Anche l’ultimo giorno del nostro campo è dunque terminato, sveglia alle sei e mezza e, dopo la consueta colazione, verso i campi di pomodori, ormai a noi noti. Seppur il gruppo risulta ormai decimato dalle partenze dovute agli impegni scolastici dei nostri compagni, una volta immersi nel lavoro, ci siamo ritrovati a pensare come quell’appezzamento di terra, coperto di piante di pomodoro, ci sarebbe mancato una volta tornati alla nostra vita di aspiranti universitari. Quei pomodori, raccolti uno per uno, ritorneranno alla nostra memoria come attimi trascorsi, ma sempre indelebili nei nostri ricordi.
La mattina trascorreva tranquilla quando un breve temporale
ci ha colto all’improvviso. Dopo una corsa ai ripari e una breve pausa il cielo
a sorridere, permettendoci di riprendere il lavoro. Grazie al nostro
coordinatore, tra un pomodoro e l’altro, i vari aneddoti della vita di un ragazzo
siciliano, si sono trasformate in discussioni accese che hanno ampliato ciò che
sapevamo o ritenevamo di sapere sulla mafia in Sicilia. Il lavorò, per quanto
estenuante, è trascorso tra “un contadin che del cul fece trombetta” e i
ripetuti rimproveri per la nostra distrazione nella raccolta.
Tornati alla base, cioè casa Caponnetto, ci siamo potuti
dunque rifocillare fino a scoppiare grazie al lavoro dei volontari dello SPI
che tanto ci hanno aiutato durante il campo, sia con la deliziosa cucina, sia
con le testimonianze della loro vita passata, che al di fuori di questo
contesto, ci sarebbero state totalmente ignote. L’attività che ci attendeva nel
pomeriggio era una visita alla bottega della legalità di Corleone: un bene
confiscato alla famiglia Provenzano, ora adibito a museo dedicato alla storia
di mafia e antimafia in Sicilia e alla vendita di prodotti provenienti dalle
varie cooperative sparse sul territorio nazionale. Ci ha accolto Annalisa,
Corleonese di nascita, che, raccontandoci la sua storia ci ha permesso di
capire un po’ meglio come gli abitanti di Corleone vivono la mafia al giorno
d’oggi. Terminata la visita, Annalisa ci ha condotto a visitare la palestra
appartenente alla sua famiglia e dove lei lavora. Una volta entrati, ci hanno
accolto a cuore aperto i suoi genitori e il piccolo cagnolino Pepito, che ci
hanno offerto uno spaccato di vita siciliana estremamente accogliente e
sorridente.
Una ottima cena a base di pesce ha preceduto la verifica che
ha concluso la giornata e con essa il campo stesso, mettendo in luce il
faticoso lavoro a cui costantemente si sottopongono i membri della cooperativa
per organizzare i campi.
Non ci resta che dirvi che se solo potessimo vi spediremmo
qui a calci in culo perché, a nostro parere, questa è la nuova resistenza.
Lorenzo, Giacomo
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