Pasquale Villari |
Un
lavoro di denuncia e analisi di alto profilo sui mali del Paese appena
unificato che aiuta a spiegare i problemi irrisolti dell’Italia di oggi
È appena uscito in libreria, per le Edizioni di Storia e Studi
Sociali, l’opera di Pasquale Villari Lettere
meridionali e altri
scritti sulla questione sociale in Italia. Si tratta del quinto volume
della collana «Questioni storiche», introdotto dallo storico Pietro Finelli.
Mentre nell’Europa dei grandi opifici e del vapore la questione
sociale si manifestava con sempre maggiore drammaticità, lo storico Pasquale
Villari, esponente autorevole del liberalismo moderato, slargò il tracciato
dell’analisi e della denuncia, portando all’attenzione pubblica italiana ed
estera un altro «inferno», che rappresentava come peggiore e più sconcertante
di quello delle periferie proletarie di Londra, scandagliato già da tempo dai
teorici del comunismo, dalla stampa radicale e dalle scienze positive. Si
trattava del Mezzogiorno d’Italia, ostaggio di economie che restavano
intimamente feudali, oppresso dal brigantaggio e da consorterie segrete,
abbrutito dalla miseria.
Nelle lettere indirizzate al direttore del giornale «L’Opinione»
Giacomo Dina e in altri scritti, riuniti in volume nel 1878, Villari ritraeva
gli aspetti più devastanti e ignorati di questa grande area del paese, dai fondaci e i bassi di Napoli flagellati dal tifo alle
condizioni disumane dei solfatari di Sicilia. Spiegava l’inadeguatezza delle
classi dirigenti locali, colpevoli di aver impedito, per ingordigia e mancanza
di senso morale, che alla rivoluzione politica del 1860-61 seguisse una
autentica rivoluzione sociale. Reclamava atti decisivi, a partire da una
radicale riforma agraria, in grado di sanare la frattura economica e civile tra
il Mezzogiorno e il resto del paese. Venivano delineate, in definitiva, le
ragioni fondamentali che nell’Italia unita avrebbero fatto la storia
intellettuale e politica del meridionalismo.
Dall’introduzione di Pietro Finelli
Per lo storicismo conservatore e moralista di Villari ... solo
il consapevole «sacrificio» di sé delle classi dirigenti per il bene delle
classi più umili e misere, può redimere il neonato Stato italiano ... dal suo
peccato originale: l’essersi formato grazie a una serie di «facili e fortunate
rivoluzioni» invece di aver dovuto «lungamente lottare contro difficoltà
enormi».
La decomposizione della Destra storica avviatasi con le elezioni
del 1874 sembra aprire uno spazio effettivo per il progetto politico di
Villari, che tra il 1875 e il 1878 si trova così a farsi promotore e centro di
un’intensa attività politico-culturale. Sono espressione di questa attività: la
pubblicazione delle Lettere
meridionali sull’«Opinione»
nel 1875; la spinta a Leopoldo Franchetti, Sidney Sonnino ed Enea Cavalieri a
condurre un’inchiesta parallela a quella parlamentare sulle condizioni della
Sicilia, che avrebbe portato alla pubblicazione l’anno successivo di un altro
dei pilastri della letteratura «meridionalista», La Sicilia nel 1876, di
Franchetti e Sonnino; la pubblicazione, sostenuta sempre da Villari, della Miseria di Napoli di Jessie White Mario, nel 1877, e,
l’anno successivo, di Napoli a
occhio nudo, opera di Renato Fucini, che avrebbero dovuto ambedue essere
precedute da un testo di analogo argomento di Edmondo De Amicis con cui Villari
prese contatto nel 1875; infine, tra il 1878 e il 1882, la pubblicazione della
«Rassegna Settimanale», di cui Villari fu attivo promotore e animatore e che
avrebbe dovuto essere nelle sue intenzioni, il vero e proprio organo di quella
«riforma dall’alto» da lui auspicata e propugnata.
È in questo contesto che matura la decisione di ripubblicare nel
1878 le Lettere meridionali in volume accompagnandole con il Di chi è la colpa? e da una serie di scritti, da La scuola e la questione sociale in
Italia al Discorso tenuto agli elettori di
Guastalla per motivare la sua
posizione dopo la «rivoluzione parlamentare», che danno al volume un carattere
assai più performativo e politicamente operativo che non di riflessione
scientifica sulla «questione sociale».
Pasquale Villari. Nacque a Napoli nel 1826.
Dopo aver partecipato al moto napoletano del 1848, fu esule a Firenze. Nel 1859
insegn� Storia all’Università di
Pisa e dal 1865 al 1913 fu docente all’Istituto di Studi Superiori di
Firenze. Fu deputato dal 1870 al 1876 e dal 1880 al 1882. Dal 1884 fu senatore
e nel biennio 1891-92 fu ministro della Pubblica istruzione. Tra il 1859 al
1861 diede alle stampe, in due volumi, la Storia
di Girolamo Savonarola e de’ suoi tempi. Tra il 1877 e il
1882 pubblicò, in tre volumi, Niccolò
Machiavelli e i suoi tempi. Nel
biennio 1893-94 mandò in stampa I
primi due secoli della storia di Firenze, cui seguirono, nel
1900, Le invasioni
barbariche in Italia e, nel 1910, L’Italia da Carlo Magno alla morte di Arrigo VII.
Fu uno dei più autorevoli studiosi della questione meridionale, cui dedicò due
opere: Le lettere
meridionali, del 1878, e Scritti
sulla questione sociale in Italia, del 1902. Si dedicò inoltre agli
studi filosofici, che raccolse in Arte, storia e filosofia,
del 1884, e in Scritti
vari, del 1894. Morì a Firenze nel 1917.
Pietro Finelli. Ha studiato presso
l’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore, la Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa e l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.
Si occupa soprattutto di storia del Risorgimento e del movimento democratico
meridionale in età liberale. Già direttore scientifico della Domus Mazziniana
di Pisa, è responsabile della didattica dell’Istituto di Storia della
Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca. Ha pubblicato saggi in varie
riviste, nell’Annale sul Risorgimento della Storia d’Italia di Einaudi e nell’Atlante Culturale del Risorgimento di Laterza.
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