Bulbi di zafferano |
Perché non fare il
salto? Perché restare nel recinto di un piccolo cortile? Ci siamo chiesti.
Perché non mettere insieme tante piccole energie
e farne una bella grande: UN POLO dello zafferano nel territorio del
corleonese. Un piccolo sguardo intorno e
sono spuntati bulbi a Corleone, a Giuliana, Chiusa Sclafani, Bisacquino,
e poi Prizzi e Marineo, San Cipirello. ROSSOCORLEONE & Altre storie di Luciano
Labruzzo, Zafferano di Corleone di Cimò Vincenzo, Zafferano di Giuliana di
Quartararo e Catalinotto, Terra & gusto di Francesco Di Giovanni di Prizzi,
Paolo Palazzolo di San Cipirrello. A questi si affiancano una nutrita pattuglia
di piccoli e piccolissimi amanti del “crocus sativus” che lo allevano nelle
terrazze, nei balconi e nei giardini.
Allora “Vediamoci a fine Agosto” del
30/08/2015 è il nostro evento. È il varo
di una nave nuova che parte per un viaggio diverso. Andremo tutti insieme a
dare l’ultimo colpo di zappa per mettere a dimora i bulbi di zafferano dei vari
campi che stanno nascendo e a brindare su quelli che già ci sono. Ci porteremo
dietro anche qualche bella poesia di Buttitta e quattro note di chitarra
appena. Poi aspetteremo metà ottobre per raccogliere 150 fiori per avere appena
1 grammo di zafferano essiccato. È vero che si vende fino a € 20.000,00 al
chilo, che in mille metri quadri ci stanno anche 40.000 bulbi e che frutteranno €. 16.000,00 ma è vero
anche che dietro ci sta tanto lavoro ed esperienza.
Questa coltivazione non
è solo il frutto di qualche tentativo di persone instabili mentalmente. Nel
nostro territorio si trova allo stato selvatico (non commestibile), ce lo
avevano portato gli Arabi durante la dominazione che iniziò nel ‘800 e prima di
loro addirittura i Fenici. Ma io di questo non mi ricordo, però ho ancora nella
testa il racconto di mia zia Lina Badami che mi diceva di coltivarlo a San
Giovanni e a Ciccotta, dove adesso io lo coltivo. Solo che loro lo essiccavano
al sole di Ottobre e Novembre mentre noi adoperiamo moderni forni ventilati, ma
per quanto riguarda tutto il resto è rimasto invariato come due mila anni fa.
Riportare alla luce la spezia più preziosa del mondo non è solo un fascino
ancestrale o un amore incondizionato per la propria terra è anche la
possibilità di un riscatto di un territorio martoriato a torto o a ragione. Il ROSSO dei pistilli può non essere solo il colore
del nostro dolore e di una nomea infangante ma il ribaltamento di tutto ciò, il
colore del riscatto e di un lavoro onesto.
Ma noi vogliamo
raccontare anche di altre storie, vogliamo raccontare dei fratelli Scianni con
il loro allevamento di elicicoltura, anche loro in zona. E forse di storie ce
ne sono altre, ci vuole solo il tempo di metterle insieme.
Luciano Labruzzo
Nessun commento:
Posta un commento