DINO PATERNOSTRO
Proprio insospettabile Nino Di Marco non lo era. Suo
fratello Vincenzo, infatti, era l'autista di Totò Riina e Antonietta Bagarella.
E noi sappiamo (ce lo ha insegnato Dalla Chiesa) che uno dei canali privilegiati
della riproduzione mafiosa è quello familistico. Nino Di Marco, però, era
salito agli onori della cronaca circa tre anni fa per aver preso a calci un
cane al campo sportivo durante una partita di pallone. Tanto clamore, fu
allontanato da custode, ma circa un anno fa ritornò di nuovo in servizio al
campo sportivo.
Complimenti ai Carabinieri per la brillante operazione di
stanotte, dunque, che da un colpo ad un pezzo importante di mafia del
corleonese e sfata il luogo comune (in buona e in mala fede) che, arrestati
Riina e Provenzano, a Corleone non ci sia più mafia. Adesso comprendiamo meglio
le parole del colonnello Pierluigi Solazzo, comandante del Gruppo CC di
Monreale, alla commemorazione del prefetto Dalla Chiesa. "Siamo impegnati
con tutte le nostre forze a controllare questo territorio per affermare sempre
la presenza dello Stato", aveva detto lo scorso 3 settembre a Corleone.
Adesso, la magistratura e i carabinieri si concentreranno sui complici di Di
Marco. L'impressione è che, anche nei palazzi della politica (a quanto pare, Di
Marco frequentava l'on. Dina), qualcuno (o più di uno) comincino a tremare...
A noi tocca il compito di mantenere alta la guardia, continuare a batterci per la legalità e la giustizia sociale, continuare a sostenere gli sforzi delle cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati ai mafiosi, chiedere ai palazzi della politica (da Corleone a Roma e ritorno) di fare fino in fondo e senza tentennamenti il proprio dovere nel contrasto a Cosa Nostra. Senze cedimenti e "debolezze", specie sul fronte della confisca dei beni, che impoveriscono la mafia e la colpiscono nel prestigio.
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