Un momento della cerimonia |
Con
l’intitolazione dell’Istituto Comprensivo “gia’ F. Crispi” al “Maestro Lorenzo
Panepinto” si sono aperte ieri mattina a S. Stefano Quisquina le Giornate della
Legalità e della Memoria istituzionalizzate dall’Amministrazione Comunale che
ha voluto, ancora, ribadire l’obbiettivo di istruire le nuove generazioni in un
processo di educazione che abbia nella legalità il suo imprescindibile valore
di riferimento. Dopo la visita al cimitero comunale, alla inaugurazione della
targa con la nuova denominazione dell’istituto, è stato presentato dagli alunni
il progetto “Il fresco profumo della libertà”.
Ai saluti
del Sindaco Francesco Cacciatore, del Presidente del Consiglio Enzo Greco e del
Dirigente Scolastico Francesco Catalano, sono seguiti gli interventi del
Prefetto Nicola Diomede, del Provveditore agli studi Raffaele Zarbo, del
sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Marrone, del Comandante
Provinciale del Carabinieri Col. Mario Mettifogo. La manifestazione, conclusasi
con l’intervento dell’on. Margherita La Rocca Ruvolo, vice presidente della
Commissione Regionale Antimafia, ha registrato la presenza dei dirigenti
scolastici, dei sindaci e delle autorità civili, militari e religiose del
territorio.
Lorenzo Panepinto |
BIOGRAFIA
DI LORENZO PANEPINTO
Nato a Santo Stefano Quisquina, comune siciliano in provincia di Agrigento, il 4 gennaio 1865 da Federico ed Angela Susinno, Lorenzo Panepinto fu un maestro elementare ed un artista: una sua grande passione, infatti, era la pittura; l'altra era la politica. La cominciò a praticare dal 1889: in tale anno fu eletto consigliere comunale nel gruppo dei democratici mazziniani, mettendo in minoranza il gruppo fino ad allora predominante dei liberal-moderati. Questi ultimi reagirono con veemenza, facendo sciogliere il consiglio comunale ed insediando il regio commissario Roncourt: tuttavia egli, nonostante la condotta partigiana, non riuscì ad impedire una seconda sconfitta dei conservatori nelle elezioni svoltesi nel mese di agosto 1890. Il governo del marchese Antonio di Rudinì commissariò nuovamente il comune e Lorenzo Panepinto si dimise per protesta, dedicandosi solamente all'insegnamento e alla pittura.
Nato a Santo Stefano Quisquina, comune siciliano in provincia di Agrigento, il 4 gennaio 1865 da Federico ed Angela Susinno, Lorenzo Panepinto fu un maestro elementare ed un artista: una sua grande passione, infatti, era la pittura; l'altra era la politica. La cominciò a praticare dal 1889: in tale anno fu eletto consigliere comunale nel gruppo dei democratici mazziniani, mettendo in minoranza il gruppo fino ad allora predominante dei liberal-moderati. Questi ultimi reagirono con veemenza, facendo sciogliere il consiglio comunale ed insediando il regio commissario Roncourt: tuttavia egli, nonostante la condotta partigiana, non riuscì ad impedire una seconda sconfitta dei conservatori nelle elezioni svoltesi nel mese di agosto 1890. Il governo del marchese Antonio di Rudinì commissariò nuovamente il comune e Lorenzo Panepinto si dimise per protesta, dedicandosi solamente all'insegnamento e alla pittura.
Successivamente si sposò e si trasferì
a Napoli; al ritorno in Sicilia (1893),
notò lo stato di subbuglio causato dal movimento dei Fasci siciliani. Decise pertanto di
fondare il Fascio di Santo Stefano Quisquina, sciolto dopo appena pochi mesi
dal governo del riberese Francesco Crispi, che represse tutti i
Fasci dell'isola. Negli stessi anni aderisce al Partito
Socialista Italiano. In seguito fu licenziato dal comune dal posto
di maestro elementare per rappresaglia politica: non si scoraggiò, continuò i
suoi studi pedagogici e di metologia didattica e pubblicò due volumi nel 1897.
All'inizio del XX secolo, alla ripresa degli scioperi
agricoli, Panepinto si affiancò ad alcuni dirigenti, come Bernardino Verro di Corleone e Nicola Alongi di Prizzi, insieme
ai quali progettò un cambiamento di strategia politica, puntando a dare ai
contadini gli strumenti delle cooperative agricole e delle Casse Agrarie, per
emarginare i gabelloti dei feudi. Nel 1907 si trasferì in America, ma ritornò nuovamente al suo paese
appena un anno dopo. Il 16 maggio 1911 venne assassinato a Santo Stefano
Quisquina, proprio davanti l'ingresso di casa sua, con due colpi di fucile al
petto.
Nell'ottobre del 1920,
i socialisti di Santo Stefano di Quisquina riuscirono a riconquistare il
municipio, eleggendo sindaco Giuseppe Cammarata, amico e collaboratore di
Panepinto, che continuò le sue battaglie.
La sua fu una figura paradigmatica dei
sindacalismo agrario per tutti i comuni dell'area dei monti Sicani.
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