I bambini di Corleone espongono il loro striscione |
DINO PATERNOSTRO
Si, in effetti a Corleone la piazza per commemorare Placido
Rizzotto alla Cgil non l’avevano negata nemmeno negli anni ’50 “imperando” don
Michele Navarra. E nemmeno negli anni ’80 “imperando” don Vito Ciancimino. Ma i
tempi cambiano e quest’anno abbiamo dovuto fare i conti col “niet” immotivato dell’amministrazione
comunale, che è sott’inchiesta da parte del ministero dell’interno per il
pericolo di infiltrazione mafiosa. Non è la facile polemica, però, che ci
interessa. Specie nella giornata di oggi, con ancora negli occhi i volti
gioiosi e puliti dei bambini della scuola elementare, che hanno voluto insieme
a noi ricordare Placido Rizzotto con cartelloni colorati e tante belle poesie.
“Rosse bandiere sui verdi campi incolti –
diceva una di esse scritta da Elena –
a lottare per i nostri diritti eravamo in molti, Placido Rizzotto primo fra
tutti, perché del nostro lavoro potessimo raccogliere i frutti. La mafia ti ha
voluto morto, ma dai nostri cuori nessuno ti ha mai tolto”. Ed altre, tante
altre: di Roberta, di Giulio, di Elisabetta, di Erica. Magari non vinceranno
mai un premio letterario, ma il premio dell’impegno civile sì. Nel paese dove
ancora i familiari di Totò Riina e Bernardo Provenzano vengono guardati con
“rispetto”, nel paese i cui equilibri mafiosi vengono mantenuti da personaggi
come il boss Rosario Lo Bue, che ha la palazzina dove abita confiscata dallo
Stato, ma che nessuno gli dice di lasciare, è ammirevole l’impegno civile di
questi ragazzini, delle loro famiglie e delle loro maestre. Si tratta di
quell’esercito di cui parlava Gesualdo Bufalino, necessario più della polizia e
dei carabinieri per sconfiggere la mafia. Sono loro, infatti, che davanti alla
tomba di Placido Rizzotto hanno il coraggio di dire che i mafiosi sono degli
assassini senza cuore e Placido un eroe di cui essere fieri. Una “rivoluzione”
culturale per la quale la Cgil ha lavorato molto in questi anni. E adesso non
si può più, non si deve tornare indietro. L’hanno sottolineato anche gli alunni
della scuola media e gli studenti del liceo e della scuola agraria, anch’essi
presenti alla mafestazione. E poi l’Anpi, l’associazione Libera, l’Arci, il
Centro Pio La Torre, la Legacoop, le cooperative sociali che lavorano sui
terreni confiscati alla mafia: la “Placido Rizzotto”, la “Pio La Torre” e la
“Laoro e non solo”, tutti presenti alla manifestazione. Una bella giornata di
memoria e di impegno, per Rizzotto e per tutti gli altri sindacalisti della
Cgil assassinati dalla mafia nel primo e nel secondo dopoguerra. Dai Fasci dei
lavoratori siciliani di fine ‘800 fino agli anni ’60, sono circa 160 i caduti
per mano dei mafiosi o dell’apparato repressivo dello Stato del secolo scorso.
La Cgil li sta ricordando tutti, uno per uno, nei loro paesi, insieme ai loro
familiari. Il 10 marzo abbiamo Rizzotto, il 2 marzo avevamo ricordato Epifanio
Li Puma, capolega di Petralia Soprana, fra poche settimane ricorderemo Calogero
Cangelosi, capolega di Camporeale, che la feroce mafia di Vanni Sacco assassinò
20 giorni dopo Placido, il primo aprile nel 1948. Per Cangelosi arriveranno a
Palermo e a Camporeale i suoi nipoti che da tempo risiedono a Grosseto in
Toscana. Con loro ci sarà anche il segretario della Camera del lavoro di quella
città, che negli anni ’50 accolse la vedova Cangelosi e i suoi figli, disperati
perché avevano perso il marito e il padre. È questo il nostro “calendario della
memoria”, che vogliamo onorare fino in fondo, perché la memoria costruisce
futuro, un futuro che è già cominciato con i giovani delle cooperative che
lavorano sui terreni confiscati e con i produttori onesti dell’associazione
“Fior di Corleone”. E che nessuno potrà fermare, nemmeno i “niet” di
un’amministrazione “maldestra” ormai fuori dalla storia.
Dino Paternostro
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