Il senatore Giuseppe Lumia |
Giuseppe Lumia
Mafia and drug traffic: the role of international cooperation
I dati sulla produzione e consumo di droga nel mondo sono ancora allarmanti e drammatici. I passi in avanti sono pochi e il ritmo dell'impegno è ancora troppo lento. E' significativo a tal proposito quanto riportato nell'ultimo "Report mondiale della droga" elaborato dall'Ufficio delle Nazione Unite sulla droga e sul crimine organizzato (UNIDC) con sede a Vienna. Si stima che nonostante il consumo di droga si sia stabilizzato, le vittime a vario titolo collegate a tale consumo siano ancora annualmente 200 mila esseri umani.
Da anni si riflette, si analizza e si prova ad agire. Adesso sappiamo molto delle droghe, della loro evoluzione, dei paesi produttori e dei paesi consumatori, dei traffici e delle varie rotte che collegano in un contesto globale il sistema delle droghe. Sappiamo anche dell'evoluzione drammatica delle droghe sintetiche e del coinvolgimento di nuovi paesi e di nuove reti di traffico. Ma ancora si procede lentamente nell'agire con progettualità e sistematicità. Si continua a sottovalutare il ruolo dei grandi cartelli del narcotraffico e delle loro caratteristiche mafiose. E' necessario pertanto avere più coraggio, elaborare un approccio integrato sul versante della produzione e del consumo, sul piano sociale e culturale, sul piano medico - nella prevenzione e nella cura -, sul piano repressivo e militare, sul piano della lotta alla corruzione e al grande riciclaggio nella stessa economia legale e nei grandi circuiti finanziari ! anche interni ai paesi di forte tradizione democratica e con moderni apparati di controllo.
Su un piano analitico:
1) I grandi cartelli dei narcotrafficanti sono sempre più strutturati in organizzazioni mafiose per la capacità che hanno di mettere insieme l'attività di produzione e commercializzazione della droga, con una vasta opera di corruzione dei pubblici poteri sino a creare un sistema di potere in grado di condizionare - con attività di riciclaggio - circuiti finanziari e - con il controllo sempre più vasto di porzioni notevoli di territorio - le stesse istituzioni politiche e democratiche. In sostanza, i cartelli del narcotraffico si evolvono in cartelli di narcotraffico di stampo mafioso con risultati devastanti anche sul piano della tenuta e della credibilità del valore delle democrazie e degli accordi internazionali.
2) I narcotrafficanti di stampo mafioso hanno un'altra caratteristica, che deve far riflettere e riorganizzare l'impegno dei Paesi e delle Organizzazioni Internazionali con in testa l'ONU: sono ormai delle vere e proprie "organizzazioni globali" con una capacità di interazione immediata su scala nazionale e internazionale. L'anti-droga e l'anti-mafia sono ancora troppo 'locali' con un ritardo di azione e scarsa efficacia nel produrre i tanto attesi risultati.
3) I cartelli di narcotraffico organizzati su modello delle mafie sanno interagire con le crisi locali e con le organizzazioni terroristiche senza sposarne sino in fondo le loro ragioni, ma sfruttandone in modo pragmatico tutte le convenienze che si presentano nei vari teatri di crisi. In Afghanistan dopo un impegno inevitabile e faticoso dei Paesi democratici per sostenere la lotta locale al terrorismo abbiamo oggi una paradossale crescita del narcotraffico e una maggiore estensione di produzione di droga tradizionale. Per il terzo anno consecutivo, secondo le stime dell'ONU, il papavero da oppio ha esteso la sua produzione da 154 mila acri del 2012 ai 209 mila del 2013.
4) Cresce il rapporto narcotraffico di stampo mafioso con lo sviluppo delle cosiddette droghe sintetiche. Alla fine del 2013, nessuna delle 350 droghe "sintetiche" (NPS) presenti in 90 paesi, è sotto il controllo internazionale. Molte di queste crescono in laboratorio con una capacità di produzione di produzione e di varietà impressionante. Di recente un rapporto delle Nazioni Unite evidenzia che abbiamo in corso la crescita di una droga sintetica a base vegetale chiamata KHAT, che sta conquistando nuovi mercati, oltre a quelli tradizionali presenti nell'Africa dell'Est e nella penisola Araba, verso i paesi dell'Africa Orientale, come l'Etiopia e il Kenia, e verso quelli Europei, come l'Inghilterra e l'Olanda, senza naturalmente escludere l'America del nord. Di recente la KHAT è stata confiscata in Asia Sud-Est e Orientale, sottolineando che la coltivazione della pianta si è estesa anche in questa regione! .
5) I cartelli narcotrafficanti oltre alla loro spietata capacità militare e di riciclaggio tradizionale stanno sviluppando sempre più la loro capacità telematica di commercializzare e riciclare attraverso la rete internet, attraverso quella che viene chiamata la rete oscura (darknet). Un mercato virtuale difficile da colpire per le forze di polizia, in grado di trasformare, come sostiene l'ONU, la rete oscura in un vero e proprio paradiso "sicuro" per i compratori e gli spacciatori di sostanze illecite. Un esempio lampante l'abbiamo avuto con lo smantellamento della famosa rete oscura (darknet), la SilkRoad, dove è emerso che il sito informatico ha fatturato un utile pari a 1.2 mld di dollari in pochissimi anni di attività.
L'analisi è pertanto chiara e drammatica. Questo non deve spaventare perchè di solito la paura produce rimozione, delega e scarsi risultati mentre invece abbiamo bisogno di una lucida consapevolezza in grado di spingere alla responsabilità globale e alla progettualità globale per raggiungere cospicui e adeguati risultati.
Sul piano propositivo:
1) E' necessario valorizzare il lavoro avviato dall'ONU in sede di lotta alle mafie utilizzando la migliore legislazione che, in paesi come l'Italia, si è sviluppata nella lotta alle mafie con un vero rafforzamento degli strumenti di cooperazione legislativa avviati con la Convenzione ONU sottoscritta nel dicembre 2000 a Palermo per rendere più omogenee le varie legislazioni nazionali nelle lotte alle mafie.
2) Un salto di qualità va fatto non solo sul piano legislativo, ma anche su quello repressivo organizzando un'intelligence e squadre investigative globali sotto la dipendenza dell'ONU munite di mezzi e risorse finanziarie. In sostanza, bisogna superare l'idea della semplice cooperazione tra i singoli Stati che ha prodotto scarsi risultati con uno spreco impressionante di risorse finanziarie.
3) Utilizzare la tecnologia militare per monitorare sotto l'egida dell'ONU, per via satellitare, la produzione di droga nei Paesi produttori da finalizzare piuttosto alla produzione controllata e legale di sostanze per fini esclusivamente farmaceutici. E' necessario inoltre utilizzare lo stesso sistema per sottoporre a più stringenti controlli e penalità i cosiddetti Paesi consumatori che forniscono i "precursori chimici", per trasformare le piante naturali in sostanze psicotrope;
4) Bisogna, inoltre, arricchire le tre convenzioni ONU del 1961, del 1971 e del 1988 alla luce dei buoni risultati ottenuti da alcuni singoli Paesi su alcune forme di "riduzione del danno" e di legalizzazione dell'uso delle droghe al fine di fornire un quadro "globale" condiviso, alla ricerca di nuove vie per incrinare, anche sul versante della domanda, il mercato delle sostanze, anch'esso sempre più controllato dalle varie organizzazioni dei narcotrafficanti di stampo mafioso;
5) E' possibile fare un ulteriore salto di qualità? Si, se organizziamo delle attività investigative di eccellenza sempre sul piano globale e sempre sotto il controllo dell'ONU da aggiungere alle misure esistenti del sequestro e della confisca dei beni presenti sul piano locale in molti paesi per colpire le attività di riciclaggio, a monte nei circuiti finanziari e a valle nelle attività economiche legali;
6) Un altro salto di qualità è possibile se si organizza un continuo monitoraggio e se si attiva un sistematico adeguamento della "legislazione globale" e della "attività giudiziaria d'indagine globale" per intercettare e colpire l'evoluzione mafiosa delle grandi organizzazioni dei narcotrafficanti.
7) Infine sempre sul piano delle scelte di qualità e di innovazione va pensata e organizzata in sede ONU la definizione di un indice di legalità dei Paesi produttori e consumatori di droghe su cui operano su vasta scala le organizzazioni dei narcotrafficanti di stampo mafioso come oggi avviene quando si deve monitorare e indicare il livello di sviluppo economico e sociale dei Paesi. Inoltre, accanto agli strumenti convenzionali dell'ONU si affianca spesso l'azione di organismi specializzati che elaborano proprie strategie e attività di intervento (GAFI, FMI, ARO) con il rilevante limite che ognuno di queste importanti istituzioni mette in campo proprie e separate procedure di analisi e di valutazioni del fenomeno. Senza mettere in discussione l'autonomia e l'originalità delle singole azioni, sembra giunto il momento di individuare i parametri di analisi dei rischi di inquinamento criminale dell'economia e ! dell'efficacia delle contromisure amministrative, organizzative e giudiziarie. Ciò può consentire la costruzione di un "superindice" per la valutazione complessiva dei presidi di legalità e della loro efficacia, al pari di ciò che da tempo avviene nel campo dell'analisi economica.
Naturalmente, non bisogna trascurare che anche nella lotta alle mafie del narcotraffico bisogna utilizzare molta prevenzione sul piano culturale coinvolgendo i cittadini e la società civile organizzata attraverso le scuole, le università, i centri di ricerca, le organizzazioni sociali no-profit. Nello stesso tempo vanno chiamati a svolgere un ruolo più diretto le organizzazioni economiche e finanziarie nella consapevolezza che la legalità è una preziosa risorsa e non un vincolo fastidioso alle attività produttive e agli affari finanziari. Infine, un ruolo decisivo lo devono svolgere le Istituzioni politiche il cui impegno per rafforzare "un'antimafia globale" deve diventare una priorità su cui selezionare la qualità e la responsabilità delle nuove leadership e la credibilità dei sistemi democratici.
THIRTY-SECOND INTERNATIONAL SYMPOSIUM ON ECONOMIC CRIME - MONDAY 1st SEPTEMBER - SUNDAY 7th SEPTEMBER 2014 - JESUS COLLEGE, UNIVERSITY OF CAMBRIDGE - Friday, 5th September 2014 - PLENARY WORKSHOP XIX - Amending UN drug treaties to allow member states self determination
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