Ritorna il Calendario Storico e l’Agenda Storica 2015 dell'Arma dei Carabinieri. Quest’anno le pubblicazioni sono dedicate al tema “Il Carabiniere e la famiglia” descritto dalle tavole artistiche del Maestro Paolo Di Paolo. Gli stati d’animo, le ansie, lo sconforto e i disagi, ma anche la fierezza, i consigli, le rassicurazioni e l’amore che i Carabinieri trasmettevano ai propri familiari anche in circostanze drammatiche permettono di “leggere” in modo diverso alcuni episodi - noti o meno noti - della storia dell’Arma. Il Calendario Storico dell’Arma, è giunto oggi a una tiratura di 1.250.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere, ed è divenuto un oggetto apprezzato, ambito e presente tanto nelle abitazioni quanto nei luoghi di lavoro, quasi a testimonianza del fatto che “in ogni famiglia c’è un Carabiniere”.
Il Comandante Generale dell’Arma, Gen.C.A. Leonardo Gallitelli, nel
presentare a Roma l’iniziativa, ha sottolineato l’importante e silenzioso ruolo
svolto dalla famiglia nel quotidiano agire del Carabiniere, spiegando così i
motivi della scelta di dedicare a loro il primo calendario del terzo secolo di
vita dell’Arma.
Alla cerimonia di presentazione a Roma anche una parte di Sicilia. Sul palco
della Scuola Ufficiali infatti sono saliti, come esempio di “discendenza”
nell’Arma, il Lgt. Cosimo Rosati, e i suoi 4 figli
Carabinieri. Tra questi il Capitano
Fabio Rosati Comandante della Compagnia Carabinieri di Carini (PA).
Calendario Storico dell’Arma 2015
Il filo
conduttore che lega i mesi dell'anno, illustrati dalle tavole del Maestro Paolo
Di Paolo, è costituito dal tema “Il
Carabiniere e la famiglia”.
Il calendario, attraverso una raccolta di
lettere scritte dai Carabinieri ai familiari e di immagini di vita al di fuori
del servizio, è dedicato a coloro che condividono in silenzio sacrifici e
soddisfazioni dei militari dell’Arma.
In copertina è raffigurata la caserma “Bergia” di Torino, primo Comando
Generale dell’Arma e ideale “casa del Carabiniere”
da dove inizia il cammino professionale di ciascun militare e si tramandano
tradizioni e valori tipici dell’essere
Carabiniere.
Nella
quarta di copertina, all’interno di un ovale, è raffigurato un Carabiniere intento
a scrivere alla propria famiglia.
La prefazione del Comandante Generale
dell’Arma Leonardo Gallitelli, presenta il tema centrale che ispira l’opera,
sottolineando come negli affetti più stretti sia “radicata la disponibilità a provvedere che il Carabiniere coltiva nella
sua missione quotidiana”, sia essa di vigilare sulla sicurezza di un borgo
o di costruire la pace fuori dai confini nazionali, “animato solo da inviolabile fedeltà ai principi di legalità, libertà e
giustizia”.
Il
Generale Gallitelli poi pone l’accento sul senso del dovere “che è cifra distintiva del nostro agire e
che trova da sempre piena e speculare rispondenza nell’ambito familiare”, evidenziando,
in conclusione, come quei familiari, nel ricevere le lettere, non solo abbiano trepidato
per la sorte dei loro cari, ma abbiano anche avvertito “intimamente l’orgoglio di essere parte viva e pulsante di quella storia”.
La tavola che apre il Calendario, in
contropagina alla citata prefazione, riporta un particolare dell’opera
vincitrice del 1° Premio per la categoria “Pittura” del Concorso Artistico
Nazionale indetto in occasione del Bicentenario di fondazione dell’Arma a
simboleggiare il tramandarsi delle tradizioni tra le generazioni.
Le tavole del Calendario, tramite “l’aspetto più umano di alcuni Carabinieri”,
ripercorrono alcuni momenti salienti della storia dell’Istituzione. Dalla descrizione della battaglia di
Pastrengo e della dura “vita di campagna”
fatta in una lettera indirizzata alla moglie dal Capitano Bernardino Morelli di
Popolo, Comandante di uno dei tre Squadroni Carabinieri che diedero vita alla Carica
di Pastrengo, a quella indirizzata dal Capitano Alfredo Amenduni sempre alla propria
consorte, con la quale descrive le fasi salienti della battaglia di Adua,
evidenziando il rammarico per aver visto cadere numerosi amici. Dalla lettera rinvenuta
addosso al Carabiniere Orazio Greco - deceduto il 18 luglio 1915,
nell’imminenza della battaglia del Podgora, mentre si trovava sotto le linee
nemiche per danneggiare i reticoli austriaci - e diretta alla madre per
invitarla a non piangere e mandare sul fronte anche gli altri fratelli, alle
umili parole rivolte, nel 1937 ad Adelfia (BA), al Comandante Generale
dell’Arma Generale Riccardo Moizo, dalla madre del Car. M.O.V.M “alla Memoria”
Vittoriano Cimarrusti, durante lo scoprimento di una lapide in onore del
figlio, immolatosi il 24 aprile 1936 a Gunu Gadu (Etiopia).
Non
mancano riferimenti sia ai pluridecorati Colonnello Lussorio Cau e Capitano
Chiaffredo Bergia, i quali seppero trarre dagli affetti familiari rinnovate energie
per conseguire i ben noti ed esaltanti successi contro il brigantaggio, sia al
Maggiore Alessandro Negri di Sanfront, Comandante dei tre Squadroni di
Carabinieri Reali assegnati alla scorta del Re Carlo Alberto durante la Prima
Guerra d’Indipendenza, e al Vice Brigadiere M.O.V.M. “alla Memoria” Salvo
D’Acquisto - dai destini diversi, ma uniti nella determinazione a mantenere
fede al giuramento prestato - che, malgrado pressati dagli eventi, trovarono il
tempo per rivolgere un pensiero alla propria madre.
Dense di
significato e cariche di sentimenti - sebbene l’una si chiuda con
rassicurazioni sul buon esito della situazione e l’altra sia stata scritta sotto
forma di testamento - le missive che le M.O.V.M. “alla Memoria” Tenente Romeo
Rodrigues-Pereira e Maresciallo Francesco Pepicelli, Martiri delle Fosse
Ardeatine, hanno indirizzato alle rispettive mogli.
Le
ultime tavole del calendario sono dedicate alla Signora Santuccia Beni, che,
tra figli, nipoti, pronipoti e cugini, ha avuto 12 familiari nell’Arma. Uno dei
figli della donna, l’Appuntato Giuseppe Beni, in missione di scorta ad un
convoglio nel Mediterraneo durante la Seconda Guerra Mondiale, scrisse un
diario annotandovi, tra l’altro, pensieri diretti alla madre e agli altri
fratelli in armi. Il 18 maggio 1977, a Porto San Giorgio (FM), anche la
famiglia Beni ha pagato il suo tributo di sangue alla Patria, l’Appuntato M.O.V.M.
“alla Memoria” Alfredo Beni cadde in un conflitto a fuoco con dei malviventi.
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