di Matteo
Finco e Alberto Spampinato
Questa rassegna mensile delle intimidazioni in Italia è realizzata da Ossigeno per l’Informazione per il Centro Europeo per la Libertà di Informazione e di Stampa di Lipsia (ECPMF), con il sostegno dell’Unione Europea. A marzo del 2016 si sono verificati in Italia numerosi episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. Quindici sono stati documentati da Ossigeno. Ma ci sono state anche due importanti novità che fanno sperare in un maggiore impegno delle autorità per assicurare una più adeguata protezione ai giornalisti italiani che subiscono minacce e abusi da chi vuole ostacolare il loro lavoro.
Questa rassegna mensile delle intimidazioni in Italia è realizzata da Ossigeno per l’Informazione per il Centro Europeo per la Libertà di Informazione e di Stampa di Lipsia (ECPMF), con il sostegno dell’Unione Europea. A marzo del 2016 si sono verificati in Italia numerosi episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. Quindici sono stati documentati da Ossigeno. Ma ci sono state anche due importanti novità che fanno sperare in un maggiore impegno delle autorità per assicurare una più adeguata protezione ai giornalisti italiani che subiscono minacce e abusi da chi vuole ostacolare il loro lavoro.
La prima
viene dalla Camera dei Deputati che il 3 marzo ha approvato con un voto unanime
la Relazione presentata dalla Commissione Parlamentare Antimafia a conclusione
di un’indagine parlamentare senza precedenti “sullo stato dell’informazione e
sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie”. Anche la seconda
novità positiva viene dalla Camera dei Deputati che, qualche giorno dopo, ha
approvato una norma attesa da tempo che – quando entrerà in vigore – scoraggerà
le iniziative giudiziarie strumentali di chi chiede pretestuosamente
risarcimenti in denaro ai giornalisti accusandoli di diffamazione senza un
fondato motivo. Questo abuso del diritto è frequente ma è punito molto
raramente e perciò è da tempo uno degli strumenti intimidatori più
praticati in Italia per bloccare la pubblicazione di notizie sgradite.
Ci vorrà
tempo perché queste novità entrino in vigore. Ciò non toglie che questi voti
del Parlamento sono due pietre miliari. Segnalano che il muro delle
inadempienze pubbliche si sta sgretolando e che non è stato inutile il lavoro
solitario che Ossigeno per l’Informazione svolge da dieci anni
per rappresentare una limitazione della libertà di informazione che in Italia è
grave e insostenibile, per portare all’attenzione pubblica un fenomeno che i
media continuano in gran parte ad oscurare. Lentamente, silenziosamente i dati
oggettivi e le analisi di Ossigeno hanno innescato un processo politico
positivo che è la premessa per affrontare e risolvere il problema. Ancora
qualche settimana fa la svolta appariva poco probabile e ancora oggi molti non
ne hanno compreso la portata. Certamente ulteriori incertezze ed
esitazioni politiche saranno inevitabili, ci vorrà ancora pazienza e tenacia,
ma quando imbocca la strada gusta e si avvia un processo politico, prima o poi
si arriva ai risultati concreti.
L’ostacolo
più grande era rappresentato proprio dalla negazione del problema, dalla sua
grave sottovalutazione. “Queste cose non accadono in italia”, ci dicevano. Gran
parte delle energie di Ossigeno sono state spese proprio per superare questa
obiezione, falsa, infondate, ma molto solida. Se si pensa a tutto questo
si comprende perché questi passi del Parlamento e del Governo, che si
aggiungono ad altri dell’ultimo anno, più timidi ma altrettanto significativi,
sono così importanti. Con queste votazioni, il Parlamento – e il governo che ha
espresso parere favorevole – finalmente hanno ammesso nel modo più formale e
solenne che il problema sollevato da Ossigeno esiste e deve
essere affrontato con urgenti modifiche legislative, per difendere il
diritto dei giornalisti di fare il loro lavoro senza rimetterci la vita o il
patrimonio e, allo stesso tempo, per difendere il diritto dei cittadini di
ricevere informazioni.
Che questi
interventi sono necessari e urgenti lo dice chiaramente la Relazione
dell’Antimafia, e con il suo voto la Camera dei Deputati ha condiviso questa
valutazione. L’urgenza, del resto, è dimostrata tutti i giorni dalle cronache
di Ossigeno, che continuano a proporre drammatici episodi di
minacce e di abusi contro i giornalisti.
Alcuni di
questi episodi sono di estrema gravità. Dimostrano l’intolleranza diffusa per
una informazione libera ed autonoma. A volte dimostrano anche che lo spirito di
vendetta, la voglia di infliggere punizioni esemplari ai giornalisti sgraditi
sembra prevalere perfino sulla giurisprudenza che, che come tutti sano,
raccomanda di comprendere le particolari difficoltà del lavoro giornalistico e
punizioni eque per chi sbaglia, tali da non impedire la prosecuzione
dell’attività giornalistica. Ossigeno condivide queste raccomandazioni è
segnala perciò come un fatto grave la decisione giudiziaria di vendere all’asta
un giornale storico condannato per diffamazione a mezzo stampa a versare un
ingente risarcimento. E’ accaduto il 9 febbraio 2016, quando il Tribunale di
Napoli, per trovare i soldi del risarcimento dovuto al querelante, ha deciso di
procedere entro 90 giorni alla vendita all’asta della Voce delle Voci,
una testata che per oltre trent’anni ha pubblicato importanti inchieste sulla
criminalità e la corruzione. Ossigeno aveva già segnalato il
fatto abnorme che la condanna per diffamazione avesse causato la sospensione
delle pubblicazioni e il pignoramento delle risorse personali dei redattori.
Un fenomeno
che a marzo si è ripetuto varie volte riguarda le intimidazioni e le
discriminazioni nei confronti dei cronisti sportivi. Molti giornalisti che
coprono le notizie in questo settore sono considerati dei propagandisti dalle
società sportive. Alcune importanti società ritengono che i giornalisti del
settore debbano propalare acriticamente le loro comunicazioni e discriminano o
puniscono (a volte con l’aiuto di tifosi violenti) chi invece di fare
propaganda racconta i fatti in modo critico, com’è dovere dei giornalisti. Le
reazioni delle autorità sportive finora non sono state quelle necessarie per
scoraggiare queste manifestazioni.
Il voto del parlamento e il contributo di Ossigeno
Ossigeno rivendica
con orgoglio il merito di avere contribuito in modo rilevante a destare
l’attenzione delle istituzioni e a giungere al risultato politico ottenuto con
il consenso della Camera dei Deputati alla Relazione della Commissione
Antimafia sui giornalisti minacciati. Infatti, i dati sul fenomeno prodotti da
Ossigeno hanno dato lo spunto all’indagine svolta dalla Commissione
Parlamentare, che si è avvalsa anche di una ricerca ad hoc di
Ossigeno sulle minacce e le intimidazioni ai danni degli operatori dell’informazione.
Le proposte approvate suggeriscono di proteggere penalmente l’esercizio del
diritto di cronaca e di espressione, di frenare l’uso strumentale e
intimidatorio delle querele per diffamazione e delle cause per danni nei
confronti di testate e giornalisti, di regolare la responsabilità patrimoniale
degli editori nei confronti dei loro dipendenti processati per diffamazione, di
superare la grave precarietà retributiva e contrattuale in cui versa la gran
parte dei giornalisti italiani.
“Questa, in cinquant’anni
– ha commentato l’onorevole Claudio Fava, il parlamentare che ha guidato
l’indagine dell’Antimafia – è la prima relazione che coglie i segni del
rapporto tra mafia e informazione”. Ora, ha aggiunto, occorre promuovere una
solidarietà “attiva, concreta, manifesta, materiale, ai tanti, troppi
giornalisti che rischiano la pelle. Tutti noi dovremmo raccontare ciò che hanno
raccontato, ciò per cui sono stati minacciati”.
Riforma del processo civile
In futuro
potrebbe risultare costoso rivolgersi a un giudice senza avere un motivo
fondato per chiedere un risarcimento danni . Lo prevede un disegno di legge
delega che riforma il processo civile, approvato dalla Camera e ora in attesa
del voto del Senato. Quando sarà approvato sarà più rischioso di adesso
approfittare della giustizia per mettere in difficoltà qualcuno (non soltanto i
giornalisti) attraverso richieste di danni basate su motivazioni e presupposti
infondati o temerari. In base alla riforma, quando ravviserà malafede
nell’azione del promotore della causa, il giudice potrà condannarlo a
versare alla controparte una somma che potrà essere determinata “tra il doppio
e il quintuplo delle spese legali liquidate”. Chi agisce in “mala fede o colpa
grave” rischia inoltre di pagare una sanzione pecuniaria in favore della Cassa
delle ammende (un ente pubblico che finanzia il reinserimento e l’assistenza ai
detenuti e alle loro famiglie), dal valore crescente nei diversi gradi di
giudizio. Le norme in materia esistono già ma sono raramente applicate.
Le minacce
Sport – Il 9
marzo, davanti a un campo sportivo di Palermo, due tifosi di una squadra di
calcio hanno aggredito Michele Sardo, cronista freelance: si sono
impossessati del telefonino con il quale stava facendo riprese
video, lo hanno spintonato, lo hanno colpito in volto, e poi hanno cantato in
coro: “Giornalisti pezzi di merda”.
Il 26
febbraio un tifoso della squadra di calcio Piacenza (che
partecipa al campionato non professionistico), ha costretto un collaboratore
del quotidiano Libertà ad abbandonare la sala in cui si
svolgeva una conferenza stampa, presso lo stadio della città emiliana. Il
giornalista ha resistito, ma quando l’ultrà si è sfilato i guanti e ha sferrato
un pugno su un tavolo, ha giudicato saggio andarsene. La società ha condannato
l’episodio con un nota scritta.
Sebastiano
Vernazza, giornalista della La Gazzetta dello Sport, principale
quotidiano sportivo nazionale, è stato il bersaglio di canti, slogan e di una
scritta offensiva (“Vernazza orfano di cervello”) mostrata su uno striscione. È
accaduto il 5 marzo a Milano, davanti alla sede del quotidiano. Gli autori
sono circa cinquanta tifosi dell’Atalanta, squadra di calcio di Bergamo,
contrariati per un articolo che criticava il comportamento di alcuni genitori
che avevano portato i loro figli a un corteo di solidarietà per un capo ultrà
che, a causa della sua condotta violenta, viene sorvegliato dalle forze
dell’ordine.
Tre cronisti
delle agenzie di stampa Adnkronos, Askanews e Agi Sicilia
il 18 marzo sono stati esclusi da un incontro con la stampa che si è
svolto all’interno di un albergo di Palermo, con l’ex presidente del Consiglio
e proprietario della squadra di calcio del Milan, Silvio Berlusconi. Gli
organizzatori hanno spiegato che l’accesso era riservato ai cronisti dei telegiornali,
definiti dallo staff di Berlusconi “ospiti graditi”.
Altre
aggressioni
Messina –
Nella piazza del Municipio di Messina, in Sicilia, il 5 marzo Giuseppe Bevacqua
e Alessandro Silipigni, videoperatori dell’emittente locale Tirreno
Sat stavano effettuando riprese video per realizzare un servizio
giornalistico sul disagio sociale. Sono stati aggrediti, insultati e minacciati
da un giovane, che ha danneggiato le loro attrezzature. Tre giorni dopo
Bevacqua ha trovato la scritta “giornalisti infami” sul muro antistante
la sua abitazione. Una settimana dopo, un volantino firmato “Anonimi
ribelli”, è stato affisso nei pressi del Municipio della città. Due copie di un
secondo volantino, firmato “mine vaganti da rieducare”, che scredita il lavoro
dei giornalisti, sono state invece trovate a una fermata del tram e nei pressi
della casa di Bevacqua.
Massa
Carrara – Il 19 marzo, Andrea Agresti, inviato della nota trasmissione
televisiva Le Iene, è stato colpito in volto da una donna che egli
cercava di intervistare nell’ambito di un servizio sul rilascio di finti
permessi di soggiorno.
Napoli –
Insulti – Il 12 marzo alcuni sostenitori del candidato sindaco Antonio
Bassolino (in passato sindaco della città, ministro della Repubblica e
presidente della Regione Campania) hanno aggredito e insultato alcuni
giornalisti, fotografi e cameraman. La causa sembra sia stata la presenza a una
manifestazione promossa dal politico di alcuni ex operai della Fiat vestiti da
Pulcinella (figura teatrale della Commedia dell’Arte, caratterizzata
dall’ironia e dall’abitudine a prendersi gioco dei potenti).
Sardegna –
Andrea Scano, giornalista de L’Unione Sarda, il 24 febbraio ha
ricevuto sul suo numero di telefono personale tre messaggi diffamatori e
minacciosi spediti da un rappresentante sindacale
dell’azienda metallurgica Eurallumina di Carbonia, della quale il cronista
si era occupato il giorno prima, riferendo le preoccupazioni di alcune
associazioni ambientaliste per i risultati di una ricerca sull’inquinamento
della città. Nei giorni successivi l’episodio è stato chiarito con le
scuse del sindacalista e il giornalista ha rinunciato a denunciare l’episodio
alla magistratura.
Querele
Antonio
Borriello, consigliere comunale a Napoli, ha incaricato i suoi avvocati di
querelare per diffamazione la testata giornalistica online FanPage . Il
giornale aveva pubblicato sul suo sito web per un video che mostra lo
stesso Borriello mentre consegna delle monete a persone in procinto di votare
ai seggi organizzati dal Partito Democratico per scegliere il candidato
sindaco. Secondo la ricostruzione dei tre giornalisti della testata (Antonio
Musella, Peppe Pace, Alessio Viscardi), in cambio degli euro, il consigliere
avrebbe chiesto di esprimere a una determinata preferenza per una
candidata. Musella e Pace sono stati protagonisti anche di un altro
episodio. Il 16 marzo, mentre documentavano una protesta contro la
delocalizzazione di una fabbrica, sono stati aggrediti verbalmente e picchiati
da alcuni lavoratori di una fonderia a Fratta (Salerno), i quali hanno
attaccato anche i manifestanti e cercato di distruggere le attrezzature dei due
cronisti.
L’Inps
(Istituto nazionale per la previdenza sociale ) ha annunciato che querelerà il
quotidiano Libero per alcuni articoli del giornalista Giacomo
Amadori, che tra il 2015 e il 2016 ha raccontato una vicenda su cui indaga la
magistratura, su contributi previdenziali non pagati da parte
della compagnia elettrica pubblica Enel per circa quindicimila lavoratori.
Altre
notizie
Il Tribunale
di Milano ha deciso che Filippo Roma, inviato della trasmissione Le
Iene, dovrà risarcire con 52mila euro una giornalista, i direttori dei
periodici Nuovo e Diva e Donna e l’editore
Cairo, per aver realizzato dei servizi nei quali ha messo in dubbio la
veridicità di alcune interviste a personaggi dello spettacolo pubblicati dalle
due testate .
Gianlugi
Nuzzi, noto giornalista (fra l’altro imputato in Vaticano – insieme a Emiliano
Fittipaldi – in un processo per divulgazione di notizie e documenti
riservati) e Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero,
sono stati condannati a 10 mesi di carcere per il reato di calunnia. Secondo il
giudice, nei loro articoli hanno accusato, pur sapendolo innocente, un
dirigente della catena di supermercati Coop Lombardia di aver spiato i
dipendenti con telecamere nascoste e intercettazioni ambientali. Per Nuzzi la
pena è stata sospesa, mentre per Belpietro convertita in “libertà controllata”.
Il Tribunale
di Roma ha rigettato la querela del gruppo Mediaset nei
confronti de Il Fatto Quotidiano per un articolo del 2012,
condannando l’azienda di comunicazioni a pagare settemila euro per le spese
legali sostenute dal giornale, dal direttore Antonio Padellaro e da Carlo
Tecce, autore dell’articolo.
Dopo quattro
processi, la Corte di Appello ha assolto in via definitiva Pino Belleri, ex
direttore del settimanale Oggi, condannato in primo grado a cinque
mesi di reclusione (pena sospesa) e 10mila euro di risarcimento per
ricettazione, a causa di quindici foto che ritraevano l’ex presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi in compagnia di un gruppo di ragazze, ospiti nella
sua residenza privata di Villa Certosa, in Sardegna.
I numeri di marzo
A marzo del
2016, Ossigeno per l’Informazione ha segnalato 15 episodi
di minacce e intimidazioni nei confronti di operatori dell’informazione. Il
Contatore, che registra nella Tabella delle vittime di intimidazioni e abusi i
casi accertati dal 2006, raggiunge così quota 2792. Dal 1 gennaio
2016 sono stati aggiunti alla Tabella 119 nomi.
Le tipologie
di intimidazione comprendono: aggressioni, lettere minatorie, scritte e
striscioni offensivi, querele per diffamazione ritenute pretestuose.
Secondo le
stime di Ossigeno per ogni intimidazione conosciuta e
documentata almeno altre dieci restano ignote anche all’Osservatorio, perché le
vittime non hanno la forza di renderle pubbliche.
Link ai casi di minaccia e intimidazione
È successo a
un collaboratore del quotidiano Libertà. Solidarietà per l’accaduto
è stata espressa dal sindacato dei giornalisti dell’Emilia e dal cdr
Sarebbero
stati inviati da un sindacalista ad Andrea Scano che ha riferito le
preoccupazioni degli ambientalisti per l’apertura della centrale a Carbone.
Solidarietà da Odg e Assostampa
È accaduto
sabato 5 marzo 2016 nella piazza del Municipio. Giuseppe Bevacqua e Alessandro
Silipigni stavano girando un servizio per Tirreno Sat
Antonio
Borriello considera un’aggressione il video pubblicato il 7 marzo 2016 che lo
mostra mentre dà denaro a persone che si accingono a votare
Una
cinquantina di tifosi giunti a Milano da Bergamo ha offeso Sebastiano Vernazza
e lanciato fumogeni per protestare. Solidarietà da cdr, Ussi e Alg
L’istituto
di previdenza considera diffamatori alcuni articoli del giornalista Giacomo
Amadori, su mancati versamenti dell’ENEL per gli esodati
Coinvolti
anche alcuni fotografi e cameraman. L’episodio a margine di un incontro
all’Augusteo con il politico. Intervenuto il sindacato campano
Tentano di
sottrargli il videotelefono e lo aggrediscono davanti i cancelli dello stadio.
Cori d’insulti dagli altri ultras. Dura condanna dell’Odg della Sicilia
Antonio
Musella e Peppe Pace (FanPage) stavano documentando la protesta per
chiedere la delocalizzazione delle Fonderie Pisano. Solidarietà da Odg e Sugc
Sono stati
ritrovati il 12 e il 13 marzo 2016. In uno c’è un riferimento all’aggressione
di Bevacqua e Silipigni. Condanna dall’Odg Sicilia. Intervenuto il Prefetto
Sono
giornalisti di Adnkronos, Askanews e Agi Sicilia.
Intervenuti Unci e Assostampa regionale. Zingales: “Alcuni politici stilano
graduatorie di gradimento”
Andrea
Agresti è stato colpito in volto mentre provava a realizzare un servizio sul
rilascio di finti permessi di soggiorno. Solidarietà dal sindaco della città
MF ASP
3 aprile 2016
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