Un momento della commemorazione |
Campo: “La loro
sfida per i diritti è ancora la nostra sfida di oggi”
Palermo 22 giugno 2016 – Commemorati oggi a Partinico i dirigenti sindacali
Giuseppe Casarrubea e Vincenzo lo Jacono, colpiti a morte durante
l'assalto alla Camera del Lavoro di Partinico nella notte tra il 21 e 22 giugno
di 69 anni fa. Casarrubea morì sul colpo. Lo Jacono, ferito con trenta colpi di
arma da fuoco, morì dopo sei giorni, in ospedale. Sono stati prima deposti
due mazzi di fiori al cimitero, presso le loro tombe. Erano presenti il nipote
Maurizio Casarrubea e il figlio di Vincenzo, Francesco. Quindi, un corteo
con i gonfaloni del Comune, presenti il sindaco, il presidente del consiglio
comunale e i dirigenti della Cgil con lo striscione della Camera del Lavoro di
Partinico, è partito dalla sede sindacale, in via Roma, per recarsi al civico
321 di corso dei Mille, la vecchia sede della Camera del Lavoro teatro della
strage del 1947.
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In quella stessa notte avvennero anche gli assalti alle Camere
del Lavoro di Borgetto, Cinisi, Carini, Monreale e San Giuseppe Jato. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
Ad aprire la commemorazione è stato il segretario della Camera del Lavoro di
Partinico Pino Gagliano. “Quello di oggi è un appuntamento importante – ha
detto Dino Paternostro, responsabile Legalità della Cgil Palermo – Una tappa
del nostro calendario della memoria. Gli ideali per cui lottavano i nostri
dirigenti sindacali uccisi sono vivi e sempre attuali. Ancora oggi c'è lo
stesso bisogno di libertà e di democrazia. La strage di Partinico, con i mitra
e le bombe a mano, ad opera della banda Giuliano, aveva come scopo quello di
fermare il movimento di rinnovamento che si stava affermando con le lotte del
movimento contadino nell'Italia uscita dal ventennio fascista”.
“Siamo qui per ricordare la nostra appartenenza e l'identità del mondo del
lavoro, che ha pagato un prezzo di sangue altissimo – ha detto il segretario
della Cgil Palermo Enzo Campo, che ha concluso l'iniziativa - E
siamo qui per ricordare una verità storica ormai assodata, le lotte
organizzate dal movimento dei lavoratori, dal Pci e dal Psi. Quel Blocco del
popolo che si aggregò contro il Blocco sociale composto da Dc, agrari e
mafiosi, con la complicità di mondo religioso e magistratura, allora ben
distanti dai principi che ispirano la Chiesa di papa Francesco e l'azione della
magistratura dagli anni Ottanta e Novanta in poi. Bisogna avere il
coraggio di fare i conti fino in fondo con questa verità”. “La Cgil – ha
aggiunto Campo – vuole ricordare i suoi morti, i tanti sindacalisti uccisi
dagli anni '40, '50 '60, e segnare la continuità di questa storia con quella
dei carabinieri, dei poliziotti, dei magistrati, dei professori, dei
giornalisti uccisi per avere avuto la forza di ribellarsi al potere
politico-mafioso. A legare queste storie è il filo rosso del lavoro,
della libertà, dell'emancipazione, della dignità, della giustizia sociale. La
nostra non è una storia di parte: siamo qui per far sì che sia la storia di
tutti”. “Oggi a Partinico, così come a Borgetto e a Balestrate – ha proseguito
Campo - la mafia non è stata ancora sconfitta, ma c'è anche un forte
movimento antimafia che continua le lotte portate avanti dai nostri dirigenti
sindacali, e da altri, come Danilo Dolci, per il rispetto dei diritti. Ancora
come allora è il lavoro al centro. I nostri giovani emigrano non più con
la valigia di cartone ma con i voli low cost. Partinico è al buio, i negozi
chiudono, le attività sono in crisi. Non può essere solo l'amministrazione
comunale a dare risposte. Noi siamo qui per continuare la sfida, come
Cgil stiamo proponendo un nuovo Statuto dei lavoratori che parla a 24
milioni di italiani che vivono di lavoro e che mette al centro i diritti”.
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