L'assessore Vania Contraffatto |
ho letto con interesse il Suo editoriale dal titolo “Affaire
rifiuti, dieci anni nel porto delle nebbie”, pubblicato su
Siciliainformazioni sabato 16 maggio. Un articolo che pone una seria
riflessione e che, in un settore così confuso e contraddittorio come quello dei
rifiuti, mi dà l’opportunità di esporre, spero in modo sintetico e chiaro,
quanto questo governo sta facendo.
Sin dal mio insediamento, datato dicembre 2014, ho avuto conferma di
quanto già sospettavo anche prima di accettare il mio attuale incarico: quello
dei rifiuti è un settore delicato, anzi delicatissimo, non solo per le
conseguenze che ha nella vita di tutti i giorni dei siciliani, ma anche per gli
interessi, legittimi e non, che inevitabilmente interessa.
Un settore che, inutile negarlo, si trova in emergenza da troppo tempo e
in cui bisogna rimettere ordine anzitutto per garantire ai siciliani, e quindi
anche ai nostri figli, un sistema capace di tutelare l’interesse collettivo, difendere
l’ambiente e trasformare i rifiuti da un annoso problema a una risorsa, capace
di acquisire un potenziale valore. Mi rendo conto che queste parole potrebbero
essere intese come una semplice dichiarazione di intenti, ma ci sono anche dei
fatti che conferiscono loro concreta sostanza. Il mio ragionamento, però, si
basa su tre semplici principi che tutti dovrebbero condividere, se hanno a
cuore la Sicilia.
Primo principio: l’emergenza non conviene e nessuno la dovrebbe
inseguire. O, per meglio dire, non la voglio io e non la vuole il governo,
consapevole che portare i rifiuti all’estero sarebbe, oltre che una mossa
estremamente costosa (e di questi tempi sappiamo bene come la Regione non abbia
risorse da sprecare), anche una sconfitta della politica e della capacità delle
istituzioni di risolvere i problemi.
Secondo principio: bisogna incrementare la raccolta differenziata. Non
solo perché fa bene all’ambiente e perché non possiamo immaginare di sotterrare
rifiuti in eterno, ma soprattutto perché è economicamente conveniente:
riciclare significa intasare meno le discariche, avere meno costi e più ricavi,
consentire ai cittadini di pagare meno tasse, creare posti di lavoro.
Terzo principio: per uscire da questa situazione, serve la
collaborazione di tutti. Delle forze politiche, chiamate ora come
non mai a scelte responsabili senza inseguire interessi particolari; degli enti
locali, che hanno la grave responsabilità di non incrementare la differenziata
nella convinzione che alla fine ci penserà “mamma Regione”; dei sindacati e dei
lavoratori del comparto, a cui bisogna far presente che il sistema, non sempre
limpido, che ci ritroviamo ha bisogno di cambiare, altrimenti non regge.
Se siamo d’accordo su questi tre punti di partenza, possiamo allora
confrontarci sugli strumenti per uscire dall’emergenza. Anzitutto
chiariamo una cosa: il piano rifiuti c’è, non è contrario ad alcuna
normativa comunitaria o nazionale e attende solo il via libera del
governo centrale per essere operativo. Nostro compito, e ci stiamo
lavorando, sarà aggiornarlo nel più breve tempo possibile: impresa ardua,
specie se l’elefantiaca macchina regionale crea mille problemi e impedimenti,
tra cui anche la difficoltà di reperire i più semplici dati per poter
effettuare una programmazione.
La Sicilia potrà uscire dall’emergenza solo ad alcune condizioni:
completare in tempo utile gli impianti, aumentare sensibilmente la
differenziata, ottenere dal governo nazionale più tempo. E’ chiaro che, per
farlo, Roma non si accontenterà, e aggiungo giustamente, di pie intenzioni:
servono prove del nostro senso di responsabilità.
Per questo è necessario far entrare finalmente in funzione il
sistema delle Srr in luogo dei vecchi e falliti Ato, accelerare il
completamento delle procedure relative all’impiantistica, chiedendo alla
burocrazia regionale più efficienza, ma soprattutto punire severamente gli enti
locali che non incentivano la differenziata. In Finanziaria avevamo chiesto una
tassa ad hoc, che però l’Ars ha preferito bocciare quando ho deciso di non
piegarmi a indecenti baratti, come se invece che nel Parlamento più antico
d’Europa ci trovassimo in uno squallido mercato.
Questo è il piano del governo regionale, che si muove unito e compatto
su questo come su tutti i temi. I tecnici del mio assessorato lo stanno
definendo nei dettagli e la mia scrivania non sarà un porto tra le nebbie, né
un semplice punto di passaggio, ma una severa dogana: non proporrò
niente ai siciliani e al governo che non faccia l’interesse di questa nostra
martoriata terra, nel dovuto rispetto delle regole.
La prego, se vorrà, di volere pubblicare questo mio intervento
intendendolo come un contributo all’interessante dibattito che il Suo
editoriale ha aperto, come è doveroso che sia su un settore così cruciale per
la vita di tutti noi”.
Cordiali saluti.
L’assessore Vania Contrafatto.
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