Per
63 lunghi anni nessuno ha più parlato di lui. Solo l’anno scorso è stato per la
prima volta ricordato dall’amministrazione comunale. Il suo nome è stato
inserito nell’elenco delle vittime innocenti di mafia, redatto dall’associazione
“Libera”, ma nessuno ha mai cercato di sapere chi fosse Filippo Intili, mezzadro
comunista, dirigente della Camera del lavoro, assassinato il 7 agosto 1952
dalla potente mafia di Caccamo. Addirittura, la Regione siciliana, che pure lo
ha inserito nell’elenco delle vittime del movimento contadino, allegato alla
L.R. n. 20/99, ne ha sbagliato nome e cognome, chiamandolo Giuseppe Intile. Ma
il 7 agosto prossimo, sarà la Camera del lavoro di Palermo in collaborazione col
comune di Caccamo, a fare giustizia di questo lungo silenzio, ricordando
Filippo Intili con una manifestazione nel cimitero comunale, alla presenza dei
dirigenti della Cgil, dell’amministrazione comunale, della scrittrice Vera
Pegna e di diversi nipoti e pronipoti che arriveranno direttamente dalla provincia
di Pisa dove da anni risiedono. Sarà padre Giovanni Calcara, frate domenicano,
a benedire la nuova tomba dove saranno traslati i resti di Intili, con incisa
la frase: «Filippo Intili (1901-1952) – mezzadro – ucciso da mano mafiosa - si
batté per la legalità e la giustizia. La sua memoria spezzi ogni pavido
silenzio».
Le stesse parole scolpite sul cippo in pietra collocato l’anno
scorso a Piano Margi, dove Intili fu assassinato. Parole suggerite da Vera
Pegna, che nel 1962 fu consigliera comunale comunista nella Caccamo dominata
dalla mafia di “don” Peppino Panzeca. Fu quella giovane “forestiera” allora a
tentare di scalfire il potere della mafia, facendo togliere dall’aula
consiliare la poltrona dove da anni sedeva il capomafia, pur non avendo nessun
ruolo istituzionale. Ci sarà pure lei il 7 agosto a Caccamo per onorare la
memoria di Intili. E dirà parole tanto simili a quelle pronunciate da Francesca
Serio, mamma di Turiddu Carnevale, segretario della Camera del lavoro di
Sciara, a pochi chilometri da Caccamo, che la stessa mafia di “don” Peppino
Panzeca aveva assassinato tre anni dopo Intili, il 16 maggio 1955.
Filippo
Intili nella Caccamo degli anni ’50 si batteva per dividere il prodotto dei
campi che aveva a mezzadria in base al decreto Gullo, che assegnava il 60% al
contadino e il 40% al padrone. A Caccamo, invece, c’era un’altra legge, quella
della mafia, per cui si divideva ancora al 50%. Intili, inoltre, aveva deciso di
candidarsi come capolista del PCI alle imminenti elezioni comunali. Venne
ucciso il 7 agosto 1952 in contrada “Piani Margi” a colpi d’accetta. Il suo
corpo rimase a terra per circa 24 ore fino all’arrivo dei carabinieri, per poi
essere portato presso il cimitero comunale e interrato.
Al
solito, dopo la sua uccisione, in paese fu sparsa la voce che fosse stato
ucciso perché aveva rubato delle pere. Un motivo veramente banale per uccidere
una persona. Tra l’altro, alle pendici del monte San Calogero non vi era nessun
pereto.
Quando
fu ucciso aveva 51 anni e da tempo prendeva parte alle proteste contadine che
rivendicavano l’applicazione della riforma agraria. Aveva un forte ascendente
sui contadini e la sua intelligenza
politica, sostenuta dagli ottimi rapporti relazionali che teneva con la gente, irritò il sistema
politico-mafioso del tempo che ne ordinò l’eliminazione fisica.
Le
testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto, parlano di una persona
leale e umanamente pronta ai bisogni della gente; aveva un ottimo rapporto con
i proprietari terrieri perciò si è più
propensi a pensare ad un omicidio più
politico che legato ad interessi di natura economica con essi. Si racconta che quando la DC inviava a San
Giovanni Li Greci l’autobus per prelevare
gli elettori ed accompagnarli al seggio , ai comunisti che insistevano
per salire sull’automezzo veniva detto di smetterla altrimenti avrebbero fatto
la fine di Intili.
Per
tanti lunghi anni a Caccamo non si è mai parlato di Filippo Intili, due anni fa
Vera Pegna ha parlato di Intili e dei luoghi dove era stato ucciso. Il comune è
riuscito ad individuare il luogo esatto tramite dei pastori che sapevano della
posa di alcune pietre a forma di croce. E’ stato un momento importante per
Caccamo e con Vera il 7 agosto 2014 è stato collocato un cippo commemorativo. (Dp)
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