68° ANNIVERSARIO. DOMANI 1° APRILE A
CAMPOREALE IL RICORDO DI CALOGERO CANGELOSI. PRESENTE PER LA PRIMA VOLTA LA
NIPOTE CON LA FAMIGLIA, CHE VIVE A GROSSETO. “MIA MAMMA AVEVA SOLO 2 MESI
QUANDO E' MORTO SUO PADRE”
Palermo 31 marzo 2016 – “La
mia mamma aveva solo 2 mesi quando è morto suo padre, dirigente sindacale,
ammazzato dalla mafia a Camporeale. Ha vissuto col rammarico di non averlo mai
conosciuto”. Così dice Sonia Grechi, nipote di Calogero Cangelosi, segretario
della Camera del Lavoro di Camporeale, di cui domani ricorre il 68° anno dalla
scomparsa. Sonia Grechi, che a Grosseto, per la prima volta parteciperà assieme
alla sua famiglia, alla commemorazione
che la Cgil ha organizzato per domani a Camporeale.
Il programma prevede alle 10 la deposizione di fiori al cimitero e
un ricordo del segretario Cgil Palermo Enzo Campo. Alle 10,30 un'iniziativa
presso la sala consiliare, con la testimonianza di Sonia Grechi, la nipote di
47 anni, dirigente Filcams Cgil a Grosseto, che per la prima volta partecipa
con la sua famiglia a una commemorazione a Camporeale in ricordo del nonno.
Introduce il dibattito Dino Paternostro, dipartimento Legalità Cgil Palermo.
Poi i saluti del sindaco, i contributi degli alunni delle elementari e medie
dell'Istituto comprensivo di Camporeale e conclusioni del segretario Fillea
Cgil Palermo Francesco Piastra. Alle ore 12.30 deposizione di una corona di
fiori in piazza Calogero Cangelosi.
“La vera motivazione della morte di mio nonno l'ho saputa soltanto
quando ero già grande, quando una volta con la nonna abbiamo sfogliato le foto
dell'album di famiglia e c'erano quelle del funerale – aggiunge Sonia Grechi, dirigente Filcams a
Grosseto –Per la nonna, che si arrangiava con tanti lavoretti, era difficile
crescere 4 figli. Così, dopo 12 anni dalla morte di suo marito, preferì anche
lei per motivi di lavoro lasciare la Sicilia e trasferirsi a Grosseto, dove
c'erano già altri parenti di mio nonno”.
Il dirigente sindacale aveva 41 anni quando fu ucciso dalla mafia.
Da tempo nel mirino dei
latifondisti del paese, cui dava fastidio per le sue battaglie di civiltà dalla
parte dei contadini poveri, il 1°
aprile del 1948 Cangelosi fu assassinato alle 10 della sera mentre tornava a
casa dopo una riunione alla Camera del lavoro, in cui si era discusso della
conquista delle terre, dell’applicazione dei decreti Gullo sulla divisione del
grano ai contadini, e della concessione alle cooperative contadine delle terre
incolte. Quattro sindacalisti si offrirono di “scortare” il segretario della
Camera del Lavoro. Ma sulla strada di casa, tra la via Minghetti e la via
Perosi, dove Cangelosi abitava con la moglie Francesca Serafino e i quattro
figli, la più piccola di 2 mesi e il più grande 11 anni, decine di colpi
sparati col mitra ad altezza d’uomo si abbatterono sul gruppo. Colpito alla
testa e al petto, Cangelosi cadde per terra, morendo all’istante. Anche
Vincenzo Liotta e Vito Di Salvo furono colpiti e feriti gravemente.
Miracolosamente illesi rimasero, invece, gli altri due, Giacomo Calandra e
Calogero Natoli. Non fu mai bandito un processo. Nonostante tutti sapessero che
a dare l’ordine di morte era stato il proprietario terriero “don” Serafino
Sciortino, di cui Cangelosi era il mezzadro, e che a sparare erano stati il
capomafia Vanni Sacco e i suoi “picciotti”, si procedette contro “ignoti”.
Cangelosi rientra nell'elenco dei 36 militanti e dirigenti
sindacali della Cgil uccisi tra il ‘45 e il ‘66, che il sindacato ha deciso di
ricordare nel suo calendario della memoria. “Nel ’48, con l’escalation
dell'uccisione a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro dei nostri tre
dirigenti sindacali Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero Cangelosi, si
conclude la reazione contro le frange più organizzate del movimento contadino
nella Sicilia occidentale - dichiara Enzo Campo - Per la Cgil l’antimafia ha
origini antiche, risale al movimento contadino dei fasci siciliani e al periodo
successivo, alla storia di quei pionieri come Cangelosi che, sapendo di essere
nel mirino e completamente indifesi, si sono battuti per portare avanti gli
ideali dei contadini e della
gente comune, rimettendoci la pelle”. E
dichiara Dino Paternostro, responsabile dipartimento Legalità Camera del Lavoro
di Palermo:"
Uomini come Calogero Cangelosi ci hanno indicato lo sviluppo nella legalità e
nella giustizia sociale come obiettivo da perseguire attraverso lo strumento
della cooperazione. Ed è quello che si stanno facendo le cooperative che
lavorano sui terreni confiscati alla mafia". Nella piazza intestata a Cangelosi, la Fillea Cgil propone di
realizzare un busto utilizzando gli edili iscritti alla Cgil. “Il ricordo di un
sindacalista morto per l'emancipazione dei contadini deve servire da monito per
le giovani generazioni, in un momento in cui le condizioni di sviluppo in
Sicilia sono frenate sia dalla corruzione che dallo strapotere delle
istituzioni economiche e finanziarie, che hanno asservito la condizione dei
lavoratori alle esigenze di mercato, generando forme di sfruttamento e di
diseguaglianze tra i lavoratori – dice Francesco Piastra – Oggi occorre
rilanciare una nuova stagione di lotta e di battaglie per ripristinare i nostri
valori costituzionali,a partire dal diritto al lavoro che viene inapplicato,
soprattutto nel settore dell'edilizia, che va avanti con tanti disoccupati e
lavoratori spesso in nero”.
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