L’attuale straordinaria caduta del costo del petrolio (dal mese di giugno ad oggi è sceso dai 115 $ al barile a meno di 50 $) non può essere paragonata a quelle del recente passato dovuti a cause esterne (guerra del kippur, il crac del 2008, etc.). Questo è causato da un aumento dell’offerta (lo shale gas oil degli USA e l’entrata in funzione di altri giacimenti in varie parti del mondo) e in contemporanea dalla caduta della domanda: ci troviamo di fronte non ad un fenomeno congiunturale ma ad una modifica strutturale del mercato dell’energia. Ciò ha effetti positivi, in primo luogo, riduce di oltre il 50% il balzello di tipo feudale a favore dei paesi produttori di petrolio (l’Italia importa l’85% dell’energia che consuma, ma la caduta del prezzo non ha provocato un’analoga riduzione del costo delle bollette del gas, dell’elettricità e della benzina dovuto al sistema pubblico-privato della privatizzazione dell’Eni e dell’Enel imposte dalla UE).
Dimostra, poi, l’impossibilità di ricostituire quel cartello oligopolistico basato sull’accordo tra USA e Arabia Saudita che aveva dominato finora il mercato. Infine sono entrati in crisi e sono sospesi o in via di ridimensionamento tutti i progetti di investimenti per migliaia di miliardi su nuove ricerche e coltivazioni. Una buona parte della produzione di shale è diventata antieconomica. Sono danneggiati perciò tutti i paesi produttori come la Russia, il Venezuela e gli stessi USA. L’Arabia Saudita ha ufficialmente dichiarato di non volere diminuire, come in passato, la sua produzione per mantenere alto il prezzo del petrolio entrando così in conflitto con gli USA. Ma la spinta, a mio avviso determinante, per le monarchie e gli emirati feudali arabi è data da due tendenze convergenti. Da un lato diminuisce, specie nei paesi OCSE, la domanda di energie fossili perché avanzano pratiche di risparmio energetico (nei sistemi di illuminazione, la diffusione delle biciclette, il cambiamento delle abitudini alimentari in direzione della dieta mediterranea, etc.). Dall’altro lato aumentano, malgrado tutte le difficoltà frapposte dagli interessi degli oligopoli e dei loro sostenitori politici, le energie rinnovabili (specie solare FV). I due processi sono portati avanti in una fase di progresso tecnologico iniziato pochi decenni fa e che ha avuto, in questi ultimi anni, un crescendo rossiniano. Mi riferisco allo sviluppo di “internet delle cose IDC” come lo chiama Rifkin nel suo ultimo libro: “La società a costo marginale zero. L'internet delle cose, l'ascesa del «commons» collaborativo e l'eclissi del capitalismo”.
Nessun commento:
Posta un commento