Palermo 27
giugno 2015 - Ci saranno da una parte sette lavoratori che metteranno in scena
momenti della loro attività. Un bracciante con la falce, un operaio in
tuta, un operatore di call center con cuffie e microfono, una donna delle
pulizie, un edile, una maestra, una cameriera. Dall’altra parte,
seduto di fronte a loro, un lavoratore simulerà il “padrone”. E, travestito con
un enorme occhio realizzato in gommapiuma, darà dei comandi: "Lavorate, vi tengo d'occhio. Non vi fermate, non
potete bere. Non fate abbastanza. Se vi riposate vi licenzio".
Appena uno dei lavoratori si ferma, anche solo per asciugare il sudore o
prendere un sorso d’acqua, come un vero capo colui che non li
perde mai di vista schiaccerà un bottone rosso. E partirà il suono di una
sirena, ovvero la comunicazione di un licenziamento, di una sanzione, di una
ammenda.
Arriva anche a Palermo lunedì
mattina la campagna nazionale itinerante promossa dalla Cgil in diverse
piazze italiane dal titolo “No accordo, no controllo”, contro
le modifiche all’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori sul controllo a
distanza, previste dal decreto attuativo del Jobs Act. Dalle 12
in piazza Ruggiero Settimo, davanti al Teatro Politeama, delegate e
delegati di diversi posti di lavoro si alterneranno in un flash mob, una
mobilitazione per sensibilizzare l’opinione
pubblica e fare pressione sul Parlamento affinché siano ripristinate le regole
di rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori. "Si creeranno condizioni di lavoro da Grande
Fratello, perennemente sotto l'occhio di osservazione dei padroni",
spiegheranno al pubblico i lavoratori intervenuti.
Dichiara il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo. “Con il decreto
Semplificazioni viene eliminata l’obbligatorietà dell’accordo
sindacale relativamente all’utilizzo da parte di un’impresa di sistemi di
controllo a distanza dei propri dipendenti. Si fa carta straccia dell’articolo
4 dando la
possibilità di controllo non sul lavoro ma sul lavoratore. Così computer, cellulari, tablet assegnati ai lavoratori
possono trasformarsi in mezzi con cui l’impresa riesce a controllare, oltre
all’operato, anche la vita dei propri dipendenti, 24 ore su 24”. "La Cgil è per l'efficienza in azienda, ma
questa non può essere perseguita con modalità autoritarie ed antidemocratiche –
aggiunge Enzo Campo - . Ciò che prevede il Job Act sarà il primo passo per
un controllo sempre più ossessivo".
La Cgil solleva tale questione come “un problema di dignità e
di equilibrio nei confronti dello strapotere aziendale, di maggiori possibilità
di ricatto nei confronti delle persone che lavorano, sole e non più tutelate
dall’Articolo 4 dello Statuto”. Così, osserva la Cgil, si colpiscono i
lavoratori senza, per altro, alcun beneficio economico sull’ altro piatto della
bilancia in quanto “questo decreto non aumenta la competitività delle imprese,
non aumenta la produttività del lavoro, non facilita gli investimenti,
nazionali o esteri, permette però ad alcune imprese di fare la faccia feroce”.
Il sindacato parla di “colpo di mano” perché “non è mai stato
detto che nel decreto “semplificazioni” sarebbe entrata la norma sul controllo
a distanza dei lavoratori e d’altro canto – aggiunge - il modo in cui è
formulato e la relazione illustrativa pongono un punto di arretramento pesante
rispetto all’articolo 4 della legge 300 (statuto dei lavoratori)”. Oltre a dare
battaglia in Parlamento la Cgil intende “verificare con il garante della
privacy se ciò è consentibile anche alla luce della raccomandazione del
comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che mira a proteggere la privacy
dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici che permettono ai datori di
lavoro di raccogliere e conservare ogni tipo di informazione.
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