Una seduta del consiglio comunale di Corleone |
Che a
Corleone le cose non andassero per il verso giusto dal punto della legalità è
sotto gli occhi di tutti, da tempo. A togliere ogni dubbio ci sono però i
risultati dell’operazione “Grande passo 3″, in cui 6 persone sono state
arrestate. I 6 fermi sono stati eseguiti dai militari nei
confronti di altrettanti boss e gregari, indagati per associazione per
delinquere di stampo mafioso, danneggiamento, illecita detenzione di armi da
fuoco. I militari
del gruppo di Monreale, supportati dalle unità cinofile per la ricerca di armi
e da un elicottero, sono entrati in azione in una vasta area compresa tra Corleone,
Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. Le indagini, coordinate dalla Direzione
distrettuale antimafia di Palermo, hanno documentato gli assetti di Cosa
nostra all’interno del mandamento, la zona di influenza delle famiglie
criminali. Tra gli arrestati dai carabinieri del Gruppo di Monreale, c’è
anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi
assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell’ultima fase della
latitanza del boss Bernardo Provenzano.
L’operazione,
che nasce dalle evoluzioni delle indagini che portarono, nel settembre 2014 e
il gennaio 2015, ad altre due operazioni nei confronti delle famiglie mafiose
di Corleone e Palazzo Adriano, chiariscono le dinamiche criminali che
stanno avvelenando il territorio, la politica e la vita degli
abitanti. In particolare dall’inchiesta era emersa la volontà di “punire” il ministro
dell’Interno Alfano, considerato responsabile dell’inasprimento
del 41bis. “Dovrebbe fare la fine di Kennedy”, avevano detto alcuni
mafiosi arrestati dai carabinieri in un’intercettazione.
Ma dalle
intercettazioni un’ombra inquietante grava anche sul Comune di Corleone: l’influenza
che i mafiosi potrebbero avere esercitato tramite Giovanni Savona,
fratello del sindaco di Corleone, Leoluchina, considerato a loro vicino.
Ed è in questo quadro che il Pd di Corleone chiede che il Sindaco faccia
un passo indietro: “Già in passato avevamo denunciato la mancata costituzione di parte
civile del Comune contro Antonino Di Marco, il dipendente
comunale accusato di gestire gli affari nel feudo di Totò Riina”, ci
spiega il segretario provinciale del Pd di Palermo, Carmelo Miceli. “E’
nostra intenzione cercare di mettere in atto tutte le iniziative politiche,
sociali e civili che possano rappresentare una svolta per il nostro territorio
sul piano della legalità. E su questo chiediamo anche la presenza del Partito
Democratico nazionale”.
Una
posizione ribadita anche da Salvatore Schillaci, Segretario del
Circolo PD di Corleone e Pietro Quartararo, responsabile del
coordinamento del Partito Democratico del Corleonese: “Esprimiamo
preoccupazione per eventi che in tanti, amministratori e non, continuano a
sottovalutare o, peggio, tentano di sminuire. Da tempo il Pd del Corleonese,
insieme ad altre forze civiche sane, si è fatto portatore di un’operazione di
sensibilizzazione volta a dimostrare che la mafia è ancora presente e forte nel
nostro territorio, non ha alcun timore di organizzare omicidi ed atti
intimidatori, di detenere e nascondere armi e di cercare ed ottenere
interlocuzioni con amministratori locali al fine di condizionarne l’operato. A
giorni organizzeremo, insieme alla segreteria provinciale e nazionale, un
evento sui temi della legalità e della lotta a Cosa Nostra per ribadire, con
forza, che esiste una politica che non ha paura della mafia e che è in grado di
offrire una prospettiva di riscatto al nostro territorio”.
Un appello
che viene raccolto da David Ermini, responsabile giustizia del Pd:
“La nostra attenzione su quello è successo a Corleone è massima, come è massimo
l’impegno di tutto il Partito Democratico per la legalità. Sappiamo che
bisogna ancora lavorare, soprattutto in alcune zone, affinché il cancro della
criminalità sia estirpato del tutto. In questa battaglia il nostro plauso
e sostegno alle forze dell’ordine che sono sempre in prima linea non può e non
deve mancare mai”.
L’Unità, 25 nov 2015
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