di Enrico Fierro
I funerali di Luca De Filippo sono stati una grande
lezione di laicità e amore per la cultura e il teatro. L’Argentina di Roma era
zeppo. Non c’era un posto libero, in sala, nei palchi, al loggione. Il tutto
esaurito. Il pienone. La speranza di tutti i teatranti. Quella bara ai piedi
del palco con le rose rosse e la maschera di Pulcinella, forse la stessa usata
dal padre Eduardo, era l’immagine dei De Filippo. E del Teatro. Tanta gente.
Vecchi attori che si sono formati alla scuola eduardiana.
Scrittori. Registi. Attori nuovi che Eduardo lo hanno letto, o visto in tv.
Tantissima Napoli. Con i suoi difetti e la sua, immensa cultura. Nicola Piovani
che dal palco suona “Uocchie che arraggiunat”, una delle canzoni che Eduardo
amava di più. Con un amico ricordavamo le battute delle commedie più famose di
Eduardo, quelle in cui Luca c’era. Quanto racconto del Sud e di Napoli c’è in
quella apparentemente semplice battuta del “Natale in casa Cupiello”.
Tommasino
a letto, il padre, Luca Cupiello, che lo invita ad alzarsi e lui che risponde:
“A zuppa si no nun me soso”. C’è l’indolenza atavica, il conflitto padre e
figlio, l’impotenza disperata di un padre, l’egoismo patricida di un
figlio…Insomma, ci sono mille pagine. E quella di un’altra commedia,
“Gennareniello”. Lui, Gennaro, il pensionato protagonista, Eduardo, che in
vecchiaia si si invaghisce di una bella ragazza, amici crudeli che lo prendono
in giro. E lui, Luca, di nuovo Tommasino e anche in questa commedia figlio
“sbagliato”….La famiglia sta per rompersi, gli amici riducono al ruolo di
macchietta il povero Gennaro, la moglie, Concetta, in una versione Pupella
Maggio, ne difende la dignità offesa. I tre, padre, madre e figlio, che si
abbracciano. E Luca che prende in giro il padre: “Papà, te piaceva a signurina
e….”. Un mondo. Il Teatro. Un’altra Italia. Migliore? Sì. La risposta è sì.
Basta dare una leggera occhiata alle cose dell’oggi. Alla tv. Alla politica.
Alla cultura. Ai libri che hanno successo e vendono. Pensate, il ministero ha
rifiutato alla compagnia di Luca De Filippo un contributo di 100mila euro. Se
andate in giro per il Sud, o anche per il Nord, troverete sagre del
peperoncino, o della polenta con gli uccelli, o anche del caciocavallo
podolico, oppure di inutili premi letterari o giornalistici, costati ben più di
quella somma negata ad un signore che si chiamava LUCA DE FILIPPO. Benvenuti in
QUESTA ITALIA.
Testo tratto dal profilo Facebook di Enrico Fierro
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