martedì, giugno 23, 2015

Enrico Deaglio: “Storia vera e terribile tra Sicilia e America”

di PASQUALE HAMEL
Sicuramente un merito questo volumetto l’ha ed è quello di avere reso, in un certo qual modo,  giustizia – …e non è poco! -, a cinque innocenti vittime di vergognosi pregiudizi e di esacrabili odi figli, questi ultimi,di egoismi e di avidità. Ma la tragedia di Tellulah, un oscuro e semisconosciuto villaggio della Luisiana, che Deaglio racconta con dovizia di particolari, introduce anche una pagina di storia dell’emigrazione italiana anch’essa poco nota e sulla quale si dovrebbe ritornare a riflettere.  La vicenda si colloca alla fine del secolo XIX, quando dalla Sicilia, e non solo, si scappava per fame per raggiungere quel “mondo nuovo” che aveva urgente bisogno di braccia. Verso la Luisiana e gli stati del Sud, dopo la devastante Guerra di Secessione americana che aveva fatto ben 700.000 morti, si spostano infatti quasi in centomila e prendono il posto, nelle grandi piantagioni di cotone, degli schiavi neri liberati dai nordisti che quel lavoro, umiliante, avevano definitivamente abbandonato.

La speranza di riscatto economico-sociale che aveva motivato quegli italiani alla partenza si scontra però con un ambiente ostile, classista e fortemente segnato da pregiudizi razziali. Soprattutto i meridionali, spregiativamente chiamati dagos, sono sfruttati e discriminati e, pur appartenenti alla “razza” bianca, vengono considerati, con il supporto di cervellotiche teorie positiviste che trovavano anche nel sud entusiasti seguaci, alla stregua degli ex schiavi neri. A Tellulah, quell’anno 1899, si ripete il copione di quanto era accaduto a New Orleans qualche anno prima, cinque uomini, fra cui un ragazzo, tutti emigranti siciliani e fra loro imparentati, vengono linciati da una folla inferocita aizzata da chi aveva in odio i nuovi arrivati e non si fece scrupolo di condannarli a morte imbastendo, come riesce a dimostrare Deaglio, perfino una vergognosa menzogna.
Quelle vittime innocenti, nonostante certa indignazione delle autorità italiane del tempo, si registrano flebili proteste delle nostre autorità diplomatiche, non riescono ad avere giustizia ed i loro nomi e la loro vicenda per oltre cento anni vengono oscurate dall’ipocrisia, dalle reticenze e dalle falsità che finiscono per seppellire definitivamente la verità e lasciare i colpevoli impuniti . Deaglio, imbattutosi casualmente nella notizia di questa terribile vicenda scrive il presente  libro-verità, adottando il metodo del giornalismo d’inchiesta. Un libro che  spesso scivola nella retorica antiunitaria e a tratti evidenzia una struttura poco organica che lo fa ripetitivo e che, tuttavia, per le ragioni che ho sinteticamente evidenziato, merita a mio giudizio di essere letto e meditato.
Da: Siciliainformazioni.com


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