di ALFIO DI
SCIACCA
Scene del genere non si erano mai viste neanche nella Corleone degli anni
settanta. Per trovare qualcosa di simile bisogna risalire ai funerali di Lucky
Luciano nel 1962 o andare a frugare nella peggiore filmografia sulla mafia.
Cavalli, la carrozza tirata a lucido, Rolls Royce, l’elicottero che lancia
petali di rose e poi amici ed affiliati in lacrime per dare l’estremo saluto al
boss del clan Casamonica, definito senza mezzi termini «Re di Roma». E, per
evitare fraintendimenti, anche la banda che suona la musica de «Il padrino».
Che la mafia non fosse un problema solo siciliano lo si era capito da tempo e
le ultime inchieste su Roma Capitale non hanno fatto che confermarlo. Anni di
malaffare, stragi e inchieste sono però servite alla Sicilia almeno ad alzare
il livello di consapevolezza di istituzioni, forze dell’ordine e, in parte,
anche della società civile.
Attualmente
in Sicilia, ma spesso anche in Campania e Calabria, le autorità di polizia sono
molto più rapide nell’intervenire per evitare certe ostentazioni di forza che
poi diventano terreno di coltura per la mafia. In poche parole i prefetti e i
questori di Palermo, Catania, Agrigento vietano ogni giorno i funerali anche di
piccoli capibastone, proprio per evitare che possano trasformarsi in delle
“americanate” come quella vista per i funerali del boss Casamonica. Altrettanto
non è avvenuto a Roma che è la capitale d’Italia. Perché? Nessuno sapeva?
Nessuno immaginava quel che sarebbe successo? Oppure tutto è stato
colpevolmente sottovalutato? Qualcuno forse dovrà dare delle risposte. Perché
quello che è successo nel quartiere don Bosco a Roma consegnerà ai media
stranieri le istantanee e un video che nei prossimi giorni faranno il giro del
mondo. E si farà veramente fatica a spiegare che quelle immagini arrivano da
Roma, la città eterna, e non da Corleone.
Corriere
della sera, 22 agosto 2015
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