Antonietta Bagarella |
Cassazione, Riina ha ancora contatti con
'corleonesi' Per questo gli è stato confermato il regime del carcere duro
Totò Riina ha tuttora una "elevatissima pericolosità sociale" e
la "capacità" di "mantenere i contatti con la cosca mafiosa di
appartenenza", quella dei sanguinari stragisti 'corleonesi'. Lo ha
sottolineato la Cassazione, nella sentenza 19811 depositata il dodici maggio,
confermando il carcere duro per l'ex capo di Cosa Nostra proprio in ragione dei
rapporti mai recisi e tuttora in corso con il suo clan che a Corleone ha la
'roccaforte' e continua a tributargli 'rispetto', come testimonia l'episodio
dell'inchino della processione di San Giovanni Evangelista avvenuto la scorsa
domenica davanti alla casa del boss, in Via Scorsone 24, mentre sua moglie
Ninetta Bagarella era affacciata al balcone.
Per queste ragioni la Suprema
Corte ha respinto il reclamo di Riina contro l'ordinanza del tribunale di
sorveglianza di Roma, che il 18 aprile 2014 aveva convalidato il decreto del
carcere duro emesso dal Guardasigilli il 26 novembre 2013. Il decreto prorogava
l'applicazione del 41 bis. Per i supremi giudici il provvedimento "dà
conto, esponendo una copiosa serie di precisi riferimenti ai dati desumibili da
tutti gli atti disponibili, della specifica valutazione circa la elevatissima
pericolosità sociale del Riina e, con un ragionamento adeguato, perviene, in
considerazione della mancanza di elementi significativi atti a denotare il
venir meno della capacita' del detenuto di mantenere i contatti con la cosca
mafiosa di appartenenza, alla conclusione del carattere attuale di tale
capacità e quindi della permanenza dei presupposti per l'applicazione" del
'carcere duro'. Cosi' il ricorso di Riina è stato dichiarato
"inammissibile" con condanna a pagare mille euro alla Cassa delle
Ammende.
L'ultima processione che ha attraversato le strade di Corleone si è fermata
per un "inchino" davanti alla casa dove abita Ninetta Bagarella, la
moglie del capo di Cosa Nostra Totò Riina. L'episodio, che risale a domenica
scorsa, viene ricostruito dal quotidiano La Repubblica. Il commissario di
polizia e il maresciallo dei carabinieri, che erano presenti, hanno subito
lasciato la processione inviando una relazione alla procura distrettuale
antimafia. Dai primi accertamenti è emerso che uno dei membri della
confraternita di San Giovanni Evangelista, Leoluca Grizzafi, è cugino di
secondo grado della Bagarella. Il parroco di Santa Maria, padre Domenico
Mancuso, si è detto amareggiato: "Ho ribadito alle forze dell'ordine che
non è mia usanza sostare davanti ai potenti o pseudo potenti quella non era una
sosta prestabilita, è accaduto. Mi rendo conto che ci voleva più
prudenza".
Duro il commento del vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi:
"Su episodi come questi non transigo. Ho già nominato una commissione
d'inchiesta, sono in attesa di una relazione.
Intanto, ho proposto al questore di Palermo di stilare un protocollo d'intesa, per prevenire altri episodi: propongo che d'ora in poi anche le soste delle processioni siano concordate con le forze dell'ordine, per evitare spiacevoli sorprese". Nei mesi scorsi, monsignor Pennisi aveva anche imposto alla confraternite di inserire nello statuto una clausola: "Nessun pregiudicato per mafia può far parte delle nostre associazioni".
Ma Leoluca Grizzaffi è incensurato.
Intanto, ho proposto al questore di Palermo di stilare un protocollo d'intesa, per prevenire altri episodi: propongo che d'ora in poi anche le soste delle processioni siano concordate con le forze dell'ordine, per evitare spiacevoli sorprese". Nei mesi scorsi, monsignor Pennisi aveva anche imposto alla confraternite di inserire nello statuto una clausola: "Nessun pregiudicato per mafia può far parte delle nostre associazioni".
Ma Leoluca Grizzaffi è incensurato.
ANSAPALERMO 04 giugno 2016
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