Prof. CALOGERO RIDULFO
Caro direttore,
Avendo letto sul suo giornale il verbale della
riunione dell’apposita commissione costituitasi al fine di porre riparo ai
danni di immagine derivati alla cittadina di Corleone dall’impianto di diverse
targhe turistiche contenenti informazioni inesatte, sentendomi chiamato in
causa e, in un certo senso, invitato a indicare “incontrovertibili fonti”, per
convincere i responsabili operativi del progetto a sostituire le targhe non
congrue, tengo a precisare che non dovrei essere certamente io a fornire tali
indicazioni ( l’intento della mia lettera di qualche mese addietro al suo
giornale non era certamente questo ) piuttosto dovrebbero essere gli autori e
responsabili del progetto ad approfondire le loro ricerche e cercare con
oculatezza e senso del rigore scientifico le fonti autorevoli distinguendole da
quelle che lo sono meno o non lo sono affatto e, se il caso, sostituirle. Pur
ritenendo alquanto inconsueto lo strumento dell’apposita commissione (in Italia
siamo ammalati di commissionite) riunita attorno al malato nell’intento di
porre rimedio ai suoi mali, ancor prima
che abbia seguito la Sua richiesta di interrogazione al consiglio comunale,
voglio fornire il mio modesto contributo alla causa:
- Riguardo la chiesa del Carmine vien detto che vi
sono fonti discordanti circa la presenza, prima del 1576, anno di fondazione
della chiesa del Carmine, della stessa al Piano delle Donne o a Largo
sant’Agata. Per la verità non sono tantissime le fonti in merito alla
questione: la fonte principale è rappresentata dall’erudito corleonese
Costantino Bruno che, nel suo manoscritto del 1787, scrisse che il convento dei
carmelitani esistette fin dal XIII secolo, e che annessa vi era la chiesa di
sant’Agata. A corredo della sua verità Costantino Bruno cita diversi strumenti
notarili, oggi consultabili presso l’Archivio di Stato di Palermo. Nel volume
“I Fratelli”, edito da Palladium nel 2010, gli autori Francesco Marsalisi e
Calogero Ridulfo, a pag. 93 scrivono che i Carmelitani tra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘300 arrivano a Corleone e si
stanziano nel Piano di sant’Agata, poco oltre la porta sottana, detta Rubea.
Qui edificano un convento con annessa chiesa, dove praticano e diffondono, tra la
popolazione, il culto per la Madonna del Carmelo. La chiesa in questione
era quella di sant’Agata, che diede il nome al quartiere. Altri studiosi locali, pur
non riportando fonti consultabili, hanno collocato il convento del Monte
Carmelo al Piano delle Donne (oggi SS. Salvatore); è un errore colossale, nel quartiere di Piano delle Donne
venne fondato il monastero del SS. Salvatore, che la tradizione vuole fosse
appartenuto all’ordine delle Carmelitane; forse da ciò nasce l’abbaglio.
Personalmente sono in possesso di fonti notarili da cui incontrovertibilmente
si evince che il convento dei Carmelitani era sito al Piano di sant’Agata,
vicino l’omonimo mulino.
- Riguardo il Santuario dell’Addolorata, i
responsabili del progetto affermano che vi è discordanza circa il nome del
fondatore: nelle locandine sta scritto che si tratta “del giovane e colto
sacerdote don Nicolò Toscano”. Dicano questi quali sono le fonti della
discordanza. Tutte le fonti, edite e non, in mio possesso affermano che il
giovane sacerdote in questione si chiamava don Giuseppe Toscano, figlio di
Nicolò.
- Riguardo il Museo Etno-Antropologico voglio
capovolgere il ragionamento: in base a quale logica dovrà essere “la parte che
ha effettuato le osservazioni” a citare la fonte incontrovertibile in cui sta
scritto che il monastero dei frati Olivetani non c’è mai stato a Corleone; è
compito semmai dei responsabili del progetto fornire le fonti documentali
“incontrovertibili” da cui emergerebbe la certezza della presenza degli stessi
frati a Corleone e nella fattispecie nei locali dell’attuale museo.
- Riguardo la data di fondazione dell’ ex Ospedale dei
Bianchi, “la parte che ha sollevato le osservazioni” può fornire le seguenti
fonti incontrovertibili: 1) nel volume “I Fratelli”, edito da Palladium nel
2010, a pag. 20 vien detto che i lavori per la costruzione dell’ Ospedale nuovo
di Corleone iniziano già nel ‘400, come se ne fa menzione in atto del notaio
Lorenzo De Silvestro, del 9 marzo 1500.
2) In occasione delle manifestazioni dei riti del Venerdì Santo del 2013
si svolse un seminario in tema, nel corso del quale Francesco Marsalisi mostrò
alla lavagna elettronica un atto del notaio Lorenzo de Silvestro in cui viene
riportato un inventario dei beni transitati dal defunto ebreo Absalon Stames e
dalla moglie Allegrancie, all’Ospedale Nuovo; anche questo documento è datato
1500. La targa turistica collocata davanti all’edificio riporta per di più
un’informazione alquanto inesatta: sulle maioliche trafugate all’interno della
cappelluccia dell’Ospedale era rappresentato il “transito di san Giuseppe” e
non il “transito di san Giuliano”.
- Riguardo il monastero del SS. Salvatore, tutte le
fonti ( Costantino Bruno, Giovanni Colletto, Salvatore Mangano, Giuseppe
Governali ) narrano della leggenda secondo la quale sia stato un certo
cavaliere Salvatore, congiuntamente a frate Alberto poi diventato santo, a volere la fondazione dello stesso; e questo
avveniva nel corso del XIII secolo. Dal momento che la targa fa risalire la
presenza del fantomatico cavaliere al XVIII secolo, indichino gli autori
l’autorevole fonte ( o le autorevoli fonti ) da cui traggono conforto.
- Benchè non facente parte della famigerata lista, ci
sarebbe anche la targa collocata davanti alla chiesa di san Giovanni Superiore
a riportare un’indicazione contrastante: se la chiesa di san Giovanni è stata
edificata nel XIII secolo, come è possibile che ivi venisse battezzato il “piccol(e) Leone,
ovvero il nostro san Leoluca che tutte le fonti riferiscono essere nato nell’
800?
Prof. Calogero Ridulfo
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