Cosmo Di Carlo durante un servizio televisivo |
Con la sua inseparabile borsa in cui teneva la macchina fotografica e i suoi telefonini, era il primo a recarsi sul posto e verificare il fatto di cronaca da raccontare. Sia in aperta campagna, sia in mezzo alle vie del paese, doveva documentarsi e accertarsi di persona sul pezzo da scrivere. Lottava con i tempi della redazione e con lo spazio disponibile perché quello che c’era da raccontare, voleva farlo senza deludere e dimenticare niente. Prima di scrivere, pensava al lettore. Per lui farsi comprendere era un modo per trasmettere la notizia. “Chi, come, dove, quando e perché”: dopo iniziava a comporre. Nel territorio era conosciuto da tutti e non aveva mai domato la sua passione civile. Protagonista nel mettere in luce i fatti che altrimenti sarebbero rimasti dimenticati, soffriva nel vedere il suo territorio abbandonato. Negli ultimi anni, sempre in prima linea per la difesa dell’Ospedale dei Bianchi di Corleone, per le lotte del comitato dei cittadini “LaStradaPromessa” in merito al degrado delle strade provinciali. Tra i sostenitori del “Laboratorio della Legalità”, dei ragazzi che coltivano le terre confiscate alla mafia e sempre pronto a raccontare le sue storie nella cooperativa “Lavoro e non solo”. Amante dell’arte, non perdeva occasione per descrivere il patrimonio artistico che lui stesso contribuiva a “mantenere in vita” con la sua attenta analisi. Amante delle tradizioni locali, della buona musica, non perdeva occasione per curare le sue letture e i suoi autori preferiti. Se esistesse nel giornalismo quello che si usa nello sport per i suoi amati campioni, andrebbe "ritirata e conservata" la sua sigla “Co.Di” perché non sarà facile sostituire quel modo garbato di porgere la notizia. Mario Midull
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