Angela Merkel |
Alla vigilia delle grandi manifestazioni del 9 novembre, per il 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino, con grande spreco di luminarie e palloncini colorati, il 4 le agenzie di stampa (non riprese dai quotidiani e dagli altri grandi mass media) hanno dato una notizia che sembra piccola piccola. Sono stati comunicati i risultati della votazione con cui il 70% degli iscritti alla SPD della Turingia hanno scelto di abbandonare l’alleanza con la CDU della Merkel e di formare (come del resto avviene nella maggior parte dei länder della RFT) un governo con i Verdi e con Linke. Questo risultato è importante per diversi motivi.
In Turingia la CDU aveva governato ininterrottamente per 24 anni, sia da sola sia alternando alleanze, una volta con i liberali e in ultimo con i socialisti. Nelle elezioni del settembre scorso i liberali hanno avuto un tracollo e non hanno più rappresentanti e i socialisti hanno perso oltre 6 punti pagando il costo dell’alleanza subalterna con la CDU sia a livello regionale sia anche, ormai, a quello nazionale. La Linke, invece, ha guadagnato quasi un punto ed un seggio e raggiunge il 28,3%.
In base al
sistema proporzionale, sarà eletto alla
presidenza del länder un
rappresentante di Linke, Bodo Ramelow, da una maggioranza di 46 deputati (28 Linke, 12 SPD e 6 Verdi).
Linke è un
partito socialcomunista derivante dalla fusione
della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands),
della Germania orientale con la sinistra del Partito socialdemocratico di Willy
Brandt diretta dall’ex segretario
Lafontaine. A sua volta la SED era un partito socialcomunista derivante dalla
fusione, nelle zone occupate dall’armata
rossa tra il KPD di Pieck e l’SPD di Grotewohl. La SED proponeva la piena attuazione degli accordi di
Yalta che prevedevano un governo
democratico, in senso occidentale, di tutta la Germania smilitarizzata sotto il controllo delle potenze vincitrici.
La
costituzione della SED corrispondeva alla linea di Stalin in Italia, con il riconoscimento del
governo Badoglio e di Togliatti con la promozione nel sud del governo di Unita nazionale, che
sostenesse la guerra partigiana del nord (così legittimata come forza nazionale
e non eversiva) con l’impegno del referendum istituzionale e della Costituente.
Il discorso
di Fulton di Churchill e la rottura degli accordi di Yalta da
parte degli angloamericani, portò, invece, alla costituzione della RFT,
alla sua militarizzazione e inserimento nel Patto Atlantico, alla “guerra
fredda” e, in conseguenza, alla cortina
di ferro. Stalin e la SED non volevano
il muro ma offrivano l’unificazione anche ad ovest tra KPD ed SPD.
Dietro questa
cortina e dietro il muro ritornò, per trovare
rifugio, Bertolt Brecht, perseguitato
da McCarthy
dopo essere fuggito dalla Germania di Hitler negli USA del “new deal” di Roosevelt, e da questo asilo lanciò messaggi contro la
guerra e per la libertà come “I giorni
della Comune”.
Dopo la
caduta del muro il gruppo dirigente della SED ricostituì una formazione
politica socialcomunista e aprì le trattative per l’unificazione con Lafontaine, come già detto.
Linke ha ereditato la sede dal partito comunista in Kleine
Alexanderplatz, costruita dal KPD
di Thälmann. Questa sede è stata
mantenuta, tra mille vicissitudini, anche dopo la caduta
del muro (altra sorte ha avuto il palazzone di via delle Botteghe Oscure).
Oggi Linke è il
3° partito della RFT, presente in tutta
la Germania, partecipa alla gestione della maggioranza dei länder dell’ex est e dell’ex ovest e naturalmente con maggiore forza nella ex DDR.
E’ un partito di “governo e di lotta” che garantisce una dialettica democratica e costituzionale,
una delle condizioni fondamentali del
successo della RFT in Europa e nel mondo ed apre la
prospettiva, già oggi numericamente possibile, anche a livello nazionale di una maggioranza
analoga a quella prevalente nei länder. La presenza dei Verdi e di Linke è resa
possibile dal mantenimento del sistema proporzionale del Programma di Erfurt (Erfurt tra l’altro è la capitale della Turingia) formulato nel
1891 dal socialdemocratico Kautsky con il sostegno del
vecchio Engels. Questo modello: suffragio
universale diretto e proporzionale
senza distinzione di censo e di
sesso, diritto di sciopero e di
associazione, giornata lavorativa di otto ore, imposizione fiscale progressiva sui redditi e sui patrimoni per
consentire il finanziamento delle politiche sociali, fu adottato dalla
Costituzione italiana e da quella francese e da tutte le Costituzioni dei paesi
nordici. Ma mentre in Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca il sistema
proporzionale è rimasto, in Francia è
stato modificato, con il passaggio alla Repubblica presidenziale
voluta da De Gaulle, e in Italia con l’introduzione di istituti copiati dal
modello USA, basato sul bipolarismo,
sulle primarie e sulla persecuzione ai partiti organizzati della classe operaia
a partire dalla fine dell’800 fino ad oggi. Questi mutamenti hanno
portato all’attuale crisi politico-istituzionale di cui il governo
Renzi e lo stesso PD (formula politica inesistente nel resto
dell’Europa) sono l’ultima espressione.
La responsabilità
principale del degrado della sinistra italiana, ricade prevalentemente sulla corrente, cosiddetta, “migliorista”
che ha sostenuto la svolta di 180° dalla soggezione all’URSS all’adesione senza
riserve all’egemonia atlantica degli
USA. Questa corrente non ha voluto
ripudiare il compromesso storico con tutta la DC, dopo l’affermazione di
Berlinguer sulla “questione morale” e sulla
“diversità” tra PCI e DC nel 1980.
I “miglioristi”
hanno anche sostenuto tutte le avventure
di Occhetto, fino alla Bolognina, e hanno, nel corso della cosiddetta II
Repubblica, stabilito un rapporto consociativo con Forza Italia che continua oggi con Renzi nonostante
la prima definitiva condanna di Berlusconi.
Ma una
responsabilità c’è anche da parte di coloro che a sinistra hanno cercato di
opporsi a questa deriva.
Ne Il Manifesto di sabato 8 novembre u.s. un bell’articolo di
Luciana Castellina registra questa difficoltà e questa crisi e addirittura
propone, con sconsolata ironia, un
partito dei nonni per ricordare l’esigenza di una sinistra in Italia.
Linke non è
un partito di nonni. Ricava la sua crescente funzione nella democrazia tedesca dalla valorizzazione delle esperienze positive
del movimento operaio della II e III
Internazionale e dalla capacità di interpretare e adeguare l’azione
anticapitalista alla realtà mutata sia
dopo cataclismi politico-istituzionali, come la caduta del muro, sia di quelli
ambientali nelle nuove condizioni della lotta nel XXI secolo contro il neoliberismo
incompatibile con la conservazione della natura così come oggi la conosciamo.
Se si ripensa
all’esperienza della lotta contro la mafia, per la pace e per l’ambiente
promossa da Pio La Torre con la sua relazione di minoranza, che anticipava la
svolta moralizzatrice di Berlinguer e
con l’iniziativa di Comiso che metteva
il PC Siciliano in rapporto con la
sinistra europea di Brandt e di Palme e
con il nascente movimento
ambientalista, può delinearsi una linea
alternativa a quella proposta, a suo
tempo, da Occhetto e sostenuta, fino ad oggi, dalla maggioranza del PD. Il referendum del 12 e 13 giugno 2011, per
l’acqua pubblica, contro il nucleare, contro la privatizzazione dei servizi
sociali e contro il “lodo Alfano”, ha dimostrato che esiste in Italia una
maggioranza disponibile da cui ripartire
per rilanciare una forza politica che contribuisca alla costruzione dell’Altra
Europa del XXI secolo.
Nicola Cipolla
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