Il Procuratore della Repubblica di Lanciano Francesco Menditto che indaga sul reato di caporalato |
Il Procuratore della Repubblica di Lanciano, dott.
Francesco Menditto, ha annunciato l'apertura di una indagine su reati di
Caporalato. Come descritto nello stesso comunicato, pubblicato di seguito,
"si tratta di una delle primissime applicazioni dell'art. 603 bis c.p.
introdotto solo in epoca recente col d.l. 138/11, convertito dalla legge n.
148/11". Questa legge è scaturita dalla raccolta di firme per la costituzione
del reato di caporalato, organizzata dalle categorie della Flai e della Fillea
e sostenuta dalla CGIL. La vicenda specifica, per le dinamiche che il
comunicato della procura descrive, sollecita alcune importanti riflessioni:
1. La relazione fra il fenomeno dello sfruttamento della manodopera attraverso il "caporalato" e quello della immigrazione spesso legato ad una vera e propria tratta in forme di semi-schiavitù.
2. Il necessario rapporto fra il sindacato e le comunità di immigrati per rafforzare il controllo e la denuncia di questi fenomeni.
3. Il rapporto con le procure territoriali attraverso un opera di sensibilizzazione del contesto sociale e lavorativo.
Di fronte alla azione della Magistratura e agli eventuali procedimenti giudiziari la CGIL, come già avvenuto in altri casi analoghi, si costituirà parte civile. (Luciano Silvestri)
1. La relazione fra il fenomeno dello sfruttamento della manodopera attraverso il "caporalato" e quello della immigrazione spesso legato ad una vera e propria tratta in forme di semi-schiavitù.
2. Il necessario rapporto fra il sindacato e le comunità di immigrati per rafforzare il controllo e la denuncia di questi fenomeni.
3. Il rapporto con le procure territoriali attraverso un opera di sensibilizzazione del contesto sociale e lavorativo.
Di fronte alla azione della Magistratura e agli eventuali procedimenti giudiziari la CGIL, come già avvenuto in altri casi analoghi, si costituirà parte civile. (Luciano Silvestri)
Leggi il testo del comunicato della Procura
sull’applicazione di misure cautelari personali e reali in materia di reato
intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (“caporalato”):
Al
fine di assicurare, nel rispetto del segreto investigativo e dei diritti delle
parti coinvolte, il diritto di cronaca costituzionalmente garantito si comunica
che personale del Commissariato di Polizia di Stato (Questura di Chieti),
diretto dalla dott.ssa Katia Basilico ha eseguito 2 ordinanze di applicazione
di custodia in carcere, e il decreto sequestro di un edificio; provvedimenti emessi
dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lanciano, dott.
Massimo Canosa, su richiesta di questa Procura per il reato di intermediazione
illecita e sfruttamento del lavoro: cd. “caporalato, reato introdotto nel 2011
(art. 603 bis c.p.). Sono state anche notificate tre informazioni di garanzia.
Si
tratta di una delle primissime applicazioni (certamente la prima in Abruzzo) dell’art.
603 bis c.p., introdotto solo in epoca recente col d.l. 138/11, conv. dalla l.
n. 148/11, per sanzionare il fenomeno del c.d. "caporalato" colmando
“una vera e propria lacuna nel sistema repressivo delle distorsioni del mercato
del lavoro”. E noto che il “caporalato” è tuttora presente, soprattutto in
alcune aree del meridione di Italia, nel settore dell'agricoltura e
nell'edilizia. Peraltro, come evidenziato da questa indagine, che ha potuto
avvalersi degli strumenti investigativi consentiti dalla nuova disposizione che
prevede la reclusione da 5 ad 8 anni (oltre le aggravanti), le forme di
sfruttamento hanno forma variegata e si estendono a ogni forma di mercato del
lavoro, anche in aree che potevano sembrarne indenni come l’Abruzzo.
Si
tratta di un reato particolarmente grave per la forma di sfruttamento dei
lavoratori e per l’inquinamento dell’economia legale operando l’imprenditore
che delinque una forma di “concorrenza” nei confronti dell’imprenditore onesto
che rispetta le norme sopportando i relativi oneri.
Le
indagini, iniziate da personale del Commissariato di P.S. di Lanciano a seguito
della segnalazione del Presidente di una associazione di rumeni a Roma,
immediatamente coordinate dalla Procura di Lanciano, con la fattiva
collaborazione di personale della Direzione territoriale del lavoro di
Chieti-Pescara hanno consentito di accertare
(come ritenuto - allo stato - dal Giudice nell’ordinanza) una vera e propria
attività di sfruttamento di cittadini stranieri, in particolare rumeni, che in
condizioni di bisogno per le disagiate condizioni economiche, venivano:
·
reclutati all’estero (Romania),
·
indotti a venire in Italia per svolgere
regolare attività lavorativa,
·
accompagnati in Italia,
·
ospitati in alloggi di fortuna e in precarie
condizioni igieniche, con pagamento attraverso trattenute sulla paga;
per
poi essere impiegati in una fabbrica di saldatura sita in un Comune del
Circondario, in condizioni di totale precarietà:
·
nel mancato rispetto dei “minimi” diritti
garantiti ai lavoratori in relazione all’entità della retribuzione del tutto
inadeguata e comunque neanche regolarmente o in tutto pagata,
·
con la
violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, superando ampiamente
il numero di ore previste,
·
nella violazione della normativa in materia di
sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro esponendo i lavoratori a pericolo per
la sicurezza, la salute e l’incolumità personale,
·
con metodi di sorveglianza invasivi, talvolta
con vere e proprie minacce, anche con l’uso delle armi e procurando lesioni,
per assicurare il loro assoluto assoggettamento,
·
sottoposti situazioni alloggiative particolarmente
degradanti (anche presso la stessa fabbrica).
La
misura cautelare della custodia in carcere è stata emessa nei confronti di:
1) S. R.,
cittadino italiano, datore di lavoro “effettivo” dei dipendenti della fabbrica
di saldatura e dell’Agenzia di lavoro da lui gestita e di tutti coloro che,
anche “in nero”, lavoravano presso la citata fabbrica, con particolare
riferimento ai cittadini rumeni;
2) B.
G, cittadino rumeno, con lo specifico compito di reclutamento di personale
straniero, in particolare rumeno, facendosi contattate attraverso annunci
inseriti su siti internet (MERCADOR o BALAUR), offrendo loro lavoro quali
saldatori in Italia presso la fabbrica di saldatura , curando il trasporto in
Italia (pagando il viaggio eseguito tramite un pulmino ovvero provvedendo
direttamente lui), portandoli nella fabbrica, procurando un alloggio in
condizioni precarie (in un comune del Circondario), incutendo loro timore e
minacciandoli, anche con armi da sparo, al fine di evitare che potessero
chiedere migliori condizioni di lavoro o finanche la retribuzione pattuita (in
misura largamente inferiore a quanto stabilito dai CCNL) ovvero denunciare i
fatti alle forze dell’ordine o recarsi in Ospedale o da un medico in caso di
lesioni patite anche sul lavoro, fornendo loro solo il minimo indispensabile
per il vitto, presenziando e
sovrintendendo ai lavori in fabbrica per porre in essere la condotta minacciosa
e violenta, licenziando i lavoratori e curando i rapporti relativi alle somme
che dovevano percepire (reprimendo le loro richieste), provvedendo anche ai
pagamenti;
Sono, inoltre, indagati
1)
L.
E., amministratore della fabbrica datore di lavoro “formale” di parte dei
lavoratori;
2)
DG.
D. che dirigeva gli operai, talvolta minacciandoli, facendo le veci di S.R.,
svolgendo compiti analoghi a quelli di B. G.
con riferimento alle minacce e all’incutere timore agli operai;
3)
DA.
L. che svolgeva parte dei compiti di B.G., con specifico riferimento alle minacce e all’incutere
timore agli operai;
Sono stati identificati
almeno 11 cittadini stranieri, quasi tutti rumeni assoggettati a sfruttamento.
Questi,
in sintesi, alcuni elementi emersi nel corso delle indagini:
·
risultano minacce e percosse ai lavoratori;
·
un lavoratore, malmenato per aver richiesto
una parte del denaro per il lavoro svolto occorrente per acquistare il cibo e
generi di prima necessità, è stato minacciato con una pistola, successivamente
sequestrata dal personale del Commissariato P.S. di Lanciano presso
l’abitazione di B. G: che per tale motivo è stato arrestato nel mese di marzo
2014 e sottoposto a misura cautelare. B. G. intimava di non rivolgersi alla
Polizia e di non recarsi presso le strutture sanitarie per curare le lesioni
provocate dal pestaggio, ma il lavoratore il giorno successivo si è recato
autonomamente presso il pronto soccorso percorrendo a piedi circa 15 km essendo
sprovvisto di mezzi di trasporto e di denaro;
·
nell’abitazione di B. G., in occasione del
precedente arresto, sono stati sequestrati anche dei documenti d’identità regolarmente
rilasciati e precedentemente sottratti a connazionali rumeni dai quali venivano
estrapolate le foto per confezionare documenti contraffatti pure rinvenuti e
sequestrati nell’occasione. Sono stati
anche sequestrati documenti che lo
rappresentavano come un appartenente alla Polizia rumena utilizzati dallo stesso per incutere maggiore
timore;
·
i lavoratori venivano tenuti in uno stato di costante soggezione,
anche per le possibili ritorsioni sui
loro parenti rimasti in Romania;
·
gli uomini del Commissariato P.S. di Lanciano
unitamente al personale della Direzione Provinciale del Lavoro e della A.S.L.
hanno effettuato un controllo all’interno della fabbrica nella quale i lavoratori
venivano sfruttati. Nell’occasione hanno constatato che il 40% dei lavoratori risultava
lavorare “in nero” in quanto non aveva alcun tipo di assunzione. Alcuni operai
venivano fatti alloggiare in locali, all’interno della fabbrica, attrezzati all’uopo
con letti e cucine da campeggio, in situazioni di promiscuità, scarsa igiene,
dove le polveri ed i fumi ristagnavano in maniera seriamente preoccupante per
lo stato di salute degli utilizzatori, considerata anche l’assenza di finestre
o aperture per una attiva ventilazione dell’ambiente. All’atto dell’ingresso gli operatori di polizia hanno dovuto aprire
tutte le porte del capannone per un necessario ricambio dell’aria in quanto era
impossibile procedere al controllo per la presenza, già dalle prime ore del
mattino, di fumo intenso e un odore estremamente acre ed irritante dovuto alle
polveri che venivano sprigionate dai lavori di saldatura e causa l’assenza di
qualsivoglia impianto di aspirazione. Alcuni
operai addetti alla saldatura riferivano problematiche alla vista causa sistemi
di protezione poco efficienti;
·
il licenziamento veniva gestito in modo
arbitrario con lettere di dimissioni firmate in bianco;
·
dalle intercettazioni sono emerse delle
situazioni di grave stato di bisogno e di necessità in cui versavano alcuni operai
rumeni che lavoravano senza ricevere
denaro ed erano continuamente costretti a richiedere piccole somme di denaro
per soddisfare esigenze di prima necessità. Spesso chiedevano pochi Euro per
comprare da mangiare (“ che non abbiamo per mangiare, pane…. domani dammi venti
euro che non c'abbiamo, pane, non so come si fa…”). Condizione di cui gli indagati erano
pienamente consapevoli (“…eh, quelli
che ti stanno a chiamare sempre, quelli volevano qualcosa per mangiare
….loro un pezzo di pane vogliono…). Gli indagati portavano loro un pò di spesa appena
sufficiente ad andare avanti per qualche
giorno in attesa di consegnare loro una retribuzione che mai arrivava.
Lanciano
19 marzo 2015
Il
Procuratore della Repubblica
Dott. Francesco
Menditto
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