di NICOLA CIPOLLA
In un articolo pubblicato su Il Manifesto del 24 febbraio, assieme, non a caso, con un altro di Giorgio Airaudo e Giulio Marcon, che lanciano l’idea di un “Fronte Pop” per cercare di portare la sinistra italiana a livello di Tsipras e di Podemos, Tonino Perna dice: “questa inedita soggettività politica (il M5S) ha raccolto il malcontento presente in ampie fasce della popolazione italiana e nella ribellione alla “casta” ha fondato la sua immagine. Arrivato ad essere il primo partito italiano nelle elezioni politiche del 2013”. Vorrei fare tre ordini di considerazioni.
In un articolo pubblicato su Il Manifesto del 24 febbraio, assieme, non a caso, con un altro di Giorgio Airaudo e Giulio Marcon, che lanciano l’idea di un “Fronte Pop” per cercare di portare la sinistra italiana a livello di Tsipras e di Podemos, Tonino Perna dice: “questa inedita soggettività politica (il M5S) ha raccolto il malcontento presente in ampie fasce della popolazione italiana e nella ribellione alla “casta” ha fondato la sua immagine. Arrivato ad essere il primo partito italiano nelle elezioni politiche del 2013”. Vorrei fare tre ordini di considerazioni.
1.
Questo successo, a mio avviso, deriva dalla grande vittoria, contro la “casta”, del referendum del 12 e 13 giugno 2011. Questa
vittoria non solo provocò l’indebolimento, e quindi la fine, del governo
Berlusconi ma soprattutto isolò il gruppo dirigente del PD dalla sua base
popolare.
Dei quattro referendum: sull’acqua (1 milione e 400 mila firme
raccolte dal Forum per l’Acqua pubblica e i Beni Comuni nell’indifferenza ed
ostilità di tutti i partiti), sul nucleare, contro la privatizzazione dei
servizi sociali e contro il Lodo Alfano,
questi ultimi tre proposti ad iniziativa di IdV, quello che più ha sancito
questo isolamento è stato quello sul nucleare. Il gruppo dirigente del PCI di
Berlinguer e Napolitano era stato già sconfitto nel referendum sul nucleare del novembre 1987, proposto, allora, da una minuscola frazione di sinistra del PCI di
Ingrao e Bassolino alleata con il nascente movimento ambientalista. Berlusconi, adesso, affidava la direzione del progetto, di 10 mila megawatt con quattro centrali nucleari,
al senatore Veronesi del PD con il pieno appoggio, ancora una volta, dell’ex Presidente Napolitano (che naturalmente ignorava il suo
dovere di contestare alle Camere un
progetto che contrastava con il voto del 1987) e di tutto il gruppo dirigente
ex comunista del PD. Mentre in Germania la Merkel, dopo Fukushima, si
affrettava a lanciare un programma di uscita 100% dal nucleare, la reazione del PD al disastro fu inesistente. La “casta”, poi, in contrasto
con il sentimento popolare, riuscì a portare alla presidenze della Repubblica
per la seconda volta proprio il personaggio politico che più era stato
sconfitto dal voto del 12 e 13 giugno.
L’unico
partito che nella campagna elettorale
del 2013 criticò questo atteggiamento di Berlusconi e del PD, e soprattutto di
Napolitano, fu il M5S. La gran parte dei
9 milioni di voti del M5S, alle elezioni nazionali del 24-25
febbraio 2013, sono stati pescati entro i 27 milioni di
questo pronunciamento contro la “casta” che in Italia anticipava sia Tsipras
sia Podemos. Questi voti non sono stati
inseriti nella dinamica dei partiti della “casta” e dell’amministrazione Renzi
ma sono serviti per imporre all’attenzione dell’opinione pubblica, ed anche ad un riluttante
Parlamento, misure di riduzione di privilegi e, con i progetti presentati (a
somiglianza di quanto avveniva ad iniziativa del PCI scomunicato di Togliatti),
sono serviti ad imporre analoghe iniziative del
Governo e dei parlamentari, come, ad esempio, sta avvenendo oggi per
quanto riguarda il reddito di cittadinanza e la riforma della RAI
2.
Al trionfo nelle elezioni europee
del PD di Renzi (40%) ha contribuito
certamente l’affermazione da parte di esponenti della lista Tsipras in Italia secondo cui il pericolo principale per la democrazia in
Italia era costituito dal M5S e, quindi, il PD era il “minore dei mali”. Ogni articolo su Il Manifesto di Asor Rosa e
di altri esponenti che sostenevano questa tesi contribuiva a spostare voti, che
avrebbero potuto confluire su Tsipras, verso
il M5S da parte di coloro che
erano convinti che il nemico principale era, invece, la “casta”. Anche per questo il risultato delle elezioni
europee di Tsipras in Italia è stato inferiore alla sommatoria dei voti
precedentemente ottenuti singolarmente da SEL e da Rifondazione Comunista.
3.
Oggi
il governo Renzi, con le misure
approvate e proposte, con il suo
atteggiamento antisindacale e la sua conclamata alleanza con la Confindustria di
Squinzi, con l’inefficacia della sua azione a livello europeo, ha creato un fermento di opposizione all’interno del PD
e soprattutto all’esterno con i nuclei
organizzati di Sel, di Rifondazione e di
quello che è rimasto dei comitati elettorali di Tsipras. Si cerca, perciò, una risposta non
solo sindacale ma anche politica da parte delle forze del movimento operaio
organizzato che fanno capo soprattutto alla proposta di “solidarietà sociale”
della FIOM di Landini che sta apprendendo la lezione della IG Metall tedesca
che ha sostenuto lo sviluppo delle rinnovabili con la creazione di oltre 400
mila posti di lavoro metalmeccanici negli ultimi anni.
Questa
coalizione, sociale e politica ad un tempo, si sta precisando in un percorso
iniziato con la polemica con il governo Renzi, si è sviluppata con l’incontro
di Cervia e avrà un momento di massa il 28 marzo con una grande manifestazione
a Roma. Questo protagonismo della FIOM sta incoraggiando tutta una serie di
proposte di una nuova stagione anche referendaria, di approfondimenti
programmatici, di iniziative a vario livello che possono convergere in questo
unico disegno. Airaudo e Marcon concludono il loro articolo indicando come
il “Fronte Pop” potrebbe: “muoversi e crescere sulle gambe di cinque
campagne comuni a tutti. L’Europa da cambiare e la fine dell’austerità. Il
lavoro da difendere e i diritti dei lavoratori da ricostruire. L’ambiente e la
riconversione ecologica dell’economia. La democrazia, i diritti civili e di
cittadinanza, con la difesa della scuola e del welfare. La pace contro
l’interventismo militare”.
La
proposta è interessante ma chiede, a mio avviso, un’ulteriore precisazione.
Siamo nel XXI secolo e si accentuano le minacce all’esistenza nel pianeta delle
condizioni di vita che hanno permesso lo sviluppo dell’umanità. Il capitalismo
degli ultimi due secoli, basato sullo sfruttamento delle energie fossili,
carbone nell’800 e idrocarburi nel XX secolo, sta provocando una serie di
disastri che già si vedono, e che preannunciano, secondo quanto affermato da
tutti gli organismi scientifici a cominciare dall’IPCC dell’ONU, che se si continua con l’andazzo attuale, il raggiungimento di quei
due gradi di aumento della temperatura oltre il quale il disastro ambientale
diventerà irreversibile viene anticipato al 2030.
La
UE, con la Germania in testa, ha avuto un ruolo di
primo piano nella definizione, attraverso un percorso molto difficile e
contraddittorio, degli accordi di Kyoto scaduti nel 2012. Da allora non è stato
possibile raggiungere un nuovo accordo e tutto è stato rinviato ad una nuova
conferenza da tenersi a Parigi alla fine di quest’anno. Il 2015 diventa un
anno decisivo non per la conquista o la
difesa di un singolo diritto sociale e politico ma soprattutto per l’esistenza
stessa dell’umanità.
Questo
compito non può essere delegato: “all’ecologista che lavora alla Conferenza sul
Clima di Parigi” ma deve essere, a mio avviso, centrale per tutto il movimento.
Se poniamo al centro di tutto, come
prioritario e fondamentale, questo obiettivo, ci accorgiamo che la lotta per il
suo raggiungimento coinvolge tutti gli altri quattro punti enunciati da Airaudo
e Marcon. Richiede una modifica radicale della comunità europea e della sua
politica neoliberista. L’attuale III
guerra mondiale, come dice Papa Francesco, non si svolge in tutto il mondo in
modo uguale ma si concentra nei paesi (Libia,
Egitto, Palestina, Iraq, Siria, Afghanistan, Ucraina) che hanno risorse di energie fossili da sfruttare o sono attraversati da metanodotti, gasdotti,
porti, che permettono alle multinazionali del settore di distribuire le energie
fossili in tutto il mondo e in particolare nell’Europa, che ha ancora, assieme
gli Usa, un consumo pro capite di energie fossili superiore di molte volte a
quello di paesi che erano considerati in via di sviluppo. La tecnologia attuale
consente di raggiungere la sostituzione del
100% delle energie fossili con quelle rinnovabili e con il risparmio energetico, come viene affermato
persino dalla fondazione scientifica della UBS (Unione Banche Svizzere) che
prevede entro il 2025 la sostituzione integrale delle energie fossili,
attraverso il trinomio solare FV, accumulatori di energia solare e batterie per
veicoli elettrici. Verrà meno, così, una delle principali cause della III guerra
mondiale ed anche dello spostamento di milioni di rifugiati che fuggono da guerre fomentate dai complessi militari e
industriali soprattutto degli USA ma anche della Francia e della Gran Bretagna.
Le
misure anticrisi, prese sia dalla UE sia dalla BCE di Draghi, con il Quantitative
Easing (QE), e dall’altro lato l’attenuazione dei limiti dell’austerity e, su scala
nazionale, tentativi di ridurre le spese ed anche incentivi, come gli 80 euro, non sono
sufficienti a rovesciare una tendenza
ormai secolare che, come dice Rifkin, spinge ad una riduzione strutturale dei
costi di produzione che provoca un aumento della disoccupazione. E infine ,
come dice Naomi Klein non si può affrontare radicalmente la questione ambientale in presenza di una
economia basata sul profitto. Se le
misure proposte dalla UE e riprodotte in Italia dal governo Renzi non sono capaci di ottenere i due obiettivi:
combattere la disoccupazione e affrontare
la questione ambientale in tempi utili, occorre procedere ad una nuova ondata
keynesiana di investimenti che solo la trasformazione al 100% del sistema
energetico può produrre. Sviluppando un processo, che Schumpeter ha analizzato con la “distruzione creatrice”,
di vecchi sistema produttivi per aprire la strada ad un nuovo sistema e quindi
ad un nuovo tipo di società. Pr portare vanti questo processo non basta,
perciò, la essenziale mobilitazione dei lavoratori e delle piccole e medie
imprese ma occorre un fronte più ampio in cui, sviluppando quello che
all’inizio diceva Tonino Perna nel suo articolo, bisogna guardare soprattutto
ad una convergenza con l’azione del M5S
ed altre simili formazioni che dovessero sorgere. Con l’apertura della stagione
referendaria obbligatoria per legge per
quanto riguarda le riforme
costituzionali, e di iniziativa popolare, per quanto riguarda jobs act ed altri provvedimenti del governo
Renzi, la convergenza con il M5S diventa
un fatto reale in quanto ripropone una sostituzione del blocco di governo “renzusconiano” con
un’altra formazione alternativa. Posizione che
ha permesso in Grecia e in Spagna la vittoria di Tsipras e lo sviluppo
del movimento Podemos. Di fronte alla gravità della situazione e al progetto di riforma costituzionale, che
persino Eugenio Scalfari afferma capace di allineare l’Italia alle “democrature”
tipo Russia di Putin, Turchia e Ungheria, non è più tempo di pensare alla costituzione
in Italia di un partito di sinistra che possa condizionare l’azione del governo
Renzi. Come, purtroppo anche nelle ultime riunioni pubbliche del movimento
Tsipras è stato avanzato dai vecchi
esponenti di una infelice campagna elettorale del 2014.
Nicola
Cipolla
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