Palermo 1 febbraio 2016 - “Il sessantesimo anniversario
dello sciopero alla rovescia della trazzera vecchia non è solo l'occasione per
fare rivivere la memoria di quell'evento. Ma è il paradigma della condizione
attuale del mondo del lavoro. Allora come ora ci troviamo davanti a un'economia
partinicese in crisi profonda. Il frutto delle lotte di quegli anni, che
coinvolsero migliaia di disoccupati, da cui ebbe origine la costruzione di
quella diga dello Jato alla base della trasformazione delle campagne, oggi è
andato perduto. Sessant'anni dopo, quella agricoltura fiorente non esiste più.
Anche a Partinico, a seguito della crisi dell'edilizia così come
dell'agricoltura, all'apertura dei grandi centri commerciali, alla chiusura
delle poche aziende esistenti, è in corso un impoverimento, una
desertificazione generale. Che dobbiamo fermare”.
Lo dichiara Enzo Campo, introducendo il tema della
giornata di domani, ricorrenza del 60° anniversario dello “sciopero alla
rovescia” del 2 febbraio 1956 ideato da Danilo Dolci e realizzato assieme alla
Camera del Lavoro di Partinico. L'iniziativa, che si svolge dalle ore 9 presso
l'istituto comprensivo “Ninni Cassarà” di Partinico, dal titolo “La nostra
memoria, il nostro futuro”, è organizzata da Cgil, Uil, Osservatorio per lo
sviluppo e la legalità, associazione Danilo Dolci e dal Comune.
“Come allora occorre una riflessione del sindacato per
mettere assieme un progetto di crescita e di sviluppo per l'area di Partinico e
della valle dello Jato, per valorizzare le eccellenze che ci sono ancora in
agricoltura. Ieri c'era la grande azienda Raspante. Oggi ci sono diversi
piccoli produttori, agrumi e pescheti, ma nessuna industria di conservazione.
L'agricoltura rimane uno dei perni, su cui occorre puntare, assieme alle
due-tre realtà di nicchia sul territorio rappresentato dalle aziende
vitivinicole – aggiunge Enzo Campo – A Partinico ci sono anche tante piccole
realtà artigianali. E l'impiego pubblico, fatto di una realtà povera, con più
di 300 precari che lavorano tra il Comune e l'Ospedale. Dopo anni di conflitti
sociali, lo sciopero alla rovescia pone anche al sindacato il problema di una
riflessione sull'utilità delle lotte. Oggi riteniamo necessario introdurre
nuovi metodologie di rivendicazione, basate sulle richieste della qualità del
lavoro, per dare il via a una vera qualità della crescita. Sulla necessità
della rivalutazione della qualità dei prodotti e dei servizi siamo pronti a
confrontarci con gli imprenditori e con l'associazionismo”.
INTERVENTI. Partecipano i figli di Danilo
Dolci e della moglie Vincenzina. Ci sarà la testimonianza dello storico Gaetano
Ferrante, ex direttore del dipartimento di Fisica dell'Università di Palermo: è
oggi l'unico ancora in vita dei sette arrestati del 2 febbraio '56, allora
aveva vent'anni. E interverranno il segretario Uil Palermo Giovanni Borrelli,
il presidente dell'osservatorio legalità di Partinico Claudio Burgio, il
segretario Uil di Partinico Piero Caleca, il segretario della Cgil Palermo Enzo
Campo, lo storico e sociologo Salvatore Costantino, Toti Costanzo, insegnante,
Vincenzo Di Dia, testimone dello sciopero, Vincenzo Fedele, cognato di Ignazio
Speciale, uno degli arrestati. E ancora: il segretario Cgil Partinico Pino
Gagliano, Marco La Fata, insegnante, Agostino La Franca, un altro dei
testimoni, Salvo Lo Biundo, sindaco di Partinico, il presidente del centro
studi “Pio La Torre” Vito Lo Monaco, Giuseppe Nobile, funzionario regionale, di
Partinico.
Furono arrestate, assieme a Dolci, 7 persone: Salvatore “Turiddu” Termine, segretario della Camera del lavoro di Partinico, l'attivista sindacale e comunista Ignazio Speciale, i giovani attivisti sindacali Carlo Zanini, Francesco Abbate e Gaetano Ferrante, e Domenico Macaluso, sindacalista della Confederterra. In 13 furono denunciati a piede libero. Restarono circa due mesi in carcere: il processo iniziò il 24 marzo.
L'opinione pubblica allora si mobilitò contro la polizia e il governo Tambroni, deputati e senatori intervennero con interrogazioni parlamentari, le voci più influenti del paese si schierarono a fianco di Dolci e dei sindacalisti e attivisti arrestati. Ciò che avvenne intorno allo sciopero alla rovescia di Trazzera vecchia, fu lo scontro sui modi opposti di considerare la legalità in Italia: la Costituzione, come regola vivente dei cittadini, contro la pratica dell’autoritarismo gerarchico, eredità fascista.
DOMANI 60° ANNIVERSARIO SCIOPERO ALLA ROVESCIA DELLA
TRAZZERA VECCHIA. ENZO CAMPO: “A PARTINICO ECONOMIA IN CRISI COME ALLORA. SERVE
UN PROGETTO DI CRESCITA PER I NOSTRI PAESI”
Palermo 1 febbraio 2016 - “Il sessantesimo anniversario
dello sciopero alla rovescia della trazzera vecchia non è solo l'occasione per
fare rivivere la memoria di quell'evento. Ma è il paradigma della condizione
attuale del mondo del lavoro. Allora come ora ci troviamo davanti a un'economia
partinicese in crisi profonda. Il frutto delle lotte di quegli anni, che
coinvolsero migliaia di disoccupati, da cui ebbe origine la costruzione di
quella diga dello Jato alla base della trasformazione delle campagne, oggi è
andato perduto. Sessant'anni dopo, quella agricoltura fiorente non esiste più.
Anche a Partinico, a seguito della crisi dell'edilizia così come
dell'agricoltura, all'apertura dei grandi centri commerciali, alla chiusura
delle poche aziende esistenti, è in corso un impoverimento, una
desertificazione generale. Che dobbiamo fermare”.
Lo dichiara Enzo Campo, introducendo il tema della
giornata di domani, ricorrenza del 60° anniversario dello “sciopero alla
rovescia” del 2 febbraio 1956 ideato da Danilo Dolci e realizzato assieme alla
Camera del Lavoro di Partinico. L'iniziativa, che si svolge dalle ore 9 presso
l'istituto comprensivo “Ninni Cassarà” di Partinico, dal titolo “La nostra
memoria, il nostro futuro”, è organizzata da Cgil, Uil, Osservatorio per lo
sviluppo e la legalità, associazione Danilo Dolci e dal Comune.
“Come allora occorre una riflessione del sindacato per
mettere assieme un progetto di crescita e di sviluppo per l'area di Partinico e
della valle dello Jato, per valorizzare le eccellenze che ci sono ancora in
agricoltura. Ieri c'era la grande azienda Raspante. Oggi ci sono diversi
piccoli produttori, agrumi e pescheti, ma nessuna industria di conservazione.
L'agricoltura rimane uno dei perni, su cui occorre puntare, assieme alle
due-tre realtà di nicchia sul territorio rappresentato dalle aziende
vitivinicole – aggiunge Enzo Campo – A Partinico ci sono anche tante piccole
realtà artigianali. E l'impiego pubblico, fatto di una realtà povera, con più
di 300 precari che lavorano tra il Comune e l'Ospedale. Dopo anni di conflitti
sociali, lo sciopero alla rovescia pone anche al sindacato il problema di una
riflessione sull'utilità delle lotte. Oggi riteniamo necessario introdurre
nuovi metodologie di rivendicazione, basate sulle richieste della qualità del
lavoro, per dare il via a una vera qualità della crescita. Sulla necessità
della rivalutazione della qualità dei prodotti e dei servizi siamo pronti a
confrontarci con gli imprenditori e con l'associazionismo”.
INTERVENTI. Partecipano i figli di Danilo
Dolci e della moglie Vincenzina. Ci sarà la testimonianza dello storico Gaetano
Ferrante, ex direttore del dipartimento di Fisica dell'Università di Palermo: è
oggi l'unico ancora in vita dei sette arrestati del 2 febbraio '56, allora
aveva vent'anni. E interverranno il segretario Uil Palermo Giovanni Borrelli,
il presidente dell'osservatorio legalità di Partinico Claudio Burgio, il
segretario Uil di Partinico Piero Caleca, il segretario della Cgil Palermo Enzo
Campo, lo storico e sociologo Salvatore Costantino, Toti Costanzo, insegnante,
Vincenzo Di Dia, testimone dello sciopero, Vincenzo Fedele, cognato di Ignazio
Speciale, uno degli arrestati. E ancora: il segretario Cgil Partinico Pino
Gagliano, Marco La Fata, insegnante, Agostino La Franca, un altro dei
testimoni, Salvo Lo Biundo, sindaco di Partinico, il presidente del centro
studi “Pio La Torre” Vito Lo Monaco, Giuseppe Nobile, funzionario regionale, di
Partinico.
Furono arrestate, assieme a Dolci, 7 persone: Salvatore “Turiddu” Termine, segretario della Camera del lavoro di Partinico, l'attivista sindacale e comunista Ignazio Speciale, i giovani attivisti sindacali Carlo Zanini, Francesco Abbate e Gaetano Ferrante, e Domenico Macaluso, sindacalista della Confederterra. In 13 furono denunciati a piede libero. Restarono circa due mesi in carcere: il processo iniziò il 24 marzo.
L'opinione pubblica allora si mobilitò contro la polizia e il governo Tambroni, deputati e senatori intervennero con interrogazioni parlamentari, le voci più influenti del paese si schierarono a fianco di Dolci e dei sindacalisti e attivisti arrestati. Ciò che avvenne intorno allo sciopero alla rovescia di Trazzera vecchia, fu lo scontro sui modi opposti di considerare la legalità in Italia: la Costituzione, come regola vivente dei cittadini, contro la pratica dell’autoritarismo gerarchico, eredità fascista.
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