Il traffico degli esseri umani si manifesta in diversi modi. C’è il traffico dei minori, c’è il traffico degli organi, c’è il traffico degli immigrati attraverso le carrette del mare o attraverso altri mezzi non meno pericolosi per la vita dei trafficati; c’è, tra queste modalità, la prostituzione. La prostituzione è forse la modalità più insidiosa, perché spesso, sotto le mentite spoglie della scelta libera - e in Italia anche legittima - del commercio del proprio corpo, cela una realtà drammaticamente più complessa e problematica. A uno sguardo superficiale, l’atteggiamento delle ragazze che in abiti succinti adescano i clienti per strada può essere scambiato per un altro atteggiamento: quello spregiudicato di chi vuole accedere a facili guadagni.
Ma cosa si cela dietro questo scenario
fin troppo scontato? Chi c’è dietro le ragazzine che ammiccanti invitano i
maschietti a comprare un po’ di sesso? Dietro le ragazze, spesso straniere,
provenienti dai paesi dell’est o dalla Nigeria, c’è una organizzazione
criminale i cui profitti sono di diverse decine di milioni l’anno. Dietro
questo apparente libero commercio, spregiudicato e accattivante, c’è
l’industria del sesso, di cui le ragazze - spesso minorenni - sono le operaie
schiavizzate per pagare il “debito” che le tiene prigioniere ai loro aguzzini. Un
debito che varia fra i 50.000 e i 100.000 euro.
Rispetto a questo mercato, esploso
negli ultimi 15 anni in tutta Europa, l’esercizio della prostituzione
individuale è quasi del tutto inesistente. L’idea che sottende la legislazione
italiana riguardo alla libertà e legittimità della prostituzione intesa come
libera scelta della prostituta nel mercato del sesso, è una astrazione
accademica giuridica, praticamente inesistente. Come ha dimostrato Riccardo
Iacona a “Presa diretta”, in ogni forma di prostituzione, dalle ragazzine fino
alle escort di alto bordo, queste donne sono inserite in una rete di
sfruttatori che finiscono per schiavizzarle sempre di più. Uscire dal giro
della prostituzione, uscire dal giro della prolifica industria del sesso, è
molto difficile e rischioso, e comporta inevitabilmente il pagamento di un
prezzo altissimo in termini di sfruttamento fisico, psichico ed economico. E allora
quando il Comune di Roma, per iniziativa del sindaco, vuole legittimare la
libera prostituzione nelle zone a luci rosse, finisce senza volerlo per
traghettare l’esercizio dello sfruttamento della prostituzione - e in molti casi della tratta
- nell’ambito di attività lecite, legali e
legittime. È un tranello in cui sono caduti molti legislatori nelle
grandi città europee, con le ben note zone a luci rosse.
Perciò questo non è un problema di
carattere morale: non si tratta di essere o non essere favorevoli all’esercizio
della propria libertà individuale riguardo al proprio corpo; si tratta bensì di
legittimare o meno un traffico di esseri umani che produce ricchezza ad
organizzazioni criminali attraverso la schiavizzazione delle ragazze
nell’industria del sesso.
Nino Rocca
del Coordinamento anti-tratta “Favour
e Loveth”
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