La foto di gruppo degli studenti con i giovani immigrati |
Si è svolto
nella sede centrale dell’Istituto Don Colletto di Corleone un incontro tra i
ragazzi del liceo, attualmente in occupazione, e i ragazzi immigrati, che sono stati
ospitati nella struttura dell’Hotel Belvedere. Questi ragazzi, provenienti da
diversi Paesi, appartenevano a situazioni sociali diverse, vivevano condizioni
economiche diverse, ma sono stati accomunati da una drammatica esperienza: la
fuga dall’orrore della guerra che hanno deciso di lasciarsi alle spalle. Una
scelta difficile, importante ma, per certi aspetti, quasi obbligata. “Vengo
dalla Nigeria. Ho attraversato il Niger, ho deciso di dirigermi sempre più
verso nord, sono arrivato in Libia. Lì dovevo scegliere se fermarmi o
continuare, stavolta per mare. Ma in Libia c’è la guerra e una situazione
troppo difficile, perciò dovevo scegliere se scappare per continuare a vivere,
o fermarmi e morire”.
Le parole di questi ragazzi sembravano esprimere una
stessa storia e spesso finivano per ripetersi, perché durante quel viaggio per
la vita diventi fratello, e non compagno, delle persone che sono con te. “Se
sono seduto qui oggi, a parlare con voi, è solo grazie a Dio. L’unica certezza
in quel viaggio era la mia fede in Lui. Ho attraversato il deserto e il mare
per arrivare qui in Italia, per trovare la pace, avere un futuro sereno; tutto questo
sarebbe stato impossibile se non mi fossi affidato a Dio”. La fede è l’elemento
che accomuna tutti questi ragazzi, che hanno elargito ringraziamenti e
benedizioni all’Italia, a Corleone, alle persone che si prendono cura di loro e
perfino a chi li incontra per strada e non li insulta. Quando lasci la tua
casa, la tua famiglia, il posto in cui sei nato e cresciuto, dove stai
studiando per diventare qualcuno, lasci lì un pezzo di vita, ma con la speranza
di trovarne altrove una migliore e piena di pace. Molte di queste persone sono
state arrestate, molti hanno raccontato di aver passato settimane o mesi in
prigione, senza aver commesso reali crimini, solo perché parlavano con una
donna o, più semplicemente, perché stavano scappando. I ragazzi del Don
Colletto, organizzatori e conduttori della manifestazione, hanno cercato di
focalizzare l’attenzione soprattutto sulla vita che questi ragazzi, di età
compresa tra i 18 e i 25 anni, conducevano prima di partire: “Io lavoravo in
banca, la mia era una buona famiglia. Li hanno uccisi tutti, hanno assassinato
tutta la mia famiglia. Hanno lasciato solo me e perciò ho scelto, ho dovuto
scegliere di andarmene, di scappare”. “Il viaggio dura diversi mesi. Prima ci
si muove a piedi. Io vengo dalla Guinea. Ho attraversato tutta l’Africa e
dall’Algeria ho preso la barca e abbiamo attraversato il mare. Per diversi
giorni non abbiamo mangiato, non abbiamo bevuto, costretti a resistere in una
barca troppo piena di persone. Moltissimi sono morti”. “Voi vi conoscevate da
prima o siete diventati amici qui?” “Io di questi ragazzi non conoscevo
nessuno, ma abbiamo fatto le stesse scelte, abbiamo scelto tra la vita e la
morte, e adesso loro sono miei fratelli. Loro, insieme alle persone di Corleone
che ci danno affetto e sostegno, sono diventati la mia famiglia”. L’incontro è
stato fortemente voluto dai ragazzi del liceo, perché vivono a contatto con
nuove realtà, che vogliono iniziare a conoscere. Alla fine della discussione
c’è stato anche un momento di integrazione sociale: sia i ragazzi del liceo che
i ragazzi ospiti della giornata hanno iniziato a ballare insieme e cantare. Mai
dimenticare che non è il colore della pelle a distinguere le persone. È stato
un incontro che ha portato un forte arricchimento umano a tutti gli studenti
del Don Colletto che sono hanno ascoltato le storie di queste persone, che
porteranno sempre con sé.
Agnese Salemi
V L - Liceo Classico “Don G. Colletto”
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