Sonia Grechi davanti alla tomba del nonno Calogero Cangelosi a Camporeale |
di SONIA GRECHI*
Quello di oggi per me è un giorno di
grande commozione e orgoglio. Mi sento onorata di essere qui, in Sicilia e a
Camporeale, con tutti voi, una meravigliosa terra che dette i natali a mio
nonno, Calogero Cangelosi e dove lui visse, amandola più della sua stessa vita.
L’obiettivo della giornata della memoria è quello di non dimenticare e di
mantenere vivo il ricordo di persone straordinarie e indomite come lui che
hanno avuto il coraggio di compiere sacrifici estremi perché si potesse
diffondere il profumo della libertà, la stessa che si oppone al compromesso
morale dell’indifferenza e della contiguità e quindi della complicità. Spesso,
guardando mio figlio, penso a quale
futuro stiamo preparando per le generazioni come la sua, la stessa degli alunni
che oggi sono con noi.
Un mondo in cui di esempi negativi troviamo piene le
cronache; orrori, massacri, egoismo imperante, mancanza di ideali, assenza di
solidi punti di riferimento, insomma, una deriva dilagante. Tutto il contrario
del messaggio di cui invece vogliamo essere portatori oggi, in questa terra ove sono vissuti personaggi come mio
nonno; esempio fulgido di cosa significhi amare un ideale oltre la propria
esistenza, vivere e praticare la pace tra gli uomini, esercitare l’aiuto
reciproco, dissetare dalla sete di giustizia. Oggi le parole d’ordine che siamo
chiamati a declinare sono tre;
sensibilizzazione, conoscenza e riconoscenza. Sensibilizzazione dei
giovani nella lotta alle mafie che passa attraverso la conoscenza di esempi
come quello del nonno Calogero a cui, insieme a chi ha perduto la vita per mano
della mafia, essere riconoscenti. Ho sempre vivi e vividi nella mente i
racconti di mia nonna Francesca; quando parlava di lui scoppiava a piangere
lacerata dal dolore lancinante di una perdita troppo prematura e per lei
incomprensibile, e un amore senza barriere a tal punto di essergli fedele per
tutta la vita, nonostante le comprensibili difficoltà che ne hanno costellato
il percorso esistenziale. Pensate che mia mamma Vita aveva solamente due mesi
quando la brutalità degli uomini le sottrasse per sempre il padre. A lei, come
agli altri tre figli, Francesca, Giuseppe e Michela è mancata questa figura al fianco nel
percorso di una non semplice esistenza. Descrivere lo stato d’animo odierno è
molto difficile. Una emozione fortissima ed unica si è impadronita di me nel
ricordare con tutti voi mio nonno, i sacrifici che ha fatto inseguendo un unico
obiettivo; la libertà per la gente di Camporeale e lo smarcarsi dal giogo della
oppressione mafiosa. Ringrazio per
questa giornata, per la disponibilità e passione nel voler ricordare ogni anno
tutte le vittime di mafia in questa terra meravigliosa di Sicilia il segretario
generale della Camera del Lavoro di Palermo e compagno, Enzo Campo, che ho
avuto l’onore di conoscere alla Conferenza di Organizzazione di Roma nel
settembre 2015; la sua stretta di mano mi trasmise nell’immediatezza positività
e fiducia. La mia gratitudine si estende al compagno Dino Paternostro, del
Dipartimento Legalità della CGIL di Palermo, con il quale ho contatti da circa
un anno ed oggi, finalmente, ho il piacere di incontrare personalmente. Esprimo
gratitudine al sindaco di Camporeale, Vincenzo Cacioppo che ha dato la massima
disponibilità perché questo evento avesse l’avallo istituzionale e fosse
accolto nella più importante assise cittadina, la sala consiliare. Un grazie
anche al dirigente scolastico e agli alunni dell’Istituto Comprensivo di
Camporeale perché quella di oggi sia per loro una giornata di studio e di
impegno. Permettetemi di rivolgere un deferente saluto al segretario generale
della FILLEA CGIL di Palermo, il compagno Francesco Piastra, per il grande
impegno con cui ha organizzato questa commemorazione. Infine, una digressione personale. Sono grata alla
mia famiglia ed in particolare a mio figlio Gabriel per aver condiviso con me
il ricordo del bisnonno, sperando di avergli trasmesso l’orgoglio che nutro nei
suoi confronti, ed a mio marito, Carlo Sestini, per avermi sempre sostenuta e
incoraggiata a tenere alto il lascito morale e ideale di nonno Calogero
Permettetemi
uno sfogo e un appello allo Stato Italiano perché sia fatta giustizia e perché
chi ha scientemente deciso di perdere la vita nel nome delle proprie idee e dei
propri ideali per mano della mafia ne venga riconosciuto vittima. Quattro
giorni il suo corpo stette in casa nell’attesa vana che un magistrato si
degnasse di venire a compiere le formalità di rito. Più volte la vedova ha
cercato giustizia per sé e per i propri figli, ma mai nessuno ha intentato o
imbastito un processo per quella morte. E se i colpevoli e i mandanti la
giustizia degli uomini non potrà condannare, nutro la speranza che la memoria
non scolori e anzi rifulga di luce propria rendendo immortale quel gesto
compiuto, non da un eroe ma da una persona semplice come tanti altri e per tale
ragione unica, che ha sacrificato la sua vita e condizionato quella di altri
per le sue idee di libertà e giustizia, ideali che sono oggi e saranno domani
alla base di una società emancipata ed evoluta, in cui l’essere umano torni ad
esserne il centro.
* Sonia
Grechi
nipote di Calogero Cangelosi
Primo aprile 2016
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