la stessa scelta: dimissioni. Non per arrenderci, ma per lanciare un grido d'allarme sull'incapacità di una classe dirigente come quella del comune di Corleone. Inconcludente e capace solo di attirare con i suoi comportamenti "trasparenti" l'attenzione del ministero degli interni per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Tutti i casa! Aria nuova a palazzo di città! (dp).
Giulio, da posizioni politiche diverse dalle tue, ho fatto insieme ad altri consiglieri la stessa scelta: dimissioni. Non per arrenderci, ma per lanciare un grido d'allarme sull'incapacità di una classe dirigente come quella del comune di Corleone. Inconcludente e capace solo di attirare con i suoi comportamenti "trasparenti" l'attenzione del ministero degli interni per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Tutti i casa! Aria nuova a palazzo di città! (dp).
di GIULIO PILLITTERI
Viviamo ormai l'abbandono totale di
questa amministrazione comunale di Corleone, senza alcuna cura e interventi di
routine, diventati ormai grandi traguardi da programmi elettorali. È arrivato quel momento in cui tiri
tanto l'elastico per poi spezzarsi, ecco questo elastico si è rotto. Molte sono
state le volte che ho chiuso gli occhi su tante lacune e sugli abbandoni che
questa amministrazione ha avuto nei confronti di Ficuzza, come ad esempio: la
gestione del prato (ormai paglierino); il disinteresse nell'occuparsi di
gestire insieme all'amministrazione forestale il bando che dovrà uscire per
l'affitto dei locali sotto gli archi, importante per lo sviluppo di Ficuzza e
Corleone; le strade dove ormai le buche sono diventate voragini; pali di
illuminazione pubblica completamente rotti; un piano traffico inesistente che
crea disagio nella viabilità della Frazione; e infine la situazione
cimiteriale. Questi sono alcuni dei punti sul quale giornalmente mi sono
battuto scontrandomi tantissime volte con un muro di gomma creato da questa
classe politica corleonese. Per questo ho fatto la mia scelta, ovvero quella di
prendere le distanze da questa amministrazione che guida la città di Corleone,
anche se il mio mandato era scaduto da qualche mese, io per la passione
politica ho continuato il mio impegno per la mia borgata, ma inutilmente.
Quindi mi allontano del tutto da questa amministrazione per la mia dignità
politica e soprattutto per la dignità di Ficuzza e per l'amore e il rispetto
che ho per la mia terra!
(dal profilo facebook di Giulio Pillitteri)
Provenzano, la famiglia ha deciso di cremare il corpo del boss
Bernardo Provenzano |
di Felice Cavallaro
Niente più polemiche sui funerali
dell’ex capo di Cosa Nostra. Moglie e figli di Bennardo Provenzano hanno,
infatti, deciso di cremare la salma. È la prima volta nella storia
Moglie e figli di Bernardo Provenzano
hanno spiazzato tutti. Soffocando sul nascere la polemica sui funerali del
grande capo di Cosa nostra. Non ce ne saranno non solo perché il
questore li ha vietati e la sindaca di Corleone Lea Savona aveva deciso di
bloccare l’accesso del feretro sulle vie principali. Non ce ne saranno perché
per la prima volta nella storia dei grandi capi di Cosa nostra la famiglia ha
deciso di cremare il corpo del boss.
sabato, luglio 16, 2016
Giovanni Perrino, a tre mesi dall'inaspettata scomparsa di Pino Governali
Da sx: Pino Governali, Giovanni Perrino, Dino Paternostro e Nino Di Nino |
Pubblichiamo l'intervento di Giovanni Perrino fatto a Corleone, nei locali della biblioteca "Patti" , per ricordare Pino Governali a tre mesi dalla sua inaspettata scomparsa. A seguire tre bellissime poesie che Giovanni ha dedicato all'amico perduto...
di GIOVANNI PERRINO
"Storia non è solo quella conservata negli annali del sangue e della forza;
bensì quella legata al luogo, all'ambiente fisico e umano in cui ciascuno di
noi è stato educato. Storia è il gesto con cui s'intride il pane nella madia o
si falcia il grano; storia è un nomignolo fulmineo, un proverbio cattivante,
l'inflessione d'una voce, la sagoma d'una tegola, il ritornello d'una canzone;
tutto ciò, infine, che reca lo stemma del lavoro e della fantasia dell'uomo.
Materia che deperisce prima d'ogni altra e di cui nessuno, quasi, si cura di
custodire i reperti...
R i e s s e r e , questo è il problema, ma ci sarebbe voluto più amore, più
pietà, più fede, un cuore più forte. "
G.Bufalino:
Museo d'ombre- pag. 22
PROVENZANO, CHE PECCATO LO SCIUPÌO DI UNA VITA...
Bernardo Provenzano |
La notizia della morte di Bernardo Provenzano ci raggiunge mentre, attoniti e commossi fino alle lacrime, stiamo guardando l’ennesimo telegiornale. La strage del treno in Puglia ci ha sconvolti. «Che peccato» mi ritrovo a farfugliare. «In che senso, che peccato?» mi chiede il mio confratello. Che peccato, lo svolgersi della vita di quest’uomo che tanto male ha fatto a se stesso e agli altri. Che peccato lo sciupìo di un’intelligenza che non ha saputo farsi cultura, impegno, passione per migliorare se stesso, la Sicilia e l’Italia. Che peccato la fine di questa parabola. Che brutta vecchiaia. Che orrenda morte. Si è spento lentamente. Solo. Senza le coccole che i vecchi ricevono dai loro nipotini. Senza la compagnia dei vecchi amici che richiamano alla memoria i tempi passati. Senza il conforto della coscienza che ti dice: «Hai agito per il bene. Devi esserne orgoglioso. Al di là di quello che la gente pensa o capisce. Hai creduto in Dio, adesso lo vai a godere per l’eternità».
“RIATTIVARE IL LAVORO”. DUE STORIE, DUE PERCORSI DI LEGALITA’ A CONFRONTO LUNEDI’ AL GRAN CAFE’ SAN DOMENICO
Palermo
16 luglio 2016 – “Riattivare il lavoro”. Due esperienze a confronto di
riattivazione del lavoro dopo la confisca. Se ne parla lunedì al dibattito organizzato dalla Filcams Cgil
Palermo alle ore 18 al Gran Cafè San
Domenico, in piazza San Domenico. Le due storie
di riuscita di un percorso di legalità
sono quelle della Cooperativa Progetto Olimpo e quella del Gran Cafè San
Domenico. Ne discutono il sindaco Leoluca Orlando, il consulente del lavoro e
collaboratore di amministrazioni giudiziarie Vincenzo Barbaro, il presidente
della cooperativa progetto Olimpo Gaetano Salpietro, il presidente di Legacoop
Palermo Filippo Parrino, il segretario Filcams Cgil Palermo Monja Caiolo, il
segretario generale Cgl Palermo Enzo Campo, il segretario Filcams Cgil nazionale
Elisa Camellini, e Luciano Silvestri,
dipartimento Legalità Cgil nazionale. Modera Franco Nuccio, responsabile Ansa
Sicilia.
venerdì, luglio 15, 2016
Dino Paternostro: "Vi racconto perché mi sono dimesso..."
Dino Paternostro |
La sera
di venerdì 10 giugno ho annunciato le mie dimissioni da consigliere comunale,
che ho formalizzato questa mattina, insieme agli altri consiglieri del Pd,
consegnandole all’ufficio protocollo del nostro comune.
Non
credevo che si dovesse concludere così questa mia esperienza istituzionale al
comune di Corleone. Ma è necessario dare questo taglio netto, altrimenti si
rischia di diventare complici (anche involontari) del degrado amministrativo,
politico e morale delle istituzioni cittadine.
Ormai è
chiaro a tutti che Corleone non è governata da nessuno. La città è allo sbando,
i servizi non funzionano, le tasse sono alle stelle. Per circa venti giorni è
stata interrotta l'erogazione dell'acqua potabile, senza che il comune abbia
informato adeguatamente i cittadini e garantito un servizio alternativo con le
autobotti.
Quando i cittadini di Corleone alzavano la testa...
Pino Governali con Nino Gennaro nella redazione di Città Nuove |
DINO PATERNOSTRO
QUANDO
CORLEONE E I SUOI CITTADINI ALZAVANO LA TESTA PER RIVENDICARE LIBERTÀ,
GIUSTIZIA, LAVORO, LEGALITÀ DEMOCRATICA
La
mini-galleria fotografica (appena 4 foto) che vi propongo è stata messa su per
caso, scartabellando tra le vecchie carte di Città Nuove.
- Nella prima foto vediamo il preside Pino Governali (a sx), allora direttore del giornale, che mostra orgoglioso il primo numero di Città Nuove (gennaio 1992), che fino all'anno prima si chiamava "Corleonese Notizie", al coordinatore della redazione Nino Gennaro. Città Nuove era un "piccolo fuoco" della società civile, che provava a sostituire la subcultura dell'omertà con la cultura della parola.
Corleone, i consiglieri del Pd hanno formalizzato le loro dimissioni in polemica con l'immobilismo del comune
La prima pagina della lettera di dimissioni |
Al Presidente del consiglio comunale di Corleone
S E D E
OGGETTO: Dimissioni dei consiglieri comunali Placido Paternostro, Salvatore Schillaci, Benedetto Gambino e Pio Siragusa.
I consiglieri Comunali del Pd prendono atto che ormai da tempo la città di Corleone non è più amministrata e s i trova allo sbando, mentre le tasse sono al massimo, l’economia è paralizzata, i servizi essenziali come l’acqua vengono a mancare, l’ordinaria manutenzione delle strade, ormai piene di buche, non viene garantita, la raccolta dei rifiuti continua da oltre 15 mesi con il sistema dell'emergenza che lascia le strade sporche e non garantisce la raccolta differenziata, con la conseguenza che il comune dovrà pagare una maxi-multa che aumenterà ancora di più le bollette per i cittadini.
giovedì, luglio 14, 2016
Corleone, cerimonia privata per i funerali Provenzano. Intervengono Pennisi e Lorefice
Corrado Lorefice (a sx), Michele Pennisi (a dx) |
CRONACA – La salma del boss è stata consegnata
alla famiglia, sarà cremata a Milano. L'autopsia avrebbe confermato che la
morte è stata causata dalla malattia che da tempo aveva colpito il capo mafia,
che sarebbe entrato in coma lo scorso venerdì. Il vescovo di Monreale: «La
cittadina si sentirà più libera adesso». L'arcivescovo di Palermo: «La scelta di impedire i funerali pubblici per Provenzano va rispettata»
«Il
cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e
ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si
può negare a nessuno e non può essere proibita dal
questore». Sull'ultimo saluto al boss Bernardo Provenzano intervengono l'arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, e l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice.
La
salma oggi è tornata a disposizione della famiglia dopo essere stata sottoposta
ad autopsia, eseguita stamani all'Istituto
di medicina legale di Milano. L'esame avrebbe confermato che il boss
di Cosa Nostra è morto per cause naturali, a seguito del
decorso della malattia che lo aveva colpito ormai da tempo.
Provenzano, il boss nel ritratto di Lupo e Santino: «Ha incarnato la mafia stragista e mediatrice»
Una foto segnaletica di Bernardo Provenzano giovane |
di
GABRIELE
RUGGIERILUISA
SANTANGELO
CRONACA – Lo storico di Cosa nostra Salvatore
Lupo e il direttore del Centro studi Peppino Impastato descrivono 'Zu Binnu, morto a 83 anni dopo
una latitanza da record e un decennio al 41bis. Autore di stragi e
protagonista di una stagione finita. «Un personaggio di una cattiva
letteratura», capace di andare «fuori dagli schemi»
«Non
so se fosse un simbolo, di sicuro era un uomo completamente
andato di testa». Quarantatré anni di
latitanza,
dieci di carcere duro in regime di 41bis, una parte dei quali
in isolamento. Bernardo Provenzano, ritenuto il capo di Cosa nostra dal
1993 fino al suo arresto - nel 2006 - è morto a 83 anni. Dopo aver trascorso
più della metà della sua vita scappando dalla giustizia. «Il suo potere? Era
come quello degli uomini della stagione mafiosa di cui ha fatto parte - spiega
lo storico della mafia Salvatore Lupo - Una forza costruita
da latitanti, e per il fatto stesso che fossero latitanti». È proprio Lupo
- assieme a Umberto Santino, direttore del Centro studi Peppino
Impastato - a tracciare un ritratto del capo
della Cupola.
Dino Paternostro: "Provenzano, con Liggio e Riina, ha rappresentato la mafia più feroce della Sicilia"
Bernardo Provenzano, insieme a Totó Riina e Luciano Liggio, ha
rappresentato la mafia più feroce di Corleone e della Sicilia. La mafia che
prima ha represso nel sangue il movimento contadino, macchiandosi
dell'assassinio di capi lega come Placido Rizzotto, Epifanio Li Puma e Calogero
Cangelosi, e che poi ha conquistato la città di Palermo con le stragi. Oggi,
per fortuna, i cittadini hanno nel cuore e considerano eroi della Sicilia Rizzotto,
Falcone e Borsellino, mentre definiscono feroci criminali personaggi come
Provenzano.
Provenzano, lo Stato impedisca la celebrazione della morte
Il senatore Giuseppe Lumia |
di GIUSEPPE LUMIA
Provenzano è morto. Mi auguro che adesso non venga santificato o trasformato in un
mito, un “capo dei capi” da celebrare. Sono sicuro che lo Stato impedirà un
sontuoso funerale, magari proprio a Corleone.
Provenzano è morto e con lui alcuni dei principali e più
importanti segreti di Cosa nostra. Quelli, ad esempio, sulle collusioni con le “alte sfere” della
politica e dell’economia. Provenzano è stato un boss dai mille volti. E’ stato
Provenzano “u tratturi”. E’ questa una delle facce del boss, quella dell’ uomo
estremamente violento che passa sopra tutto e tutti. E’ stato infatti il
responsabile di centinaia di delitti, operativo nella strage di Viale Lazio,
uno dei principali mandanti delle stragi di mafia del ’92/’93.
mercoledì, luglio 13, 2016
Morto Bernardo Provenzano, il boss della mafia aveva 83 anni
di Giovanni Bianconi
Da anni gli era stato diagnosticato un cancro alla vescica È morto, all’ospedale San Paolo di Milano. Il corleonese capo di Cosa Nostra era detenuto in regime di 41 bis
È morto, all’ospedale San
Paolo di Milano, il boss Bernardo Provenzano. Il corleonese capo di Cosa Nostra
aveva 83 anni e si trovava detenuto al carcere di Parma in regime di 41 bis. Da
anni gli era stato diagnosticato un cancro alla vescica. Insieme al suo «paesano» Totò Riina condusse l’assalto dei corleonesi a Cosa nostra, contribuendo a realizzare quella dittatura che impresse la svolta stragista alla mafia siciliana. Ma rispetto all’altro boss di Corleone, cresciuto con la fama di sanguinario che l’accompagnerà fino all’ultimo giorno, Bernardo Provenzano ha saputo incarnare anche l’anima dialogante dell’«uomo d’onore», con la quale ha traghettato l’organizzazione criminale da un secolo all’altro attraverso la «sommersione» e gli affari invisibili, senza più bisogno di piombo e tritolo. (LEGGI TUTTO)
E' morto il boss Bernardo Provenzano. Il capo mafia aveva 83 anni
Bernardo Provenzano |
L'uomo al vertice di Cosa Nostra venne arrestato dopo una latitanza di 43 anni l'11 aprile del 2006
Redazione ANSA, 13 luglio 2016
Muore
ad 83 anni uno dei criminali italiani più conosciuti al mondo, per il suo
potere e la sua crudeltà. Bernardo Provenzano era malato da tempo, indicato come il
capo di Cosa nostra, venne arrestato dopo una latitanza di 43 anni l'11 aprile
del 2006 in una masseria di Corleone, a poca distanza dall'abitazione dei suoi
familiari. (LEGGI TUTTO)
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