Emigrati siciliani in stazione |
“La storia vergognosa” il sequel “necessario” del primo
cortometraggio di Nella Condorelli riannoda il filo di una vicenda dimenticata,
ricostruendo un aspetto poco indagato dell’emigrazione fine ‘800. Condorelli ha
seguito le tracce di uomini e donne dei Fasci siciliani dei Lavoratori, forzati
ad emigrare verso le Americhe dopo la repressione sanguinosa del movimento; e
ne ha ricostruito le storie di vita e destini collettivi da una riva all’altra
dell’oceano. La presentazione del progetto cinematografico venerdì 20 maggio,
alle 11,50 a Villa San Giovanni, ad Erice (TP), nel corso del meeting
internazionale Fourth International Conference on Mediterranean Studies - The
Mediterranean as Lived and Dreamed by Insiders and Outsiders, organizzato
dall’Indiana University e dal professor Antonio C. Vitti con la collaborazione
di Anthony Julian Tamburri, Jerry Pilarski e Pinola Savalli.
Nel 2013 la
giornalista e documentarista Nella Condorelli ha girato “1893. L'inchiesta”,
film documentario che ricostruisce per la prima volta, la vicenda dimenticata
dei Fasci siciliani dei Lavoratori. Tra il 1890 ed il 1910 più di cinque
milioni di persone partirono dall’Italia verso la Americhe. E’ la prima grande
ondata migratoria della storia nazionale, composta soprattutto da miseri
contadini, piccoli artigiani, uomini e donne, che partivano dal Sud, dalla
Sicilia. Definiti “no white” nei registri di Ellis Island, non erano su un
gradino più alto rispetto agli schiavi liberati dalle piantagioni, non erano
amati e neanche sopportati. “Ho deciso di lavorare a questo soggetto perché
alla fine di ogni proiezione del mio precedente documentario “1893.
L’inchiesta” il pubblico mi pone sempre la stessa domanda: che fine fecero le
migliaia di contadini, uomini e donne, che animarono in Sicilia i Fasci dei
Lavoratori, il primo sciopero organizzato per i diritti del lavoro dell’Italia
unita? – spiega Nella Condorelli – Per questo ho deciso di approfondire la
vicenda, e ho cominciato a seguire le tracce lasciate da lettere, documenti
ufficiali, certificati di matrimonio o di morte”.
Nessun commento:
Posta un commento