Il sindaco Davide Licari conferisce la cittadinanza onoraria a don Luigi Ciotti |
(ANSA) - PALERMO, 9 OTT -
"Da due anni i beni confiscati sono paralizzati nel nostro Paese, ma ora
abbiamo bisogno di un'accelerazione: se venissero accolte le proposte fatte
prima dal governo Letta e poi riprese dal ministro Orlando e alle quali noi
abbiamo collaborato, sarebbero disponibili oltre 55mila beni tra mobili,
immobili e aziendali. Certo, in politica c'e' chi ci crede e chi rema
contro". Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, oggi in
Sicilia per la tappa della carovana antimafia insieme ad Arci e Avviso
pubblico. A San Giuseppe Jato (Palermo) don Ciotti ha ricevuto la cittadinanza
onoraria del Comune proprio dove e' nata la 'Placido Rizzotto', la prima
cooperativa a gestire beni confiscati. "Da oggi - ha detto ai
rappresentanti di scuole, scout, associazioni e istituzioni presenti nell'aula
intitolata a Pio La Torre - sono vostro concittadino e ne sono orgoglioso. Ho
sempre gridato in Italia e all'estero che gli abitanti di San Giuseppe Jato
sono un popolo e non un clan di mafia, non possono essere alcuni uomini che
hanno scelto la violenza e sono entrati in quei giri mafiosi a inquinare il
lavoro di questa terra". "Ora - ha aggiunto - servono norme piu'
efficaci e nuovi strumenti. Molti di questi beni confiscati possono tradursi in
dignita', liberta' e lavoro per tante persone".
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Don Ciotti abbraccia Mario Nicosia uno dei sopravvissuti della strage di Portella della Ginestra del 1° maggio '47 |
Poi una strigliata alla
politica: "Si assuma - ha detto - le sue responsabilita' a partire dal
lavoro, servono politiche sociali. Le mafie sono diventate imprenditrici,
attraversano l'Italia, magari hanno avuto le radici al Sud ma i frutti li
raccolgono al Nord. In questo momento di crisi economica e finanziaria hanno
tanto denaro, non lasciano tracce come se avessero i guanti bianchi. Ora pero'
le mafie devono restituire tutto". Ma avverte: "Ora tutti parlano di
antimafia, ma l'antimafia e' un problema di coscienza - ha proseguito Ciotti -
non una carta d'identita'". E sulle recenti minacce ricevute il fondatore
di Libera ha aggiunto: "Possono anche uccidermi, ma se non ci fosse un noi
costruito negli anni di lavoro insieme, allora avrei perso". All'incontro
erano presenti anche alcuni superstiti della strage di Portella della Ginestra,
visibilmente commossi. Per la loro presenza Ciotti si e' detto "commosso e
grato, io sono solo un piccolo uomo che ha scelto il dono di poter vivere il
vangelo e la costituzione italiana". Poi la cerimonia ufficiale con il
consiglio comunale guidato dal primo cittadino di San Giuseppe Jato, Davide
Licari, e l'Arcivescovo di Monreale Michele Pennisi.
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