L'intervento del sindaco Vincenzo Oliveri |
“Non so ancora perché venne
ucciso mio zio sindacalista, di cui porto il nome”. Commemorato ieri a
Villabate, per la prima volta dopo 69 anni dalla morte, Vincenzo Sansone,
sindacalista ucciso dalla mafia
Una storia sepolta da 69 anni,
senza tracce negli archivi giudiziari e nei memoriali della polizia. È la
storia di un sindacalista di Villabate ucciso dalla mafia il 13 febbraio del
1947, Vincenzo “Nunzio “Sansone, che la Cgil Palermo assieme al centro Pio La
Torre e al Comune di Villabate ha riscoperto e riscritto, scandagliando negli
archivi. Nell’intento di strappare dall’oblio la memoria di tutti i caduti del lungo
elenco di sindacalisti assassinati dalla mafia, e di comporre un calendario con
tutti i nomi e le date, non solo di quelli più famosi ricordati, ieri si è
svolta la prima commemorazione pubblica di Vincenzo “Nunzio” Sansone,
segretario della Camera del Lavoro di Villabate, ucciso dalla mafia il 13 febbraio
del 1947. “La storia dei sindacalisti non è solo la storia del mondo del lavoro
ma è parte della più bella storia d’Italia - hanno spiegato il segretario della
Cgil Palermo Enzo Campo e Dino Paternostro, responsabile del dipartimento
legalità della Cgil del capoluogo –. Oggi ripartiamo da Sansone per chiarire
tutti i punti oscuri e le responsabilità legate al suo delitto”.
E ieri la vicenda di Sansone,
riemersa grazie alle ricerche di Giuseppina Tesauro, consulente per le
politiche della Legalità del Comune di Villabate, per la prima volta è stata
raccontata dalla voce dei parenti presenti nella sala della biblioteca comunale
“E. Salmeri”, davanti a una platea di studenti delle scuole di Villabate. “In
famiglia dopo la sua morte fu steso un velo di silenzio. La nonna, che era
rimasta vedova da poco, aveva altri 7 figli e tanta paura. Sansone fu così
dimenticato da tutto il paese – ha raccontato il nipote Vincenzo Sansone, che
porta il suo stesso nome –. Da bambino di questo zio di cui portavo il nome ho
saputo qualcosa dai racconti di mia nonna. C'è molto ancora da approfondire
sulle dinamiche e sui motivi di questo delitto. La luce che si sta cominciando
a fare oggi speriamo contribuisca a riscrivere la verità”.
Due le testimonianze dirette. Quella nipote
Giuseppina Sansone, 78 anni. E quella del sindaco di Villabate, Vincenzo
Oliveri. “Ricordo benissimo quando avvenne questo omicidio. Ci fu una specie di
sommossa, tutti volevano capire cosa fosse successo – ha detto il primo
cittadino, ex presidente della Corte d’appello di Palermo –. Sansone organizzava
i lavoratori della campagna per la raccolta dei mandarini. Aveva un grande
consenso e questo dava fastidio ai mafiosi, in un periodo storico in cui tutti
erano ossequiosi con loro. A chi si opponeva, facevano radere al suolo tutti
gli alberi. Una delle ipotesi fu che avesse pestato i piedi a qualche
proprietario terriero”. “Era un punto di riferimento per tutto il popolo. Una
persona altruista, buona, generosissima – ha aggiunto la nipote Giuseppina
Sansone -. Fondò la Camera del Lavoro di
Villabate, che presto diventò il luogo dove la gente poteva trovare una
risposta ai propri bisogni. In quegli anni di guerre e di miseria, coi bambini
che camminavano scalzi per strada, inviò una lettera chiedendo gli aiuti del
Piano Marshall, viveri, vestiario e soldi per i familiari dei morti in guerra.
Quando arrivarono i vagoni carichi di beni, quelli che comandavano in paese
pretesero di impossessarsi della roba. Mio zio, che lottava per il bene degli
altri, fu minacciato e allontanato”. “Lo zio Vincenzo – ha aggiunto - aveva un
solo abito, che indossava in estate e in inverno. E quando si strappò, lui copriva
lo strappo con uno scialle. E andava in giro così, coperto con lo scialle della
nonna. Ha condotto la sua vita per i poveri e per gli orfani”.
L’amministrazione comunale,
raccogliendo gli inviti della Cgil, del Centro Pio La Torre e degli alunni
delle scuole, si è impegnata a intestare una strada o una piazza a Vincenzo
Sansone. L’appuntamento e per il prossimo anniversario nel 2017.
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