di NICOLA CIPOLLA
La
grande stampa, a cominciare dal Corriere della Sera e da Repubblica, non ha
dato rilievo al gravissimo incendio divampato il 26 settembre nella raffineria
di Milazzo (Eni e Kuwait Petroleum Italian) che ha trasformato un serbatoio di
oltre 1000 t. di virgin nafta in una
gigantesca torcia di fiamme e fumo visibile a decine di chilometri di
distanza (il fuoco non si è spento ancora fino
ad oggi 30 settembre). Analoga
disattenzione per gli altri incendi verificatisi in questo 2014. Il
24 febbraio, un incendio è scoppiato nell’impianto Power Former della
raffineria “ISAB Sud” azienda ad oggi interamente controllata dal gruppo russo
LuKoil nella zona industriale di Priolo. Il
25 marzo un incendio di vaste
proporzioni è divampato nel settore “Coking1” all’interno della raffineria Eni
di Gela.
Nei
primi mesi del 2014, cioè, tutte e tre le raffinerie, che fanno dell’Isola una
pattumiera chimica, sono state colpite. Su questi eventi è calata l’omertà dei
mass media. Gli effetti negativi di questi episodi si sommano a quelli, diciamo
così, duraturi che le tre raffinerie procurano all’ambiente e soprattutto alla
salute degli abitanti con una
percentuale di malattie respiratorie
e di cancro di gran lunga superiore a quella del resto dell’Isola. Siamo
arrivati ad un situazione insostenibile che occorre modificare radicalmente.
Partiamo
da alcune considerazioni:
- nel momento in cui il governo Renzi, con l’appoggio di Berlusconi, sta cercando di stravolgere la Costituzione e lo statuto dell’Autonomia siciliana, accentrando nell’esecutivo i poteri esercitati dalle regioni in materia di acqua, beni comuni ed energie rinnovabili, è opportuno rinnovare l’impegno per realizzare in Sicilia la piena attuazione dello Statuto autonomistico.
- Il governo Monti ha tentato, con la proposta del SEN (Sistema Energetico Nazionale) e del V Conto Energia, di bloccare lo sviluppo delle energie rinnovabili. L’adozione, sia pur tardiva in Italia, del sistema del Conto Energia, applicato ancora oggi con grande successo in Germania (più di 400 mila posti di lavoro) ad iniziativa della sinistra socialdemocratica e dei Verdi, aveva portato nel 2011 il nostro paese al primo posto nel mondo soprattutto nel FV specie in Sicilia e nel Mezzogiorno, dove esistono condizioni climatiche di particolare favore. Malgrado il blocco degli incentivi lo sviluppo delle tecnologia ha abbassato il costo degli impianti (il costo di un pannello FV è sceso ad un sesto in tre anni) ed ha aumentato la sua efficienza in misura tale che oggi al sud si è raggiunta la grid parity. E’ possibile, cioè, senza incentivi sostituire vantaggiosamente l’elettricità e il metano da energia fossile con quella proveniente da energia rinnovabile.
- In Sicilia però il Conto Energia, applicato dai governi Cuffaro e Lombardo, ha prodotto l’effetto scandaloso di concentrare la concessione del 60% degli impianti ai grandi monopoli nazionali e internazionali attraverso l’intermediazione di imprenditori e familiari prestanome del super latitante Messina Denaro (le lodevoli iniziative della magistratura di Palermo, Agrigento e Trapani hanno portato al sequestro di patrimoni per oltre 2 miliardi e mezzo di euro. L’energia, eolica e FV, è una miniera d’oro che bisogna restituire alle popolazioni interessate). Bisogna anche restituire alla Sicilia il patrimonio di dighe e di impianti dell’Ente Siciliano di Elettricità (ESE) acquisite a titolo gratuito dall’Enel ente pubblico nazionale. La privatizzazione dell’Enel (e dell’ENI) rende necessario il ritorno alla disponibilità del demanio regionale di queste preziose strutture indispensabili oggi per riequilibrare l’utilizzazione delle energie legate al variare delle stagioni e all’alternarsi del giorno e della notte.
- la Regione però manca di un Piano Energetico adeguato e di norme incentivanti che permettano di realizzare questa grande opportunità che può anche promuovere un forte incremento delle entrate della Regione e dei Comuni, l’abolizione delle bollette del gas e dell’elettricità per tutti gli utenti privati e pubblici e lo sviluppo degli investimenti e soprattutto dell’occupazione.
Il
“Forum siciliano per l’acqua pubblica e i beni comuni” sta elaborando una
proposta di iniziativa popolare basata
sul ruolo dei Comuni, dei movimenti e
delle associazioni dei lavoratori e degli imprenditori e sulla difesa dei
poteri legislativi della Regione Sicilia, come è avvenuto già per la proposta
di legge per l’acqua pubblica nel corso della raccolta nazionale delle firme
per i 4 referendum del 2011, il cui esito positivo ha cambiato lo scenario
politico nazionale.
Questa
mobilitazione siciliana, da portare avanti con lo stesso slancio della battaglia contro i missili a Comiso da un grande schieramento unitario
ispirato da Pio La Torre, non può essere limitata alla sola Sicilia ma essa
deve inserirsi in una grande stagione di
iniziative a livello nazionale ed
europeo e collegarsi con il grande
movimento iniziato a livello globale con le manifestazioni del 21 settembre.
Le
forze che oggi risultano in minoranza, ad esempio, nella direzione del PD, o
nella composizione attuale del Parlamento e che si oppongono all’accordo
Renzi-Berlusconi, in materia di legge elettorale, di riforma del titolo V e di
abolizione dello Statuto dei lavoratori, debbono farsi promotrici di una nuova
stagione referendaria. Quali organizzazioni ambientaliste e politiche si
mobiliteranno per inserire tra gli
obiettivi referendarie anche l’abolizione
di quelle misure che impediscono la trasformazione energetica necessaria per
salvare l’ambiente, urgente per il moltiplicarsi di eventi disastrosi e possibile per lo sviluppo
della tecnologia?
Nicola
Cipolla
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