Palermo 12 gennaio 2016 – La Cgil e la Funzione Pubblica
Cgil di Palermo scendono in campo a fianco delle operatrici del Centro
Amazzone, che da oggi è costretto ad abbandonare i locali che l'hanno ospitato
in questi anni, di proprietà dell'ospedale Civico, ritenuti impraticabili e per
il cui ripristino occorre un intervento di ristrutturazione stimato in 2
milioni di euro. Il sindacato sollecita Comune e Arnas ad attivarsi per una
soluzione transitoria, che non perda di vista l'obiettivo di un ritorno nella
sede storica del villino Basile di corso Alberto Amedeo.
“Il Centro Amazzone è
da sempre un punto di riferimento per le donne di questa città, per l'ampio
supporto medico e psicologico fornito nelle terapie del tumore al seno e per
l'attività di prevenzione e di sostegno, anche quella non ospedalizzata. E' un
posto dove le donne sono ascoltate, dove le operatrici sono capaci di fare
sentire la loro vicinanza reale. Questa città si dovrebbe attivare per dare un
supporto a queste associazioni. Sarebbe un segnale triste non riuscire a
trovare uno spazio adeguato per un'organizzazione che dà tanto. Un segnale
negativo, per tutte le associazioni che operano per il bene del cittadino”. Lo
dichiarano il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo, il segretario della
Funzione Pubblica Cgil Filippo Romeo e Paola Caselli, responsabile enti locali
della segreteria Fp Cgil Palermo, che raccolgono l'appello lanciato dalle
operatrici a privati e associazioni, per una mobilitazione di
sostegno.
“E importante che il Comune trovi un luogo anche
simbolico, come l'attribuzione di qualche locale confiscato alla mafia,
immobili che dovrebbero essere innanzitutto concessi ad associazioni con
finalità di riscatto sociale e di cambiamento come queste. Se non partiamo da
questi segnali concreti – aggiungono Enzo Campo, Paola Caselli e Filippo Romeo
- tutti i percorsi di partecipazione e di diritto di cittadinanza non trovano
riscontro. E' bello immaginare che il Centro Amazzone possa tornare presto
nella sede dove 16 anni fa ha iniziato la sua attività. L'alternativa potrebbe
essere quella di contribuire ai lavori. Le maestranze del Comune potrebbero
essere messe a disposizione e si potrebbe richiedere il finanziamento a un
progetto. Sicuramente tutti dobbiamo lavorare insieme per salvare questa
realtà”.
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