lunedì, novembre 17, 2014

MINACCE. SPERONATA A ROMA L’AUTO SU CUI VIAGGIAVA LIRIO ABBATE

È accaduto martedì 11 novembre alle 22 nel centro di Roma. A settembre aveva ricevuto altre minacce. Ha pubblicato un’inchiesta su fascisti e mafiosi nella capitale
In piena notte un’auto sospetta, una Renault Clio, ha inseguito la macchina su cui il giornalista Lirio Abbate, inviato del settimanale l’Espresso, viaggiava con due uomini di scorta, l’ha speronata ed è fuggita. Gli agenti della scorta hanno inseguito l’auto investitrice e sono riusciti a bloccarla poco dopo, dietro le auto incolonnate a un semaforo. Hanno fermato l’autista, un giovane di vent’anni. Il passeggero è riuscito a scappare e a dileguarsi. Nell’auto sono stati ritrovati documenti intestati a un cittadino straniero. Gli inquirenti giudicano l’episodio allarmante e stanno indagando. Al momento non hanno reso nota l’identità del fermato né quella del fuggitivo.

È accaduto martedì 11 novembre Roma. Il cronista, che vive sotto scorta dal 2007,  ha lasciato intorno alle ore 22 la redazione dell’Espresso, situata all’Eur, in Largo Fochetti, sull’asse di via Cristoforo Colombo, nello stesso edificio che ospita la redazione del quotidiano La Repubblica. Lo speronamento è avvenuto nel centro di Roma, sul Lungotevere presso Regina Coeli, sulla corsia opposta, quella che va verso il Vaticano. L’inseguimento si è concluso poche centinaia di metri più avanti all’imbocco di Corso Vittorio Emanuele, nei pressi della sede della FNSI. Sul numero dell’Espresso in edicola il 9 settempre 2014 Lirio Abbate ha pubblicato un’inchiesta approfondita sulle attività illecite a cui fascisti e mafiosi, a Roma, lavorano insieme. Vedi I fasciomafiosi alla conquista di Roma
Negli ultimi anni Lirio Abbate ha pubblicato altre inchieste sulla criminalità organizzata romana, ha descritto il potere di quattro clan molto potenti, e dei loro capi, definiti i quattro Re di Roma (Casamonica, Senese, Carminati, Fasciani) e i rapporti tra boss della mala e ambienti politici e neofascisti della Capitale.
Si è appreso solo adesso che a metà settembre si era già verificato un nuovo atto intimidatorio contro Lirio Abbate: sul sedile di un’auto rubata parcheggiata in modo irregolare presso la redazione dell’Espresso è stato trovato un proiettile di grosso calibro e il messaggio “È per Abbate”.
LA SOLIDARIETÁ DI OSSIGENO – Il direttore di Ossigeno, Alberto Spampinato, ha dichiarato:
“Lirio Abbate è un giornalista di grande valore. È uno dei fondatori e degli animatori di Ossigeno per l’Informazione. È una persona generosa. Ha messo la sua notorietà al servizio centinaia di altri cronisti che vivono gli stessi problemi e non hanno visibilità. Le minacce persistenti a Lirio Abbate, che vive sotto scorta ormai da sette anni, per le minacce di morte ricevute dopo aver rivelato in un libro le complicità che permisero al capomafia Bernardo Provenzano quaranta anni di latitanza, dimostrano quanto sia rischioso in Italia fare giornalismo di inchiesta, pubblicare informazioni rilevanti che danneggiano mafiosi, criminali, personaggi corrotti e collusi. I cittadini hanno il diritto di conoscere queste informazioni. I giornalisti hanno il dovere di comunicarle e in una società libera e democratica devono poterlo fare senza subire minacce né ritorsioni. L’osservatorio pertanto esprime solidarietà a Lirio con un abbraccio collettivo e chiede alle autorità di rafforzare con la massima tempestività la sua protezione”.
La vicenda è stata ricostruita da Giovanni Tizian sul sito dell’EspressoLeggi
Carlo Bonini su La Repubblica ha così descritto le fasi cruciali: “Martedì sera, dopo le 22, Lirio lascia l’edificio che ospita la redazione dell’Espresso e di Repubblica in Largo Fochetti, nel quartiere Eur, accompagnato dalla scorta. Tre uomini su una berlina. Qualcuno si mette a seguirli, accorciando progressivamente la distanza, fin quasi a tallonarli. Una Renault Clio, che suscita prima la curiosità e poi l’allarme della scorta. All’altezza del Lungotevere dei Tebaldi, dove il fiume incrocia ponte Mazzini, la scorta decide una manovra di ingaggio. L’auto su cui viaggia Abbate, fa una brusca frenata. La Clio la sperona. Gli agenti della scorta fanno per scendere, ma la Renault, dopo una rapida marcia indietro, scarta a tutta velocità sulla destra lanciandosi impazzita verso il semaforo che incrocia corso Vittorio Emanuele, dove viene però chiusa dal traffico. Uno degli agenti della scorta di Abbate, arma in pugno, gridando “Polizia!”, salta sul cofano di un’auto incolonnata al semaforo e si avventa sul lato di guida della Clio. L’autista, viene scaraventato sull’asfalto, mentre l’uomo che gli è accanto riesce a fuggire. Nel farlo, perde i documenti”.
ASP

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