I sette fratelli Cervi trucidati dai fascisti |
il movimento partigiano si riorganizza, facendo di quel martirio un simbolo per gli altri resistenti. Seguendo anche l'esempio dei Cervi, la Resistenza reggiana istituisce una stamperia clandestina, per diffondere messaggi e volantini d'informazione, di incitamento alla lotta, di speranza. Soltanto il 25 aprile del 1945,il giorno della Liberazione,
anche a Reggio Emilia, si potrà festeggiare, dopo tante sofferenze, la fine della guerra e l'inizio di una riconquistata libertà per la famiglia Cervi, la Liberazione è un momento di gioia, ma dal sapore diverso; dopo l'ennesima intimidazione dei fascisti alla famiglia, pur colpita già duramente dalla guerra, la madre Genoeffa Cocconi cede al dolore e si spegne nell'autunno del 1944, lasciando gli undici nipotini, le quattro vedove ed il vecchio Alcide. Per papà Cervi ed il resto della famiglia sarà possibile riavere le spoglie dei sette fratelli soltanto diversi mesi dopo il 25 aprile, per tributare loro le solenni esequie. Davanti alla folla silenziosa che si raduna a Campegine, il 25 ottobre 1945, per l'ultimo saluto ai fratelli Cervi, Alcide ha la forza di prendere la parola, per dire con commossa ma lucida saggezza: "Non chiedo vendetta, ma giustizia… Dopo un raccolto ne viene un altro. Andiamo avanti”.
Guarderemo avanti Alcide, l’ideale vivrà per sempre
nelle nostre teste, nel nostro cuore, nel nostro agire, proveremo sempre ad
essere all’altezza di tutte quelle donne e di tutti quegli uomini caduti per
renderci liberi in un Paese libero.
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