Esulta la maggioranza. Cracolici: "Era uno dei punti centrali del nostro programma di governo". Approvato un emendamento proposto da Crocetta per dimezzare i costi dell'acqua non potabile. Contrafatto: "Obiettivo raggiunto nonostante le pulsioni demagogiche".
PALERMO - In Sicilia l'acqua torna in
mani pubbliche. L'Assemblea regionale siciliana questa sera
ha approvato l'intero articolato della riforma che prevede nove Ambiti
territoriali ottimali (Ato) che potranno assegnare la gestione del servizio a
una società pubblica, mista o anche ai privati in caso di offerta vantaggiosa.
La riforma dell'acqua contiene alcune norme
di "solidarietà" come la garanzia di un
quantitativo "minimo vitale" di 50 litri al giorno per i cittadini
morosi e un fondo di sostegno per il pagamento delle bollette delle famiglie
meno abbienti. L'acqua che non può essere utilizzata per fini alimentari avrà
una tariffa scontata del 50%, come prevede un emendamento del governo Crocetta,
votato dall'aula. "E' inaccettabile fare pagare a 'prezzo pieno'
acqua che non solo non è potabile, ma non può neppure essere usata per
cucinare", aveva detto Crocetta, presentando l'emendamento.
Per quanto riguarda la gestione, la riforma tende a incentivare l'affidamento al gestore pubblico: innanzitutto è la stessa assemblea dell'Ato a scegliere il proprio modello gestionale, che comunque va individuato attraverso procedure di evidenza pubblica. In secondo luogo il ricorso a privati è possibile solo nel caso si dimostri più conveniente rispetto a quello pubblico. Scompaiono poi, rispetto al passato, le convenzioni pluridecennali: ogni affidamento potrà durare un periodo non superiore a nove anni. In caso di interruzione del servizio per più di quattro giorni ad almeno il 2% del bacino, il gestore privato andrà incontro a una maxi-sanzione compresa fra i 100 e i 300 mila euro per ogni giorno di interruzione, e alla possibilità di risoluzione del contratto. La riforma garantisce gli attuali livelli occupazionali.
"Obiettivo raggiunto: la riforma dell'acqua pubblica era uno dei punti centrali del nostro programma di governo. Il Partito Democratico ha lavorato fin dal primo giorno a questa legge, abbiamo mantenuto la promessa con i siciliani". Lo dice Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all'Ars, a proposito del voto sull'intero articolato del ddl sull'acqua pubblica.
"Con questa legge - aggiunge Cracolici - favoriamo nettamente la gestione pubblica e ridisegniamo in maniera razionale l'assetto degli organi di gestione sul territorio. Salvaguardiamo il personale e chiediamo la rinegoziazione del contratto con Siciliacque. Ma soprattutto la riforma assorbe le indicazioni del popolo del referendum. Ancora una volta - conclude Cracolici - la Sicilia è apripista di un modello di gestione nuovo, destinato ad essere punto di riferimento nel Paese".
Soddisfazione anche dall'assessore all'Energia, Vania Contrafatto. "L'approvazione da parte dell'Ars - dice - della riforma del servizio idrico integrato è un'ottima notizia per i siciliani: la nuova legge consentirà di realizzare gli investimenti previsti, nonché di razionalizzare il sistema rendendolo più efficiente e meno costoso grazie anche alle economie di scala. Le autorità d'ambito saranno infatti gli unici soggetti deputati a gestire i finanziamenti europei. La legge lascerà agli enti locali, associati o consorziati, la possibilità di affidare il servizio secondo le varie forme previste dalla normativa nazionale ed europea, ma lasciando l'acqua un bene pubblico e intoccabile. Sono soddisfatta di questo importante risultato e ringrazio le forze politiche per aver compreso l'importanza di eliminare possibili profili di incostituzionalità, che avrebbero privato la Sicilia di una disciplina di settore. Mi spiace solo che il dibattito sia rimasto talvolta ostaggio di pulsioni demagogiche che niente avevano a che fare con la realtà delle cose: l'obiettivo era assicurare un servizio efficiente ed economicamente equilibrato ai siciliani ed è stato raggiunto".
Per quanto riguarda la gestione, la riforma tende a incentivare l'affidamento al gestore pubblico: innanzitutto è la stessa assemblea dell'Ato a scegliere il proprio modello gestionale, che comunque va individuato attraverso procedure di evidenza pubblica. In secondo luogo il ricorso a privati è possibile solo nel caso si dimostri più conveniente rispetto a quello pubblico. Scompaiono poi, rispetto al passato, le convenzioni pluridecennali: ogni affidamento potrà durare un periodo non superiore a nove anni. In caso di interruzione del servizio per più di quattro giorni ad almeno il 2% del bacino, il gestore privato andrà incontro a una maxi-sanzione compresa fra i 100 e i 300 mila euro per ogni giorno di interruzione, e alla possibilità di risoluzione del contratto. La riforma garantisce gli attuali livelli occupazionali.
"Obiettivo raggiunto: la riforma dell'acqua pubblica era uno dei punti centrali del nostro programma di governo. Il Partito Democratico ha lavorato fin dal primo giorno a questa legge, abbiamo mantenuto la promessa con i siciliani". Lo dice Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all'Ars, a proposito del voto sull'intero articolato del ddl sull'acqua pubblica.
"Con questa legge - aggiunge Cracolici - favoriamo nettamente la gestione pubblica e ridisegniamo in maniera razionale l'assetto degli organi di gestione sul territorio. Salvaguardiamo il personale e chiediamo la rinegoziazione del contratto con Siciliacque. Ma soprattutto la riforma assorbe le indicazioni del popolo del referendum. Ancora una volta - conclude Cracolici - la Sicilia è apripista di un modello di gestione nuovo, destinato ad essere punto di riferimento nel Paese".
Soddisfazione anche dall'assessore all'Energia, Vania Contrafatto. "L'approvazione da parte dell'Ars - dice - della riforma del servizio idrico integrato è un'ottima notizia per i siciliani: la nuova legge consentirà di realizzare gli investimenti previsti, nonché di razionalizzare il sistema rendendolo più efficiente e meno costoso grazie anche alle economie di scala. Le autorità d'ambito saranno infatti gli unici soggetti deputati a gestire i finanziamenti europei. La legge lascerà agli enti locali, associati o consorziati, la possibilità di affidare il servizio secondo le varie forme previste dalla normativa nazionale ed europea, ma lasciando l'acqua un bene pubblico e intoccabile. Sono soddisfatta di questo importante risultato e ringrazio le forze politiche per aver compreso l'importanza di eliminare possibili profili di incostituzionalità, che avrebbero privato la Sicilia di una disciplina di settore. Mi spiace solo che il dibattito sia rimasto talvolta ostaggio di pulsioni demagogiche che niente avevano a che fare con la realtà delle cose: l'obiettivo era assicurare un servizio efficiente ed economicamente equilibrato ai siciliani ed è stato raggiunto".
LiveSicilia.it, 10 agosto 2015
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