Un momento del dibattito al Cidma |
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E non abbiamo dimenticato in una giornata come questa don Luigi Ciotti, presidente di Libera, minacciato di morte da Totò Riina, al quale (dopo l’odg proposto da me ed approvato all’unanimità dal consiglio comunale la sera dell’1 settembre) abbiamo manifestato ancora una volta la nostra stima e la nostra vicinanza. L’iniziativa di Corleone è stata organizzata dalla Cgil, dall’Arci, dalla Coop lavoro e non solo, dal C.I.D.M.A. e dal Comune di Corleone. Dopo la deposizione di una corona di alloro e di una corona di fiori davanti all’alto rilevo del prefetto collocato nell’atrio del complesso S. Ludovico, è iniziato il dibattito da me coordinato. Hanno partecipato il presidente della coop lavoro e non solo Calogero Parisi, il presidente del Cidma Marcello Barbaro, il segretario della Camera del lavoro di Palermo Enzo Campo, e la segretaria nazionale della Cgil, con delega alla sicurezza e alla legalità, Gianna Fracassi. Ha portato il saluto dell’Arma dei Carabinieri il colonnello Pierluigi Solazzo, comandante del Gruppo CC di Monreale. A seguire, il concerto di Luca Gennaro e Martina Lala.
La mattina del 3 settembre a Palermo la Cgil aveva tenuto una conferenza stampa, lanciando il suo invito al Parlamento ad accelerare misure forti nei confronti della criminalità organizzata, a partire dal tema dei beni confiscati. Un appello esteso alla stessa Agenzia dei beni confiscati, perché intervenga per mettere in campo risorse e strumenti per le aziende in amministrazione giudiziaria, alcune delle quali oggi versano in difficoltà finanziarie, con i lavoratori non pagati da mesi. La richiesta di intervento è stata lanciata, nel giorno del ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa, in una conferenza stampa dal segretario generale della Cgil di Palermo Enzo Campo, dalla segretaria nazionale Gianna Fracassi, dal responsabile del dipartimento legalità e sicurezza del sindacato Luciano Silvestri, e dal segretario della Cgil di Corleone, Dino Paternostro.
L’occasione è servita per fare un bilancio dopo 10 anni
di amministrazioni giudiziarie e rinnovare la solidarietà a don Luigi Ciotti,
minacciato dal boss Salvatore Riina proprio per l’impegno rivolto ai beni
confiscati. A Palermo, dove sono 390 le aziende confiscate alla
mafia, ben più della metà rispetto alle 560 aziende confiscate in tutta la
Sicilia, la Cgil oggi registra luci e ombre, esperienze positive, come quelle
della cooperativa “Lavoro e non solo”, che gestisce 300 ettari di terreno a
Corleone, con i lavoratori forti di garanzie contrattuali e iscritti alla
Cgil. Ma anche “paradossi”. E’ il caso dell’Ati Group e delle altre due aziende
edili del gruppo Aiello di Bagheria Emar ed Ediltecna). “Da quando, a fine
2013, il patrimonio dell’Ati Group su decisione dell’Agenzia, è stato
scorporato e acquisito all’erario, l’azienda si è ritrovata in crisi di
liquidità, senza più credito con le banche – ha affermato il segretario generale della Cgil Enzo Campo
- Lo Stato di fatto ha tolto le risorse finanziarie all’azienda, ci sono 120
lavoratori che a giugno hanno ricevuto un acconto di 400 euro dello stipendio
di febbraio e cinque opere in corso per 40 milioni di euro di appalti che
rischiano di restare delle incompiute: gli ospedali di Bronte e di
Barcellona Pozzo di Gotto, il mattatoio di Partinico, l’ampliamento della casa
di cura villa Santa Teresa e un lavoro al Policlinico di Palermo. Per i
lavoratori chiediamo che la cassa integrazione per il 2014, ancora in sospeso,
venga approvata in corsia preferenziale. E all’Agenzia, al ministero dell’Interno
e a quello del Lavoro, che risolvano il paradosso”. “La Cgil – aggiunge
Campo - intende portare avanti a partire da Palermo una linea di iniziative,
non in contrapposizione con la gestione straordinaria. A noi interessa
difendere gli interessi dei lavoratori, chiediamo il rispetto dei
contratti e un lavoro continuativo, consapevoli delle difficoltà di mercato. Ma
non ci possono essere inadempienze da parte dello Stato. La nostra impostazione
è che il lavoro porta valore, che con lo Stato si lavora e con la mafia
no. Non può passare l’idea che con lo Stato non si può cambiare”.
La segretaria nazionale Gianna Fracassi ha ribadito che l’impegno del
sindacato nella lotta alla criminalità è totale. “Oggi sono 1.700 le
aziende confiscate in Italia. E delle 1.200 in gestione da parte dell’Agenzia
nazionale circa la metà è in chiusura, in fallimento o in definizione del suo
ruolo imprenditoriale. Siamo stati tra i promotori del disegno di legge di
iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” già depositato in Commissione
e in via di approvazione, che tra le sue norme prevede forme di
tutela per i lavoratori delle aziende confiscate e anche un fondo
per le aziende, per superare le difficoltà nei rapporti con le banche. Non
possiamo sprecare lavoro. Il messaggio ai lavoratori e al Paese deve essere che
la legalità conviene. Chiediamo alle forze politiche di fare uno sforzo. E
all’Agenzia che, superata la fase di stallo della sua costituzione, si
mettano in campo tutte le azioni per consentire alle aziende di
proseguire il loro lavoro”.
Il segretario della Camera del Lavoro di
Corleone, Dino Paternostro, ha illustrato la positiva esperienza
della cooperativa “Lavoro e non solo”, che ha promosso il riuso
significativo di un bene confiscato con l’ingresso dei prodotti agricoli
nella filiera nazionale, e che ha visto la partecipazione di 8 mila
ragazzi italiani in 10 anni al lavoro nei campi. “Questa partecipazione
massiccia ha creato una coscienza antimafiosa diffusa, una consapevolezza maturata
dal basso – ha detto Paternostro – Chiediamo che l’esempio di Corleone sia
seguito anche nelle altre città, a partire da Palermo, mettendo a
disposizione terreni confiscati per farne orti e giardini che aprano
prospettive occupazionali e appartamenti confiscati per l’emergenza abitativa”.
Nella mattinata del 4 settembre, la delegazione della Cgil composta da Gianna Fracassi, Luciano Silvestri e Dino Paternostro, insieme al presidente della coop "Lavoro e non solo" Calogero Parisi, e al coordinatore del Progetto "Liberarci dalle spine Maurizio Pascucci, ha visitato alcuni dei terreni confiscati alla mafia di Corleone in contrada Sant'Ippolito (dove i soci della coop e i giovani volontari stavano raccogliendo pomodoro) e in contrada Malvello.
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