Due avvocati
ed un giornalista arrestati nell’operazione Aemilia contro la ‘ndrangheta. Il GIP di Bologna ha disposto 117 arresti nell’ambito dell’inchiesta della
Direzione distrettuale antimafia sulla ‘ndrangheta in Emilia Romagna,
denominata “Aemilia”, che ha colpito il clan Grande Aracri e i suoi rapporti
con la politica e l’imprenditoria. Due avvocati ed un giornalista risultano fra gli arrestati. Le Procure di Catanzaro e Brescia hanno richiesto altri 46 provvedimenti
cautelari nell’ambito di inchieste strettamente correlate. Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha dichiarato: “Un intervento
che non esito a definire storico, senza precedenti, imponente e decisivo per il
contrasto giudiziario alla mafia al nord”.
La DDA di Bologna ritiene che il Clan di Cutro, al centro dell’inchiesta, sia responsabile di numerosi reati, dall’associazione di tipo mafioso all’estorsione, dall’usura al porto e detenzione illegali di armi da fuoco, dall’intestazione fittizia di beni al riciclaggio, con l’emissione di fatture false. La DDA di Bologna ha anche chiesto il sequestro di beni per 100 milioni di euro.
Nell’area emiliana, il Clan avrebbe messo in atto numerose intimidazioni, non solo su imprenditori e istituzioni ma anche nei confronti della corrispondente dell’ANSA da Reggio Emilia. Risulta dall’inchiesta che la cronista ha reagito alle minacce, mentre un altro giornalista è finito agli arresti, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, perché avrebbe fatto da “addetto stampa” ad affiliati della cosca emiliana, facendoli andare in Tv e sui giornali.
E’ ben noto che gli Ordini professionali devono accertare la sussistenza o meno della responsabilità disciplinare dell’iscritto che possa avere compiuto azioni od omissioni che possano essere in contrasto con i doveri deontologici, a tutela dell’interesse pubblico al corretto esercizio della professione.
E’ ben noto, inoltre, che gli avvocati che si rendano colpevoli di abusi o mancanze nell'esercizio della loro professione o comunque di fatti non conformi alla dignità e al decoro professionale devono essere sottoposti a procedimento disciplinare.
E’ ben noto, altresì, che l’Ordinamento della professione di giornalista prevede che gli iscritti nell’albo, che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro o alla dignità professionali, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell’ordine, sono sottoposti a procedimento disciplinare, che è iniziato d’ufficio dal Consiglio regionale o anche su richiesta del procuratore generale territorialmente competente.
Pertanto, si chiede ai Consigli degli Ordini in indirizzo di volere fare sapere quali iniziative siano state intraprese in sede disciplinare. Inoltre, si chiede di sapere se i Consigli, in caso di rinvio a giudizio dei professionisti, intendano costituirsi parte civile, per assicurare che i cittadini possano assumere un atteggiamento di rispetto e fiducia nei confronti dei professionisti e per tutelare tutti gli iscritti che esercitano la professione nel rispetto dei principi di legalità e di responsabilità sociale.
IL COMITATO PROFESSIONISTILIBERI
(30-01-2015)
Lettera aperta inviata all'Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, Ordine degli Avvocati di Crotone, Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna e, p.c. Ministero della Giustizia Ministero dell’Interno, Commissione nazionale antimafia, Direzione nazionale antimafia, Procura distrettuale antimafia di Bologna, Consiglio nazionale forense, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti
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