Il corteo degli operai di Ati Group, Emar ed Ediltecnica |
Palermo 25 marzo 2015 – Hanno manifestato in corteo a Bagheria i
lavoratori edili di Ati Group, Emar ed Ediltecnica, le tre aziende confiscate
alla mafia del gruppo Aiello, per chiedere di tornare al lavoro. Il corteo
si è snodato da via Dante, sede dell’azienda, fino a corso Umberto,
per raggiungere il Municipio.
Hanno partecipato tutti e 80 gli edili delle tre
aziende in amministrazione giudiziaria, che contano 114 dipendenti in totale,
tra cui 17 metalmeccanici. Con la rappresentanza dei lavoratori edili hanno
sfilato i rappresentanti della Fillea, della Cgil di Palermo e della Camera del
Lavoro di Bagheria. “E’ assurdo che i cantieri siano fermi e che gli
operai vengano tenuti in cassa integrazione invece di
andare a lavorare. Gli edili chiedono che la cig sia data a chi ha
esigenze reali - dichiara Franco Macaluso, della Fillea Cgil di Palermo - Chi
ha il lavoro, è corretto che lasci le risorse impiegate per la cassa integrazione a
chi si trova oggettivamente in condizioni più gravi - –
L’unico ammortizzatore sociale che riconosciamo è il lavoro”.
Scopo della giornata di mobilitazione, conclusa con un’assemblea nella sala
consiliare del Comune di Bagheria, è la richiesta agli amministratori
giudiziari e all’Agenzia nazionale per i beni confiscati di far ripartire i
lavori nei cantieri fermi ormai da più di un anno, inattivi da
quando, con la confisca definitiva, il patrimonio della società è stato
estrapolato e ceduto allo Stato. L’azienda, entrata in crisi, ha dovuto mettere
gli operai in cassa integrazione e malgrado le diverse commesse in corso, e
l’acquisizione di nuove commesse, tra cui quelle di recente affidate
dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati, i cantieri sono rimasti
inattivi e in questo momento lavorano solo 10 operai edili su 80. Il
sindacato ha chiesto un incontro con l’Agenzia per superare gli ostacoli che
intralciano la riattivazione delle opere interrotte.
“Chiediamo che ripartano i lavori per il completamento
di Villa Santa Teresa, la costruzione del mattatoio di Partinico e il cantiere
interrotto dentro il Policlinico – dice il rappresentante della
segreteria Cgil di Palermo Mario Ridulfo - A maggior ragione dopo la
firma del contratto con la Bolognetta-Lercara, un importante ma piccolo
affidamento che non risolve il problema di tutti i 114 dipendenti, resta
il problema degli altri cantieri fermi da mesi che tardano ad attivarsi. La
situazione è sempre statica e le difficoltà quotidiane dei lavoratori invece
aumentano. C’è una grande attesa e queste speranze vengono poi
disilluse”.
Fermi del tutto sono l’ampliamento di Villa Santa Teresa,
iniziato nel 2013, e la commessa del Policlinico (non legata alle opere di
ammodernamento in corso). Il lavoro per la realizzazione del
Mattatoio di Partinico, appaltato dalla Provincia nel 2001 a
un’altra azienda è stato affidato all’Ati Group successivamente,
dopo un periodo di blocco. Impegna attualmente solo 3 operai e i lavori di avanzamento
non procedono. Altri 3 operai del gruppo lavorano per conto
dell’Agenzia per i beni confiscati in un supermercato di Castelvetrano. Ati
Group inoltre ha un contratto con Villa Santa Teresa per 4
lavoratori impiegati nel settore delle pulizie.
“Da quando il patrimonio è stato confiscato, sono iniziati i
problemi di liquidità perché le banche non hanno concesso più credito
all’azienda. Oggi a tutela del bene ci sono solo i lavoratori e i
mezzi, in parte obsoleti. E’ iniziata una crisi che ha
fatto chiudere i cantieri malgrado le diverse commesse in grado, se portate
avanti, di dare lavoro e reddito – aggiungono Ridulfo e Macaluso –
Più volte abbiamo denunciato i limiti della normativa, concentrata
sulla gestione dei beni. Per le poche aziende che
arrivano alla confisca definitiva non c’è la stessa attenzione.
Abbiamo sollecitato l’Agenzia, unitamente all’amministrazione giudiziaria.
Domani si riunisce il direttivo. Chiediamo di dare al più presto seguito alla
nostra richiesta”.
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