L'intervento di Dino Paternostro (Cgil) |
Una cerimonia affollatissima, per festeggiare il busto che ritorna al suo posto, ricucendo la memoria. Dietro c’è infatti una lunga storia sepolta. Sorge nello stesso posto in cui, nel 1917, i contadini corleonesi e i municipi socialisti d’Italia collocarono il primo busto di Bernardino Verro, che qualche anno dopo la mafia distrusse e fece scomparire. Ai lati del piedistallo sono state incise le stesse significative frasi del busto originario. Da un lato: “I contadini di Corleone ricordino che da lui ebbero la prima luce di pensiero e il primo sentimento della dignità di lavoratori”. E dall’altro: “Per l’ideale della umana fratellanza soffrì carcere esilio miseria”. La piazza dove oggi ritrova posto il busto del sindacalista era quello dove Verro aveva tenuto infuocati comizi contro gli amministratori comunali complici della mafia, accusandoli di aver trasformato il paese in provincia di Palermo nella “sede della Cassazione della mafia siciliana”.
Un altro busto di Verro si trova nella villa comunale.
Fu fatto nel 1985, a distanza di 70 anni dalla morte di Verro, e posto
dalla città di Corleone assieme a una targa collocata sul luogo in cui il
leader socialista era stato assassinato. La proposta della statura era stata
avanzata nel 1979 dal gruppo consiliare del Pci, e approvata dal consiglio comunale.
La statua però rimase per tanto tempo chiuso in una stanza, avvolta da
lenzuola: ci vollero altri sei lunghi anni prima che piedistallo e busto di
Verro trovassero collocazione nel giardino pubblico.
“Per tanti anni Verro non è stato ricordato da tutti, era il ricordo di una
sola parte del paese. Oggi copriamo questa distanza. Verro, con una statua a
pochi metri dal luogo in cui fu ucciso, fa parte d’ora in poi della memoria
condivisa di Corleone”, ha detto il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo.
Da tutti è stata ribadita l’importanza della figura di Bernardino Verro nel
quadro delle iniziative tra oggi e domani, comprensive di annullo filatelico
con l’immagine di Verro sul bollo. «Oggi – dice Cosimo Lo Sciuto, segretario
della Camera del lavoro di Corleone - diventa necessario ricordare e cercare di
far rivivere i valori che ispirarono la vita di Verro: il coraggio di stare
dalla parte di chi ha bisogno, la capacità di unire, l’orgoglio di appartenere
alla terra e la certezza di stare dalla parte dei lavoratori. Questi valori
devono esserci da guida per agire, oggi come ieri, per una società più
giusta». «Bernardino Verro – dice Dino Paternostro, responsabile del
dipartimento legalità della Camera del lavoro di Palermo – è stato il più
importante leader sindacale e politico che la sinistra abbia mai espresso a
Corleone. Ha lottato per la giustizia sociale, soffrendo carcere, esilio e
miseria. E, da sindaco di Corleone, eletto in maniera plebiscitaria, fu
assassinato dalla mafia, che vedeva messi in pericolo i suoi affari. Verro è
stato un dirigente sindacale, un cooperatore e un sindaco coraggioso, che ha
pagato con la vita la il suo coraggio e la sua coerenza. La lezione di Verro,
ripresa da Placido Rizzotto e da Pio La Torre, oggi vive nelle lotte contro il
caporalato, nelle cooperative che coraggiosamente lavorano sui terreni
confiscati alla mafia, nelle associazioni di produttori onesti che si sforzano
di coniugare sviluppo e legalità». “I fatti patti di Corleone, stipulati a fine
ottocento tra il movimento dei Fasci, di cui Verro fu fondatore, e i
proprietari terrieri del corleonese, rappresentano la prima forma di
contratto di lavoro scritto nella storia d’Italia – dice Mario Ridulfo, della
segreteria Cgil Palermo – Corleone da capitale contadina
rivive oggi come capitale dell’antimafia, torna a essere un luogo importante di
mobilitazione”.
1 commento:
la gente muore di fame altro che bernardino verro.......
Posta un commento