domenica, novembre 22, 2015

E' Giovanni Savona, fratello del sindaco di Corleone, uno dei contatti più importanti dei boss...

di SALVO PALAZZOLO
Burocrati e un sacerdote Gli insospettabili vicini al clan dei corleonesi
I nuovi padrini di Corleone potevano contare su un gruppo di fidati insospettabili. Un sacerdote, qualche impiegato del Comune, alcuni imprenditori, e addirittura il fratello del sindaco Lea Savona. L'inchiesta dei carabinieri di Monreale coordinata dal pm Sergio Demontis sta svelando le ultime complicità di Cosa nostra. Innanzitutto, «un prete di Altavilla Milicia», ha svelato il pentito Sergio Flamia, ex capomafia di Bagheria: «Rosario Lo Bue, il capo mandamento di Corleone, mi disse nel 2009 in carcere che quando saremmo tornati liberi avrei potuto contattarlo attraverso quel prete per le cose urgenti. "Lui sa", aggiunse. "Ti dirà come incontrarci" ». Chi è il misterioso prete? Il nome è coperto dal rigido segreto delle indagini, gli inquirenti stanno cercando di scoprire i rapporti con il capomafia di Corleone, al punto da fargli da filtro degli appuntamenti. Di certo, Lo Bue faceva di tutto per apparire un buon cattolico, fra continue citazioni della Bibbia e santo rosario. Ha invece un nome uno dei contatti più importanti che i boss avevano per tentare buoni affari all'interno dell'amministrazione comunale. E' Giovanni Savona, il fratello di Leoluchina, il primo cittadino di Corleone.

Di lui, il capo famiglia di Chiusa Sclafani, Vincenzo Pellitteri, diceva al boss di Palazzo Adriano, Pietro Masaracchia: «Grande amico nostro, solo che lui è allacciato con Mario». Parole che vengono spiegate così nell'ultimo provvedimento di fermo scattato venerdì sei boss: «Savona è legato alla fazione dei Grizzaffi», ovvero ai fedelissimi di Totò Riina. Il Mario «allacciato» con Savona è Mario Grizzaffi, il fratello di Giovanni, il boss che i corleonesi aspettavano come un messia: «Aspettano che ora esce Giovanni… Mario Grizzaffi ora aspetta suo fratello… dopo venticinque anni, esce nel 2015… me l'ha detto l'altro Giovanni». Pellitteri diceva davvero un gran bene del fratello del sindaco di Corleone. Ma un po' era preoccupato, perché lui faceva parte dell'altra fazione della mafia corleonese, quella di Lo Bue, fedelissimo di Provenzano. Aveva addirittura timore di essere stato visto in compagnia di Savona. Per i carabinieri un altro indizio del ruolo che avrebbe svolto il fratello del sindaco.
Nel fermo scattato venerdì, Savona viene definito «soggetto intraneo all'organizzazione mafiosa». Secondo i pm, Pellitteri parlava liberamente con il fratello del sindaco anche di questioni relative a Cosa nostra: «Pellitteri confidava al suo interlocutore di essere molto infastidito nel doversi costantemente rapportare al capo mandamento per ogni questione». Di certo, Savona ha organizzato per Pellitteri un incontro al caseificio del Comune di Corleone che interessava alcuni manager romani. Il 3 settembre dell'anno scorso, in contrada Noce, c'erano il boss Pellitteri, Giovanni Savona, la sorella sindaco e due imprenditori. Il sindaco si difende: «Non avrei fatto nulla senza il bando e il passaggio in consiglio comunale». E sul fratello dice: «Ha un laboratorio caseario, ed è stato raggiunto da un socio della Coldiretti, Pellitteri». L'indagine prosegue, dalle intercettazioni emergono diversi contatti dei boss con alcuni dipendenti del Comune.
Erano i lavori pubblici a far gola ai mafiosi. Ma anche alcuni imprenditori cercavano il sostegno dei mafiosi. Non solo per gli appalti. Dice il provvedimento di fermo che Gaspare Gebbia e suo figlio Pietro avrebbero chiesto a Pellitteri e Masaracchia di commettere un omicidio per togliere di mezzo una persona «ancora non ben identificata scrivono i pm – al fine di escluderla da una cospicua eredità».
La Repubblica, 22 nov 2015

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