Da sx: Bettino Craxi, Yasser Arafat, Enrico Berlinguer |
1. L’Italia riconosca subito lo
Stato palestinese
Ma che strano! Quando, finalmente,
l’Unione Europea inizia a muoversi per giungere al riconoscimento dello Stato
palestinese (già i governi e i parlamenti di Svezia, Inghilterra,Irlanda,
Spagna, Francia hanno deliberato in questo senso) il governo italiano si
defila, si attarda, nicchia.
E dire che il Parlamento italiano fu
il primo del mondo occidentale a chiedere, nel 1982, a larga maggioranza, il
riconoscimento dell’Olp diYasser Arafat.
351 deputati appartenenti alle tre
principali forze politiche italiane (Dc, Pci, Psi), ma anche al Pdup, al
partito radicale, alla Sinistra Indipendente, ecc, chiedemmo al governo di
riconoscere l’Olp come unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Oggi, persino un qualificato e folto
gruppo d’intellettuali israeliani (fra cui alcuni fra i più famosi scrittori e
un premio Nobel) ed esponenti della società civile chiedono ai Paesi europei di
riconoscere, senza indugi, lo Stato palestinese, guidato dal presidente Abu
Mazen.
Anche l’on. Federica Mogherini,
responsabile della Pesc (politica estera UE), si è apertamente dichiarata per
Gerusalemme capitale dei due Stati: palestinese e israeliano.
Eppure… Eppure il governo italiano
rinvia, attende. Ma che cosa attende? Forse la solita imbeccata d’oltreoceano?
2. Aspettare, aspettare! Ma che
cosa?
Da 67 anni, il popolo palestinese
aspetta di vedere riconosciuta la sua legittima richiesta d’indipendenza
nazionale, dolorosamente comprovata da decenni
di occupazione militare, di massacri, di spoliazioni di beni, espulsioni,diaspore,
distruzioni di abitazioni, incarceramenti, sfruttamento della forza-lavoro,
miseria, privazioni di ogni sorta e persino tentativi di distruzione della
identità culturale ed etnica. Per non dire delle violazioni continue dello
status giuridico e pluriconfessionale di Gerusalemme. Ancora ieri, perfino un
ministro palestinese è caduto, inerme, a seguito dell'intervento repressivo dei
soldati israeliani.
In questo terribile conflitto chi si
schiera a difesa di una parte contro l’altra, senza avere valide ragioni, non
favorisce la pacifica convivenza, ma il disegno egemonico e poco lungimirante
del più forte.
A chi fa la predica ai palestinesi,
invitandoli alla paziente attesa, consiglio d’immedesimarsi nella loro
condizione umana e politica, di mettersi- come si suol dire- nei panni di
questo antico popolo mediterraneo vittima- come si è visto nei recenti attacchi
aerei contro Gaza- delle micidiali, sproporzionate rappresaglie
israeliane.
Sappiamo che anche da parte
israeliana si contano le vittime, e ne siamo dispiaciuti, tuttavia non c'è
proporzione tra gli effetti provocati dagli attacchi dei palestinesi oppressi e
dai massacri degli eserciti israeliani occupanti.
Certo, la morte violenta anche di un sola persona è da condannare. Tuttavia, nella conta vanno soppesati anche il numero dei morti, la gravità e l'ampiezza delle distruzioni, specie quando a provocarli sono forze straniere occupanti.
Il popolo palestinese sta lottando per affermare il diritto all’autodeterminazione, all’indipendenza che è un diritto umano fondamentale, riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite che autorizza perfino l’uso delle armi per conquistarlo, e da tutte le persone giuste, di buon senso.
Certo, la morte violenta anche di un sola persona è da condannare. Tuttavia, nella conta vanno soppesati anche il numero dei morti, la gravità e l'ampiezza delle distruzioni, specie quando a provocarli sono forze straniere occupanti.
Il popolo palestinese sta lottando per affermare il diritto all’autodeterminazione, all’indipendenza che è un diritto umano fondamentale, riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite che autorizza perfino l’uso delle armi per conquistarlo, e da tutte le persone giuste, di buon senso.
Purtroppo, solo al popolo
palestinese non è stato riconosciuto tale diritto. E questa mi sembra la più
grave ingiustizia. Mentre l’intero Terzo mondo si è
liberato dal giogo coloniale, dalle occupazioni straniere, sono sorti nuovi
Stati (l’ultimo, il Sud Sudan) e confederazioni di Stati, l’unico popolo al
mondo a cui si continua a negare il diritto alla sovranità nazionale è quello
palestinese. Perché?
3. Due popoli, due Stati
Perciò, appare inaccettabile il
comportamento dilatorio dei governanti e dei dirigenti politici e parlamentari
italiani che, per altro,contrasta con il sentimento e la volontà della
stragrande maggioranza del popolo italiano chenon hamai contrapposto il
riconoscimento dello Stato palestinese al diritto all’esistenza dello Stato
d’Israele.
“Due popoli, due Stati” questo è il
principio risolutore, assunto dall’Onu e dalla comunità internazionale, e su
questo solco si deve operare per una pronta soluzione del conflitto.
Subito. Prima che una nuova tragedia
si abbatta su quelle martoriate popolazioni, sullo stesso popolo israeliano.
Per il bene di entrambi, l’Europa, l'Italia devono riconoscere lo Stato
palestinese e favorire un processo di pace effettiva, garantita dall’Onu nelle
forme più idonee, e di cooperazione economica e culturale fra i due popoli.
Parliamoci chiaro: se, oggi, c’è
qualcuno che sta esponendo Israele a certi rischi, all’indignazione
internazionale questi sono i suoi governanti che, oltre a massacrare i
palestinesi, hanno deciso di trasformare lo Stato israeliano da realtà
democratica, relativamente “laica”, in Stato ebraico, confessionale.
Anche questa è una novità
inaccettabile che non può passare inosservata nell’opinione pubblica, nelle
cancellerie europee e degli stessi Usa che, alla lunga, non potranno continuare
a sostenere i governanti israeliani a prescindere dalle loro azioni.
4. Pace e cooperazione nel
Mediterraneo per un nuovo polo dello sviluppo mondiale
Ho scritto questa breve nota,
certamente non esaustiva e senza pretesa alcuna, solo per segnalare, da
cittadino italiano che da decenni lavora e si batte ai diversi livelli di
responsabilità per la nascita di uno Stato palestinese, l'urgenza che la nostra
Repubblica, democratica e antifascista, (mai dimenticarsi di questi due
aggettivi costituzionali!) rilanci, nel nuovo contesto delineatosi, la linea di
politica estera proficua e unitaria portata avanti negli anni ‘ 70 e ‘80’,
mirata alla risoluzione del conflitto israelo –palestinese.
La pace è possibile e potrebbe essere propedeutica per l'avvio di una cooperazione, bilaterale e multilaterale, reciprocamente vantaggiosa, fra tuttii popoli rivieraschi del Mediterraneo, compreso Israele.
La pace è possibile e potrebbe essere propedeutica per l'avvio di una cooperazione, bilaterale e multilaterale, reciprocamente vantaggiosa, fra tuttii popoli rivieraschi del Mediterraneo, compreso Israele.
In quegli anni, l’Italia fu fra i
primi Paesi a manifestare una volontà largamernte maggioritaria in favore del
riconoscimento dell'Olp, oggi non può essere l’ultimo a riconoscere lo Stato
palestinese.
Eravamo, siamo convinti che
risolvere, in via negoziale, questo conflitto equivarrebbe a eliminare il più
grave ostacolo sulla via della convivenza pacifica fra arabi e israeliani e
della cooperazione economica,tecnica e culturale nel Mediterraneo e nel Medio
Oriente.
Oggi, nonostante gli incerti scenari
tracciati dalla globalizzazione e i sanguinosi nuovi conflitti, provocati dalle
ingerenze di potenze e interessi extramediterranei, Europa e Mondo arabo si
possono re- incontrare per dare vita, in questo Mediterraneo di morte e di
disperazione, a un nuovo polo dello sviluppo mondiale e far rinascere la
speranza di una prosperità condivisa e sostenibile.
A me sembra questa l’unica via
d'uscita possibile, onorevole anche per combattere gli squilibri economici e
sociali, i contrapposti integralismi religiosi, per aiutare sul serio
(non con la carità pelosa, con l’assistenzialismo degenere e/o con le azioni
armate) decine di milioni di giovani inoccupati a rimanere nei propri Paesi
e non- come da noi previsto qualche tempo fa- (1) scappare verso l'Europa,
alimentando l’abietto, e lucroso, mercimonio delle migrazioni
irregolari.
Note
PER RINFRESCARE LA MEMORIA
A seguire, troverete un po’ di
documentazione e di rassegna-stampa relative alle iniziative politiche e
parlamentari che, unitariamente, intraprendemmo alla Camera dei Deputati, nel
triennio 1980-82, per indurre il governo a riconoscere l’Olp di Yasser Arafat
come legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Com’è noto, quella proposta fu
approvata dalla Camera, ma il governo- presieduto dal filo-atlantico e
antiarabo sen. Giovanni Spadolini- non volle dare seguito alla volontà
maggioritaria dei deputati.
E, così, dopo 35 anni, siamo ancora
a chiedere quel che si poteva, si doveva fare allora e non fu fatto.
La petizione parlamentare, promossa
da un gruppo di deputati solidali con la giusta causa palestinese, fu
presentata a seguito di una memorabile visita nei campi profughi del Libano
e dei colloqui con i principali esponenti palestinesi e con le più alte
autorità libanesi.
I promotori furono: Agostino Spataro e Antonio Rubbi per il Pci, Giuliano
Silvestri e Francesco Lussignoli per la Dc, Guido Alberini e Michele Achilli
per il Psi, Aldo Ajello per il partito radicale, Eliseo Milani per il Pdup,
Marisa Galli per la Sinistra indipendente.
Detti parlamentari rappresentavano
un vasto arco di forze democratiche: dal PCI (fra i firmatari Enrico
Berlinguer, Giorgio Napolitano, Alessandro Natta, Achille Occhetto,
ecc.) al PDUP (Lucio Magri, Alfonso Gianni), al PSI di Bettino Craxi
(fra cui Riccardo Lombardi, Francesco De Martino, Giacomo Mancini, Loris
Fortuna); dagli Indipendenti di Sinistra (da Stefano Rodotà a Luigi Spaventa)
all’intero gruppo parlamentare del Partito radicale (fra cui Emma Bonino e
Leonardo Sciascia) ad ampi settori della Democrazia Cristiana (fra cui Benigno
Zaccagnini e diversi esponenti delle correnti di sinistra e morotee).
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