Mons. Michele Pennisi |
di Francesco INGUANTI
Dopo il clamore suscitato dal presunto o reale inchino avvenuto a
Corleone domenica 29 maggio durante una processione della Confraternita di San
Giovanni Evangelista, davanti alla casa della moglie di Totò Riina, Ninetta
Bagarella, proviamo a mettere innanzitutto un po’ d’ordine in quanto avvenuto e
poi a trarne qualche conclusione con l’Arcivescovo di Monreale, Mons. Michele
Pennisi, che più volte in passato è intervenuto su fatti simili e sulla vita e
l’attività delle Confraternite.
Mons. Michele Pennisi, è possibile adesso giungere innanzitutto ad
una ricostruzione dei fatti che sia veritiera?
Poi ha chiesto delucidazioni anche al parroco?
Il parroco l’indomani mi ha fornito una relazione ben dettagliata, dalla quale si evinceva che la
processione aveva effettuato il tragitto tradizionale che, peraltro, come vuole
la legge, era stato comunicato a suo tempo a Polizia e Carabinieri, che non
avevano eccepito sul percorso. Anche il parroco affermava che c’era stata una
breve sosta non concordata precedentemente, ma che non si era trattato
certamente di un inchino.
E i Carabinieri?
Hanno confermano sostanzialmente questa versione, anche perché il
simulacro non veniva
portato a spalla, ma trasportato su un carrello con il quale non era possibile
effettuare alcun inchino.
E i componenti della Confraternita come si giustificano?
Anche loro ribadiscono che non c’è stato alcun inchino in segno di
ossequio, ma una sosta di pochi secondi fatta obbligatoriamente per non investire con la “vara” le persone che affollavano la via, che di
fatto è molto stretta e lunga circa
60 metri. I confrati hanno affermato che si sono fermati ad una decina di metri
dalla casa della Bagarella. Ma hanno fatto di più.
E cioè, cosa?
Dopo una riunione col parroco hanno stabilito per evitare
qualunque equivoco e strumentalizzazione che dal prossimo anno la processione
cambierà tragitto. Ieri sera nella riunione della Commissione di inchiesta da
istituita con la presenza del Vicario Generale i membri del Consiglio direttivo hanno presentato tutti
congiuntamente le dimissioni, al fine di agevolare ogni tipo di chiarimento e
non intralciare il normale percorso formativo che la Confraternita porta avanti
da anni secondo i suoi principi statutari e mi hanno chiesto di nominare un
Commissario.
Poi si è scoperto che la signora Bagarella, contrariamente a
quanto affermato, non era al balcone al passaggio della processione perché da
tempo lontano da Corleone. Dunque, tanto rumore per nulla?
Certo il rumore c’è stato e adesso possiamo definirlo eccessivo.
Sul nulla dobbiamo ancora vedere.
Perché?
Perché pur non volendo pensare che sia stato tutto architettato a
tavolino, tra l’altro per quanto mi consta non c’è un video, neppure amatoriale,
che attesti quanto accaduto, rimane il fatto si è creato un clamore che ha
scatenato, come in altre circostanze, una bagarre incontrollata e forse
incontrollabile che certo non ha giovato né alla città di Corleone né alla
chiesa di Monreale.
Lei però ha subito promesso maggiore vigilanza e se necessario
interventi più precisi?
Ribadisco che sono pronto a prendere provvedimenti se emergessero
inconfutabili responsabilità. Ma riaffermo anche il massimo impegno
nell’evitare che simili fatti possano riaccadere.
Ci può fare un esempio?
Per esempio ho fatto un decreto, già due anni fa, in cui dicevo
che una persona che fa parte di associazioni mafiose non può far parte di
Confraternite e questo perché c’è una incompatibilità fra il seguire Cristo e
il Vangelo e il seguire associazioni o famiglie mafiose.
E questo è sufficiente?
Come diocesi ci stiamo impegnando per la formazione spirituale dei
membri delle confraternite, che in alcuni paesi hanno molti giovani. A Monreale, ormai da due anni durante la Processione
col Crocifisso non c’è alcun problema e questo perché è stato concordato con le
Forze dell’Ordine non solo il percorso, ma sono state anche stabilite in
anticipo le soste, così da non dar adito ad alcun equivoco.
Ma rimane sempre il problema delle Confraternite. Sembra che in
simili circostanze sfuggano di mano o che si sottraggano ad un reale controllo
da parte della Curia. O no?
La maggior parte delle Confraternite aderiscono alla
Confederazione nazionale ed hanno svolto e svolgono un prezioso e originale
lavoro di educazione e trasmissione alla fede anche nella nostra Diocesi, dove
si sono intestate anche numerose attività di carattere sociale e caritativo.
Quindi evitiamo generalizzazioni. Colgo l’occasione per dire che avevamo già
programmato per il prossimo 2 luglio,
un convegno su “Confraternite e legalità” al quale abbiamo invitato un
magistrato. Noi vigiliamo, ma vogliamo, da una parte, che non ci sia alcuna
strumentalizzazione, dall’altra però dobbiamo evitare che nelle Confraternite
si insinuino persone che possono dare il sospetto di omaggiare qualche personaggio
mafioso e di alimentare la subcultura mafiosa.
Francesco Inguanti
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