L'Ospedale "Madonna dell'Alto" di Petralia Sottana |
Palermo 7
gennaio 2016 - La Cgil partecipa domani alla marcia di protesta in auto
con i sindaci dei comuni delle Madonie per chiedere la riapertura del reparto
di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Madonna dell'Alto di Petralia. Oggi
pomeriggio i responsabili delle leghe comunali della Cgil dei nove comuni
delle Madonie si incontrano per mettere a punto il piano delle
rivendicazioni. Il corteo domani prenderà le mosse alle 9.15 da
Petralia. Alle 10, il concentramento al bivio di Irosa. Da qui la carovana si
mette in marcia per raggiungere la Prefettura di Palermo. "Noi parteciperemo
con due macchine - dichiarano il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo e
Lillo Spitale, responsabile della lega distrettuale Cgil di Petralia
- L'arrivo a Palermo è previsto intorno a mezzogiorno. In
autostrada si procederà lentamente, per richiamare l'attenzione delle
istituzioni".
In prefettura è previsto un incontro tra i sindaci dei comuni madoniti, il
Prefetto e l'assessore alla Sanità. "Ci aspettiamo che l'assessore tenga
fede all'impegno preso e con una deroga rimetta subito in sicurezza il reparto
con i nuovi organici, con i quali garantire la copertura h 24. Il
completamento dell'organico è possibile grazie alle assunzioni previste
dai bandi attesi entro gennaio - aggiungono Enzo Campo e Lillo Spitale -
Riteniamo ci siano tutti gli estremi per rimettere in operatività il
reparto. Così sarà possibile ottenere dal ministro la proroga in
ottemperanza al decreto Balduzzi, prevista per le isole e per le zone disagiate
di montagna".
"La deroga - continuano Campo e Spitale - deve valere indipendentemente dal numero dei parti, per il solo fatto che sulle Madonie ci troviamo a 75 chilometri di distanza dall'ospedale di Termini Imerese e a 100 chilometri da quello di Cefalù. E non si può mettere a repentaglio la vita delle partorienti del comprensorio montano, che devono avere gli stessi diritti di cittadinanza delle altre donne. Il requisito dei 500 parti l'anno, impossibile da raggiungere nei comuni delle Madonie con i loro 27 mila abitanti, non può mettere in discussione gli altri diritti. Già il primo caso si è verificato. Una donna è partita in ambulanza da Petralia e ha raggiunto Termini in un'ora e mezza. Non dimentichiamo le strade dissestate, che contribuiscono all'isolamento di questi paesi".
La Cgil ricorda inoltre l'intervento del ministero della Coesione, che ha scelto le Madonie come area prototipo per un investimento di 25 milioni. "Un investimento che serve a bloccare il fuggi fuggi dal territorio - spiega Lillo Spitale - In questa politica di intervento il ruolo dell'ospedale e dei servizi sanitari è fondamentale".
"La deroga - continuano Campo e Spitale - deve valere indipendentemente dal numero dei parti, per il solo fatto che sulle Madonie ci troviamo a 75 chilometri di distanza dall'ospedale di Termini Imerese e a 100 chilometri da quello di Cefalù. E non si può mettere a repentaglio la vita delle partorienti del comprensorio montano, che devono avere gli stessi diritti di cittadinanza delle altre donne. Il requisito dei 500 parti l'anno, impossibile da raggiungere nei comuni delle Madonie con i loro 27 mila abitanti, non può mettere in discussione gli altri diritti. Già il primo caso si è verificato. Una donna è partita in ambulanza da Petralia e ha raggiunto Termini in un'ora e mezza. Non dimentichiamo le strade dissestate, che contribuiscono all'isolamento di questi paesi".
La Cgil ricorda inoltre l'intervento del ministero della Coesione, che ha scelto le Madonie come area prototipo per un investimento di 25 milioni. "Un investimento che serve a bloccare il fuggi fuggi dal territorio - spiega Lillo Spitale - In questa politica di intervento il ruolo dell'ospedale e dei servizi sanitari è fondamentale".
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