Una buona notizia e
un’amarezza. La buona notizia è che, stamani, al termine di
un dibattito iniziato nel pomeriggio di ieri, il Senato ha
approvato il ddl numero 1894, quello che, prima firmataria la senatrice del
Partito democratico Nerina Dirindin, istituisce la Giornata della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie il 21 marzo. Il calendario
laico del paese, dunque, si arricchisce di una celebrazione che riconosce le
vittime di quella guerra mai dichiarata che, pure, ha prodotto in Italia quasi
mille morti. L’amarezza sta nel fatto che la discussione ha generato più
d’una polemica in seno al parlamento: sul ruolo della memoria, sull’azione
determinante delle associazioni antimafia, sulla definizione di “vittime
innocenti”. Che, alla fine, è stata rimossa.
La sutura tra Stato e cittadini. A spiegare il senso
del ddl a Palazzo Madama, il relatore della legge, Francesco Campanella.
“Dobbiamo assolutamente evitare di riservare a questo tema solo una
celebrazione, effettuando, attraverso tale celebrazione, una sorta di rimozione
di fatto”, ha spiegato il rappresentante de L’Altra Europa per Tsipras. Le
parole di Campanella richiamano alla necessità che la politica s’assuma
un impegno concreto, dando risposta non solo formale ma pratica a quei
cittadini che “si sentono a rischio, nel momento in cui denunciano, e ancora
oggi sono sotto la pressione della criminalità organizzata, che ha trovato, in
un’alleanza con lati oscuri della grande impresa del nostro Paese, degli
elementi di sinergia”. La Giornata della memoria, dunque, non come mero atto simbolico,
ma come “sutura tra la società civile, che lotta contro la mafia, e lo Stato,
che si mette correttamente alla sua testa”.
Polemiche leghiste. A dare la stura alle polemiche, Roberto
Calderoli. A provocare i mal di pancia del senatore della Lega Nord, la
definizione di “vittime innocenti”. Critica che l’esponente del carroccio aveva
sintetizzato in un emendamento, l’1.104, inizialmente respinto e poi, in un
secondo momento, approvato. “Sono andato a leggere la definizione di «vittime
della mafia», secondo la quale «per vittime della mafia si intendono le persone
fisiche decedute o che hanno riportato lesioni a causa di eventi di matrice
criminosa di stampo mafioso. Sono altresì vittime della mafia anche le persone
giuridiche che hanno subito atti da parte della criminalità organizzata di
stampo mafioso. In entrambi i casi il riconoscimento dello status di vittima della mafia non può
prescindere dall’esser estraneo a tale ambiente criminale»”, l’illustrazione di
Calderoli. Formalità, dunque. Appigli lessicali da cui le polemiche
conseguenti. Duro, in particolare, il muro eretto nei confronti di Libera, cui
Calderoli in un primo momento allude velatamente denunciando la presenza di
“una serie di associazioni, le più varie al mondo, che si occupano di vittime
degli incidenti stradali, di vittime del terrorismo, di vittime di ogni tipo di
evento, mi chiedo quindi, dato che nella definizione dello status di vittima della mafia è già esclusa
l’appartenenza o la vicinanza alla criminalità organizzata, se vi sia bisogno
di aggiungere il termine «innocenti» a quello che è già scritto, per tabulas, per esempio, nel testo che istituisce il Commissariato per il riparto del
Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. È
come dire che oggi è una giornata bella più
bellissima: impariamo a scrivere le leggi come si deve”. E che, poi, attacca
frontalmente in due momenti, con tanto di dose rincarata sulla mortificazione
del ruolo del Parlamento. Prima dicendo che “questa modifica è subentrata
perché la Giornata del ricordo delle vittime della mafia ha subito una
trasformazione nel senso di quella che è la definizione stigmatizzata
dall’associazione Libera. Come Libera ha introdotto il termine innocenti, siamo
andati ad aggiungerlo anche noi” e dunque che “le poche leggi che abbiamo
affrontato non sono di iniziativa parlamentare ma provengono dalle varie
associazioni: dall’associazione per le vittime della strada, per cui abbiamo
approvato la legge sull’omicidio stradale, dall’associazione Libera, per cui
istituiamo la Giornata delle vittime delle mafie, fino al taglio dei vitalizi
dei parlamentari, voluto sempre da Libera, che effettua queste pressioni. Ma il
nostro Senato potrà o no, tornare ad avere una propria sovranità, perlomeno in
termini di ortografia?”.
La scia. Sulla scia tracciata da Calderoli,
si pone subito quasi tutto il centrodestra. Il verdiano Ciro Falanga, balbettando che “l’italiano non è un opinione” e
dichiarando fastidio verso “le indicazioni che vengono da soggetti estranei
alla politica, sostenute attraverso loro rappresentanti che fanno di quella
attività uno strumento di successo politico”, chiede per primo il ripristino
dell’emendamento di Calderoli. Seguito a ruota dal forzista Giacomo Caliendo (“Dire «vittime innocenti» significa
introdurre un elemento di rottura di questa unione che si dovrebbe realizzare
nel giorno in memoria delle vittime della mafia. Immaginate solo per un istante
se, per ipotesi, si aprisse una discussione, un dibattito, tra vari comitati o
associazioni che siano, perché su tre morti ammazzati dalla mafia, forse il
terzo non è una vittima innocente: vi rendete conto di cosa andiamo a creare?
Chi lo stabilirà? L’organizzazione che vorrà predisporre la manifestazione?”),
il centrista Carlo Giovanardi (“Credo anch’io che sia una questione di rispetto della lingua italiana e
di non creare complicazioni assurde usando due termini che sono in
contraddizione tra di loro. Per la lingua italiana, la vittima in quanto tale è
quella che subisce, senza avere alcuna colpa, un atteggiamento ostile.
Addirittura, la vittima era quella sacrificale, il capretto portato al
sacrificio. È inutile aggiungere la parola «innocente», quindi appoggio questa
ripulitura del testo, che mi sembra solo di buonsenso”) e l’ex ministro alla
Giustizia berlusconiano Nitto Palma (“Scrivere «innocente»
è un dettaglio, perché come è scritto nelle preleggi, nella interpretazione
della legge, i lavori preparatori sono importanti, il testo della legge è
importante. E nei lavori preparatori a nessuno è venuto in mente di scrivere
che tra le vittime della mafia vi è anche il mafioso ucciso dai suoi consociati
mafiosi; a nessuno è venuto in mente di scrivere nel testo che quelle
manifestazioni dovranno avere ad oggetto questo e non qualcosa di più
alto. Allora io credo, nella ricerca dell’unanimità all’ennesimo disegno
di legge di istituzione di un giorno della memoria, che dei dettagli dobbiamo
fare a meno, perché se quei dettagli portano acqua al mulino dell’associazione
che magari li ha suggeriti, non portano davvero acqua all’unanime votazione di
un provvedimento simbolo e di un provvedimento giusto”).
Sel, Alleanza Popolare, Dirindin. Approvazione e sostegno alla legge da
parte di Sel. “La memoria è un elemento decisivo nella possibilità e
nell’educazione civile di una popolazione, soprattutto in un Paese come il
nostro, così segnato e così scosso in tutti questi anni dal fenomeno della
criminalità”, afferma il senatore vendoliano De Cristofaro. Sì convinto anche
dagli alfaniani: “Come ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera, giorno
che leghiamo alla memoria di San Benedetto e quindi alla rinascita dell’Europa
e del mondo allora civile rispetto alla barbarie delle invasioni e
dell’oscurità seguita alla caduta dell’impero romano, Libera celebri la
giornata della memoria e dell’impegno, il ricordo delle vittime innocenti della
mafia. Di fronte a un fenomeno così importante, che coinvolge, scuole,
istituzioni, associazioni, i familiari delle vittime e i singoli cittadini,
credo che vada accolto con grande soddisfazione il lavoro svolto dai colleghi
in Commissione affari costituzionali e il lavoro che oggi stiamo qui svolgendo
con un voto che mi auguro più ampio possibile, perché questo è un provvedimento
che merita, nell’interesse del Paese – e uso questa espressione forse un po’ aulica
e desueta – una grande condivisione”. A chiudere il dibattito, la senatrice dem
Nerina Dirindin (leggi l’intervento completo): “Come Parlamento abbiamo il
dovere, come stiamo facendo, di raccogliere un’iniziativa che è partita e
cammina con le gambe dei familiari delle vittime delle mafie; noi arriviamo
dopo vent’anni perché, come Parlamento e come Stato, abbiamo bisogno di dar
valore a questa esperienza, di dire che ci siamo e che riteniamo importante
dare il nostro contributo e non lasciare che sia solo la società civile a
farlo, perché altrimenti, se lo facesse solo la società civile, avremmo perso
la capacità di rappresentare effettivamente una parte della nostra società
civile”.
Quindi il voto,
l’approvazione (unanime), la bagarre dovuta ad alcuni chiarimenti chiesti
da parte di Paola Taverna, senatrice del Movimento 5 Stelle sulla presenza di
corrotti in Senato, campanelle che suonano, i toni che si alzano, richiami al
silenzio. E la legge che passa all’esame della Camera.
Narcomafie, 17 marzo 2016
Nessun commento:
Posta un commento